Gioiosa Marea, rami di marijuana appesi nell’armadio al posto dei vestiti

Invece dei vestiti, dentro l’armadio appese alle grucce c’erano dei rami di piante di marijuana. A trovarle nel mobile della stanza da letto di un 38enne a Gioiosa Marea (in provincia di Messina) sono stati i carabinieri di Patti durante un controllo. L’uomo è stato arrestato per il reato di coltivazione e detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. A insospettire i militari, sono stati gli insoliti movimenti effettuati dall’uomo nei pressi della sua abitazione. Per questo, i militari hanno iniziato servizi di osservazione e pedinamento.

Dopo avere raccolto una serie di indizi, i carabinieri sono intervenuti in casa del 38enne per effettuare una perquisizione. Entrati, hanno riscontrato la presenza di tre piante di cannabis indica nel fondo davanti l’abitazione. All’interno dell’abitazione, poi i militari hanno percepito un forte odore di droga provenire da un armadio. Una volta aperto il mobile, hanno scoperto che al suo interno erano stati collocati, per
l’essiccazione, 31 rami con foglie della stessa sostanza per un peso complessivo di oltre un chilo e cento grammi. Nel corso della perquisizione sono stati trovati anche circa 40 grammi di marijuana e una bilancia. Tutto il materiale e la sostanza stupefacente sono stati sequestrati e inviati al Ris dei carabinieri per le analisi di laboratorio. Il 38enne è stato arrestato in flagranza di reato ed è finito ai domiciliari in attesa dell’udienza di convalida.


Dalla stessa categoria

I più letti

Giustizia per Emanuele Scieri

Sono stati condannati i due ex caporali Alessandro Panella e Luigi Zabara. Finisce così il processo di primo grado con rito ordinario per l’omicidio volontario aggravato del parà siracusano Emanuele Scieri, avvenuto all’interno della caserma Gamerra di Pisa nell’agosto del 1999. Per loro il procuratore Alessandro Crini aveva chiesto rispettivamente una condanna a 24 anni e 21 anni, […]

Catania archeologica, l`occasione mancata

In una nota protocollata al Comune etneo a metà gennaio l'associazione di piazza Federico di Svevia chiede di gestire il bene del XII secolo, abbandonato, per garantirne «a titolo gratuito e senza scopo di lucro, la fruibilità». Adesso interrotta dal cambio del lucchetto del cancello da cui vi si accede e dalle divergenze con uno degli abitanti, che risponde: «C'era il rischio per la pubblica incolumità»

I processi a Raffaele Lombardo