Viviamo in un periodo di crisi dell’informazione globale e fisiologica. Una crisi che è organica in un sistema in cui tutti producono informazione e in cui , nello stesso tempo, non si legge più. Con queste parole Tino Vittorio, professore della facoltà di Scienze politiche dell’università di Catania, ha aperto la conferenza sul tema La crisi dell’informazione che si è svolta lo scorso martedì al Castello Ursino. Al dibattito organizzato dall’assessorato alla Cultura del comune di Catania nell’ambito dei Pomeriggi culturali hanno partecipato anche Franco Nicastro, presidente dell’Ordine dei Giornalisti di Sicilia e Alfio Sciacca, giornalista de il Corriere della Sera.
Durante l’incontro è stata fatta un’amara analisi della situazione dell’informazione a Catania e non solo. Tanti sono i mali del giornalismo individuati. La troppa vicinanza al potere politico, ad esempio, o la commistione di interessi extraeditoriali, soprattutto di natura economica, che spingono un editore ad accontentarsi di riempire le pagine di notizie senza porre un filtro, e che hanno come conseguenza la bassa qualità dell’informazione e la sua omologazione; per non parlare della crescente precarizzazione di chi vuol fare questo mestiere.
Oggi si gioca una partita cruciale sul ruolo che può avere l’informazione nello sviluppo democratico del paese. ha detto Franco Nicastro – In Italia c’è troppa vicinanza al potere politico che cerca in tutti i modi di evitare il pluralismo e la qualità dell’informazione. Pulitzer ci ha spiegato, invece, che la stampa dovrebbe avere un ruolo alternativo agli altri poteri.
La rinuncia a fare informazione di qualità, e la tendenza ad accontentarsi di riempire i giornali limitandosi a fare una semplice parafrasi dei comunicati o delle agenzie che arrivano in redazione, è un altro tema di fondamentale importanza di cui si è parlato. Tale situazione sta portando sempre più inesorabilmente ad una svalutazione della professione giornalistica. I giornali, infatti, non sono più fatti da professionisti che invece stanno in redazione, ma da collaboratori. Ne va della qualità dell’informazione. ha detto ancora Nicastro i collaboratori, per quanto possano fare questo mestiere con dedizione e impegno, non hanno un rapporto diretto con la redazione, non hanno un percorso di formazione professionale. Mancano loro i fondamentali della professione. C’è bisogno, quindi, di un cambio di direzione, di ridare credibilità a questa lavoro.
Per cercare di cambiare un po’ la situazione attuale, infine, Alfio Sciacca ha rivolto un appello da una parte agli imprenditori perchè scommettano sull’editoria e dallaltra ai giovani dall’altra, perché si riuniscano in cooperative in favore della free press. Abbiamo importanti iniziative degli imprenditori che si ribellano al racket, come mai hanno il coraggio di lottare contro questo cancro e non d’investire nell’editoria? ha detto Sciacca – Esiste un nuovo modo di creare informazione ma anche nuovi posti di lavoro. Sto parlando delle free press. Mettere su un giornale non è più proibitivo come una volta e poi ci sono tante e tali risorse da convogliare.
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