La storia del giornalista veneto che raccontò i fasci siciliani: «Intitolargli dei luoghi per non dimenticare»

«Ha raccontato una parte di Sicilia che nessuno aveva avuto il coraggio di illuminare e ora la sua storia rischia di finire impolverata e restare sommersa». Ed è per evitare che accada che Ottavio Navarra ha lanciato una raccolta firme su Change.org. per intitolare un luogo nei comuni siciliani ad Adolfo Rossi. L’unico giornalista che, venuto dal Veneto, nel 1893, raccontò i fasci siciliani dei lavoratori. «Per mesi, ha percorso le strade impervie dell’isola, spesso a dorso di un mulo, visitando decine di paesi siciliani – racconta il promotore della petizione, editore di Navarra editore – ascoltando contadini, operai, donne e bambini ridotti in condizioni di vita disumane. Fu il primo a denunciare lo sfruttamento dei carusi nelle miniere di zolfo, bambini costretti a lavorare in condizioni indicibili, e riconoscere il ruolo centrale delle donne nelle lotte sociali, smontando l’idea diffusa della figura femminile siciliana come passiva e sottomessa».

Originario di Lendinara (in provincia di Rovigo, in Veneto), dopo avere trasformato Il progresso italo-americano in uno dei giornali più influenti degli Stati Uniti, Adolfo Rossi diventa l’inviato del quotidiano La tribuna di Roma in Sicilia. Nel giro di qualche mese, fa il tour di più di una trentina di comuni siciliani per raccogliere le testimonianze dei protagonisti delle rivolte popolari dei fasci siciliani che, fino a quel momento, erano state raccontate solo come disordini senza alcuna valenza sociale. «Lui fa un’operazione pionieristica straordinaria in un’epoca in cui la libertà di stampa era piuttosto fragile – spiega a MeridioNews Ottavio Navarra, la cui casa editrice ha pubblicato il romanzo L’isola ribelle di Serafina Ignoto per raccontare la storia di Adolfo Rossi – Il primo vero reportage d’inchiesta giornalistica». Un lavoro a puntate che telegrafa ogni giorno e che diventa un grido d’allarme.

«Un racconto in presa diretta – sottolinea Navarra al nostro giornale – che costruisce parlando con le persone e conoscendo i territori». Parte da Palermo e percorre mezza Isola in sella a un mulo. Da Monreale a Caltavuturo, da Corleone a Villabate, da Misilmeri a Baucina, da Campofiorito a Prizzi e Bisacquino fino a Piana degli albanesi. «Qui si ferma – dice il promotore della petizione – per raccontare bene la lega delle fascianti donne che, in centinaia si organizzarono per iniziare a far prendere corpo alle battaglie per i loro diritti». Lasciata la provincia palermitana, Adolfo Rossi si sposta a Caltanissetta, Deli Milena, Sommatino, poi ancora arriva a Mazara del Vallo, Enna, Nicosia, Villarosa, Santa Croce Camerina. Da lì percorre poi mulattiere che lo portano ad Agrigento, Campobello di Mazara, Canicattì, Siculiana, Sciacca, Cattolica Eraclea, Porto Empedocle e Ravanusa. Per arrivare a sfiorare anche Catania e Messina. Nessuno di questi comuni siciliani gli ha mai intitolato uno spazio pubblico.

«È il momento che le istituzioni riconoscano il contributo coraggioso di Adolfo Rossi nel raccontare con verità e passione – sottolinea Navarra – un pezzo di storia della nostra isola che altri avrebbero voluto tenere nascosto». Da qui nasce l’idea di lanciare una raccolta firme per intitolare al giornalista veneto una strada, una piazza, una scuola. «Per non dimenticare il nome di chi ha ricostruito l’embrione dei movimenti socialisti siciliani della fine dell’Ottocento – conclude l’editore – che diventeranno poi strutture organizzate dei sindacati».


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