Il pentito Campanella raccontava anni fa agli investigatori come il ragionier Giuseppe Acanto era necessario candidarlo nella lista di Biancofiore alle elezioni regionali nel 2001. «Una lista che serviva - dice Campanella, a Salvatore Cuffaro per far eleggere l’ex carabiniere Borzacchelli»
Giuseppe Acanto, il ragioniere di Villabate «La mafia doveva per forza candidarlo»
Ha iniziato a muovere i suoi primi passi in politica attraverso i comunisti, poi era passato a Forza Italia, alla fine si è ritrovato tra le braccia dell’ex governatore della Sicilia,Totò Cuffaro. Scappa dall’Italia a causa di una truffa ai danni della gente di Villabate. E può’ solo tornare in Sicilia grazie al benestare delle cosche del palermitano. Il suo nome è Giuseppe Acanto. A parlare è il pentito Francesco Campanella, ex presidente del consiglio comunale di Villabate, ex presidente nazionale dei Giovani delll’Udeur, ex braccio destro del boss mafioso, Nino Mandalà. I suoi racconti di qualche hanno fa ai pm di Palermo, svelarono una storia di mafia, politica e tangenti, dove uno dei protagonisti è proprio il commercialista a cui la Dia di Palermo, oggi, ha sequestrato beni dal valore di 800 milioni di euro.
Il pentito Campanella raccontava anni fa agli investigatori come il ragionier Giuseppe Acanto era necessario candidarlo nella lista di Biancofiore alle elezioni regionali nel 2001. «Una lista che serviva – dice Campanella, a Salvatore Cuffaro per far eleggere l’ex carabiniere Borzacchelli, l’uomo che, come mi riferì Cuffaro, è amico degli amici di Bagheria e che poi, in un incontro sotto i ficus di Palazzo D’Orleans lo avrebbe informato delle indagini di magistratura e polizia su di me». Borzacchelli passò, e Acanto no (anche se nel 2004 prende il posto di Borzachelli a seguito delle indagini), anche se, dice Campanella, «fu la candidatura di Acanto e i suoi 2000 voti che consentirono l’elezione dell’ex carabiniere».
Per chi non ricordasse Antonio Borzacchelli, sarebbe stato una pedina della rete di talpe in Procura a Palermo, organizzata, secondo l’accusa, dall’ex presidente della Regione Salvatore Cuffaro e dal manager della sanità Michele Aiello. L’ex comandante fu assolto nel 2013 in secondo grado «perché il fatto non sussiste».
«Per la campagna di Acanto – ha raccontato il pentito Campanella – ci fu l’ impegno totale della famiglia mafiosa di Villabate. Capitarono episodi spiacevoli con persone che facevano campagna per altri e che furono segnalate o minacciate. Ricordo che alcune hostess che distribuivano i facsimile di altri politici furono cacciate da un centro commerciale. Pacchi di facsimile di Acanto furono portati anche a Palermo, in un negozio di via Lincoln di un tale Lauricella ‘ u scintilluni (attuamente in galera dopo anni di latitanza per mafia)».