Giovanni Brusca, l’uomo che ha premuto il telecomando a Capaci e fatto sciogliere nell’acido Giuseppe Di Matteo, è libero. A fine maggio sono trascorsi i quattro anni di libertà vigilata impostigli dalla magistratura di sorveglianza. Era l’ultimo debito con la giustizia del boss di San Giuseppe Jato (nel Palermitano) responsabile di decine di omicidi e che, dopo l’arresto e dopo […]
Giovanni Brusca è un uomo libero: azionò il telecomando per la strage di Capaci
Giovanni Brusca, l’uomo che ha premuto il telecomando a Capaci e fatto sciogliere nell’acido Giuseppe Di Matteo, è libero. A fine maggio sono trascorsi i quattro anni di libertà vigilata impostigli dalla magistratura di sorveglianza. Era l’ultimo debito con la giustizia del boss di San Giuseppe Jato (nel Palermitano) responsabile di decine di omicidi e che, dopo l’arresto e dopo un primo falso pentimento, decise di collaborare con la giustizia. Arrestato nel 1996 nel suo covo in provincia di Agrigento, Brusca in carcere ha trascorso 25 anni. Molte furono le polemiche dopo la sua scarcerazione e la decisione di sottoporlo alla libertà vigilata. Brusca, da uomo libero, continuerà a vivere lontano dalla Sicilia sotto falsa identità e resterà sottoposto al programma di protezione.
Brusca si è autoaccusato di oltre 150 omicidi, oltre che di essere uno dei responsabili della strage in cui persero la vita Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli uomini della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonino Montinaro. Inoltre, ha ammesso le sue responsabilità anche nel rapimento e nell’uccisione di Giuseppe Di Matteo, il figlio tredicenne del collaboratore di giustizia Santino Di Matteo. Un boss dalla ferocia così impetuosa da meritare l’appellativo di scannacristiani. Nel suo caso, come previsto dalla legge, sono stati applicati i benefici previsti per i collaboratori affidabili. Dalle sue rivelazioni, hanno preso avvio numerosi procedimenti che hanno incrociato pure i percorsi dell’inchiesta sulla trattativa tra Stato e mafia.