Giarre, rivolta per la morte di Maria Mercurio Treni bloccati alla stazione, tensione tra i binari

I carabinieri hanno identificato alcuni dei presenti, i giornalisti e perfino il vicesindaco,
Salvo Patanè. A Giarre, dopo la morte della 52enne Maria Mercurio e le accuse mosse dai familiari contro il 118, si è scatenata una rivolta. «Assassini», urla qualcuno. Più di duecento persone sono scese in strada e hanno bloccato il traffico tra via Callipoli e corso Italia. Ma soprattutto hanno occupato la stazione. Sono rimasti fermi un intercity per Roma e un regionale diretto a Messina, ed è rimasto in coda anche un altro convoglio, diretto a Catania. Il sindaco di Giarre intanto ha contattato l’assessore regionale alla Sanità Lucia Borsellino: è stata fissata una riunione lunedì mattina alla sede Asp di Catania. E nella notte ignoti hanno attaccato uno striscione sul monumento ai caduti: «Senza ospedale finisce male», c’è scritto.

Nel frattempo, tra i binari, le forze dell’ordine prendevano le generalità di tutti i partecipanti alla protesta, compresi quelli istituzionali. Tra questi ultimi, anche alcuni consiglieri comunali e la presidente della commissione consiliare d’inchiesta sull’ospedale, Tania Spitaleri. Una situazione esplosa oggi, con la morte di una 52enne, ma che era tesa già a marzo, 
quando era stata annunciata la chiusura del pronto soccorso giarrese. E, ancora di più, due settimane fa, quando una donna di 68 anni si è spenta per un arresto cardiocircolatorio e il figlio ha aggredito il personale sanitario. Che sarebbe arrivato pochi minuti prima del decesso.

 «Non si può avere una sola ambulanza in un territorio di 100mila abitanti, soprattutto in previsione di quest’estate – afferma il vicesindaco Patanè – Per me, tutti i reparti possono chiudere. Ma serve essere pronti per le urgenze, per stabilizzare i pazienti e portarli nei posti giusti». Accanto a lui, Maurizio Mercurio, fratello della donna deceduta questa mattina, che minaccia: «Siamo pronti ad andare ben oltre, se questa protesta non cambierà le cose. Occuperemo la città», dice a MeridioNews.

Tra i manifestanti anche il
sindaco di Riposto, Vincenzo Caragliano, duramente contestato. «Non sei all’altezza di fare il sindaco, ti conviene che te ne vai a casa. Sei innamorato della poltrona e del tuo stipendio», gli dice un cittadino. I toni si alzano, si sfiora la rissa e a dividere i due devono intervenire i carabinieri. Ma non è l’unico caso. I politici presenti vengono presi di mira dai cittadini, mentre il clima si mantiene teso.

Salvo Catalano

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