Il ricercatore britannico, perry anderson, ha scritto un saggio sul nostro presidente della repubblica. E da buon inglese ha scritto tutto quello che ha visto e approfondito. Ne viene fuori una certa italia. . .
Giorgio Napolitano, una vita tra i vincitori
IL RICERCATORE BRITANNICO, PERRY ANDERSON, HA SCRITTO UN SAGGIO SUL NOSTRO PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA. E DA BUON INGLESE HA SCRITTO TUTTO QUELLO CHE HA VISTO E APPROFONDITO. NE VIENE FUORI UNA CERTA ITALIA…
Da libero quotidiano ricaviamo una notizia che merita di essere divulgata perché ci aiuta a capire come venga considerata la vicenda italiana dagli osservatori e dagli studiosi esteri.
Perry Anderson, ricercatore britannico, nel suo saggio The Italian Disaster – Il disastro italiano – scrive che Giorgio Napolitano è la vera minaccia alla democrazia italiana. Questo lavoro di Anderson è stato ritenuto dalla prestigiosa rivista London Review of Boock meritevole di recensione e definisce Giorgio Napolitano una vera anomalia, un politico che ha costruito tutta la sua carriera su un principio: stare sempre dalla parte del vincitore.
Il saggio di Anderson, che in Italia è stato recensito da Dagospia, è una biografia politica di Napolitano, a partire da quando, studente, aderisce al Guf (Gruppo universitario fascista), a quando, divenuto comunista, plaude all’invasione dell’Ungheria da parte dei carri armati sovietici di Stalin. E nel 1964 si felicita per l’espulsione di Solgenitsyn commentando l’evento con la frase: Solo i folli e i faziosi possono davvero credere allo spettro dello stalinismo.
Successivamente nel Comitato centrale del Pci vota per l’espulsione dei promotori del Manifesto (gli unici comunisti ancora presenti nel panorama politico-culturale) e ancora negli anni Settanta diventa il comunista favorito da Kissinger, il segretario di Stato degli Usa dell’amministrazione Nixon.
Nel suo saggio lo storico inglese ricorda la corrente ‘migliorista’ dell’ex Pci e riferisce che quella corrente era sostenuta finanziariamente dalla Fininvest. Da qui l’altrimenti inspiegabile feeling con Berlusconi lungo tutto l’ultimo ventennio, comprese l’ultima sua rielezione, voluta tenacemente dal ‘Silvio nazionale’. Feeling contrassegnato dalla benevola firma nel 2008 del lodo Alfano, che garantiva al primo ministro (Berlusconi) ed al presidente della Repubblica (lo stesso Napolitano) l’immunità giudiziaria. Questa ‘trovata’ sarà successivamente dichiarata incostituzionale dalla Suprema Corte.
La stessa sorte toccherà alla successiva ‘trovata’ del legittimo impedimento, misura adottata frettolosamente in sostituzione del bocciato lodo Alfano.
La biografia descritta da Anderson elenca, infine, una serie di episodi più recenti che completano il ritratto autoritario del presidente Napolitano:
il mancato scioglimento delle Camere all’indomani della caduta del Governo Berlusconi sul finire del 2011;
l’entrata nella guerra libica senza l’autorizzazione del Parlamento;
i maneggi con Berlusconi per la sua rielezione ed, infine, la vicenda del ricorso alla Corte Costituzionale relativa all’uso giudiziario da parte della Procura della Repubblica di Palermo delle intercettazioni dell’indagato ex ministro Nicola Mancino nelle sue conversazioni con il Quirinale sul tema della ‘trattativa’ Stato-mafia.
Circostanza, questa, che ha indotto Salvatore Borsellino, fratello del magistrato palermitano ucciso dalla mafia in via D’Amelio in un attentato che ha coinvolto tutti gli agenti della scorta, ad avanzare richiesta di impeachment.
Su quest’ultima vicenda lo storico inglese osa un accostamento pesante definendo il comportamento di Giorgio Napolitano in Nixon style, facendo riferimento al caso Watergate, e conclude: Gli esiti italiani sono stati diversi da quelli Usa, sottintendendo che il presidente statunitense, Richard Nixon, è stato sottoposto a processo pubblico e si è dovuto dimettere, nel caso italiano il presidente della Repubblica, ancorché protagonista degli addebiti che gli sono mossi, è rimasto al suo posto, anzi vi è stato riconfermato.
La lettura di questa biografia, con le considerazioni in essa contenute, è preoccupante per la reputazione che il nostro Presidente riscuote all’estero, nonché per la valutazione implicita della vicenda etica che accompagna l’intera nazione italiana. La preoccupazione nasce dal fatto che le vicende narrate dal saggio di Perry Anderson non rientrano nelle normali polemiche politiche, più o meno pesanti, che intercorrono nelle vicende internazionali.
In questo caso siamo in presenza di uno studio analitico di un ricercatore che analizza fatti e circostanze, eventi e loro conseguenze, le mette in fila e ne traccia la storia. Cioè sono il frutto di un lavoro scientifico dal quale il nostro Paese non ne esce affatto bene.
Se una lacuna si può riscontrare nel lavoro di Anderson, questa è la nomina di Mario Monti a senatore a vita che notoriamente va attribuita a chi ha dato lustro alla nazione italiana. L’unico lustro che ci pare abbia meritato il nostro neo senatore a vita è quello dell’appartenenza al Club Bilderberg con le disastrose conseguenze portate dal suo Governo al nostro Paese, fra le quali vogliamo ricordare, oltre alla frettolosa riforma delle pensioni con la conseguente nascita della categoria degli esodati, la modifica dell’articolo 81 della Costituzione, nel quale ha inserito l’obbligo del pareggio di bilancio. Un’eresia economica bella e buona, introdotta da un economista della università Bocconi, qualifica che rappresenta la ragione dei suoi meriti scientifici che ne hanno motivato la nomina a senatore a vita.
In conclusione non possiamo che constatare che siamo messi proprio male.