Gli animalisti italiani premiano la dottoressa Muliere e querelano il Questore di Catania per abuso di potere

UNA TARGA ALLA DIRIGENTE DEL COMMISSARIATO DI NESIMA TRASFERITA PER ESSERSI PRESA CURA DEGLI ANIMALI. CONTINUA, INTANTO IL SILENZIO SULL’INCHIESTA CONDOTTA DALLA POLIZIOTTA CHE RIGUARDA IL COMMERCIO DI FARMACI

di Ignazio De Luca

La pesante coltre di silenzio istituzionale calata sulla vicenda della rimozione della dirigente del commissariato Nesima di Catania, viene squarciata dall’associazione Animalisti Italiani Onlus. La dottoressa Adriana Miliere è stata allontanata – questa la motivazione ufficiale – perché sfamava cani randagi.

In realtà, a parte la storia degli animali, la dirigente del commissariato di Nesima ha puntato i riflettori – anzi, aveva puntato i riflettori, visto che è stata rimossa – anche sul commercio di medicinali degli ospedali pubblici venduti a chissà chi. Vicenda della quale si è occupata anche la Commissione legislativa Sanità dell’Ars ‘secretando’ gli atti.

Insomma, una dirigente scomoda, la dottoressa Muliere. Una donna che, oltre a fare bene il prorpio lavoro, è anche innamorata degli animali. Ed è proprio per via del soccorso che ha prestato ad alcuni cani randagi che è stata rimossa dal commissariato di Nesima. Ma adesso, per chi ha disposto il suo trasferimento, lo scenario si complica un po’.

In campo è sceso, infatti, il Coordinatore Nazionale dell’associazione Animalisti italiani, Enrico Pizzi, ha consegnato una targa al vice questore aggiunto della Polizia di Stato di Catania, la già citata dottoressa Adriana Muliere, per la sua grande sensibilità nei confronti degli animali testimoniato dal senso del dovere nel reprimere i reati commessi a loro danno.

Ricordiamo sinteticamente l’antefatto. Quando lo scorso 17 settembre il commissariato della Polizia di Stato di Nesima di Catania è stato oggetto di un vero e proprio “blitz” da parte degli stessi colleghi della Questura su disposizione del Questore, poiché all’interno del Commissariato si sfamavano due o tre cani randagi microcippati e sterilizzati. Gli agenti della Polizia Scientifica, il cui rapporto è stato integralmente pubblicato sul nostro giornale, sono intervenuti ed hanno “incastrato” la dottoressa Muliere con croccantini e … un puffo.

Dopo appena due giorni la dottoressa Muliere, a capo di quel Commissariato, è stata rimossa e assegnata ad altro ufficio in posizione subalterna. Insomma un vero e proprio provvedimento disciplinare sommario, con la scusa di aver rotto il rapporto fiduciario con il Questore.

Un provvedimento, la rimozione e il demansionamento, che ha scatenato polemiche infuocate anche nelle aule parlamentari, il cui esito è stato contestato dall’Ugl, il Sindacato di Polizia di cui fa parte la dottoressa Adriana Muliere.

Il coordinatore Nazionale degli animalisti italiani, Enrico Pizzi, ricorda che “già l’art. 1 della legge 281 del 1991, obbliga lo Stato, le Province e i Comuni, di occuparsi degli animali. Anzi una sentenze del Tar Puglia fa divieto ai Sindaci di emanare le cosiddette ordinanze affama-cani, ovvero di multare i cittadini che individualmente provvedano a sfamare i randagi. Inoltre – continua Pizzi – è perseguibile ai sensi dell’art. 544 del Codice penale chi maltratta gli animali. Pertanto – conclude Pizzi – quanto compiuto dalla dottoressa Muliere è encomiabile. Un segno di civiltà e rispetto verso i più deboli che non merita alcuna punizione”.

Prima di continuare la descrizione dell’evento occorre fare una precisazione, l’associazione Animalisti Italiani Onlus, non ha sedi in Sicilia. La sede nazionale di Roma ha pensato questo riconoscimento per la Muliere e i suoi rappresentanti si sono recati a Catania per consegnarglielo.

Non solo, Enrico Pizzi, nella qualità di rappresentante dell’associazione Animalisti Italiani Onlus, subito dopo aver consegnato la Targa alla dottoressa Adriana Muliere, si è spostato in Procura per depositare una querela a carico del Questore di Catania, ipotizzando il reato di abuso di potere.

Il caso della commissaria animalista si allarga sempre di più, anche se pochi, molto pochi ne parlano. Chissà perché.

 


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