Cinquantacinque sedute a gennaio e 57 a febbraio, tra lavori di commissione, conferenze dei capigruppo e sedute d’aula. Quasi due al giorno, tutti i giorni. Cinque le delibere approvate, tra le quali la rimodulazione del piano di riequilibrio decennale. Costo per i contribuenti, circa 150mila euro. Numeri che, sommati ai 900mila euro spesi nel 2014, in perfetta media con gli anni precedenti, hanno sortito l’effetto collaterale di suscitare la curiosità della magistratura.
Così, questa mattina, a Messina, la Digos ha acquisito una serie di atti nella stanza del segretario generale del Comune, Antonio Le Donne. Nel mirino del pool Pubblica amministrazione della locale Procura della Repubblica, che ha appositamente aperto un’inchiesta, l’attività del Consiglio comunale, dal 2013 a oggi, in relazione al pagamento dei gettoni di presenza.
Una storia alla quale in Sicilia ci si sta quasi abituando, considerate le ultime vicende di Siracusa e Agrigento. Soprattutto nel secondo caso, ha destato indignazione nell’opinione pubblica la convocazione di 1.133 riunioni di commissione, nei primi nove mesi dello scorso anno – quattro al giorno – per una spesa superiore ai 250mila euro. Contestata aspramente dalla cittadinanza, scesa in piazza lo scorso 3 febbraio, l’assise è decaduta sei giorni dopo. Rimane in piedi un’indagine che riguarda anche il nuovo piano regolatore generale.
Ed è notizia di oggi che la Procura di Siracusa ha aperto d’ufficio un fascicolo per «stabilire se siano configurabili reati nell’erogazione dei gettoni di presenza e dei rimborsi spese per la partecipazione ai lavori delle Commissioni» del Comune del capoluogo aretuseo. Anche in questo caso la Digos, su disposizione del procuratore Francesco Paolo Giordano, ha acquisito la documentazione necessaria, i verbali delle commissioni e gli atti della Ragioneria, che saranno esaminati. Mentre ieri molti cittadini hanno aspettato i consiglieri insultandoli pesantemente.
In riva allo Stretto, la situazione non ha assunto ancora risvolti così definitivi. Tuttavia, da più parti si auspica un intervento sul regolamento. Ogni consigliere può incassare ogni mese un massimo di 2mila 184,42 euro lordi, pari a un terzo dell’indennità di funzione del sindaco. La somma può essere ottenuta facendo registrare il plenum di 39 sedute. Il singolo gettone di presenza ammonta a 56 euro lordi. Poco più della metà rispetto al precedente di 109 euro, ridotto l’anno scorso in forza della sentenza 219/2013 della Corte costituzionale e dell’ultimo censimento della popolazione. Diminuito, nell’ultima legislatura, anche il numero dei consiglieri, passato da 45 a 40, e delle commissioni, 10 anziché 15.
Rimedi che non sono risultati sufficienti ai fini del decremento della spesa pubblica, considerando che il tetto massimo di stipendio dei consiglieri è identico a quello degli anni passati. Per conseguirlo ugualmente è bastato incrementare le sedute.
Sul banco degli imputati, adesso, c’è proprio il regolamento municipale, per il quale viene corrisposto il gettone anche quando la prima convocazione, che precede sempre di un’ora la seconda, va deserta. Lo scorso anno, una proposta di modifica di Lucy Fenech, capogruppo di Cambiamo Messina dal Basso, il movimento che sostiene il primo cittadino, Renato Accorinti, è stata bocciata dall’assemblea cittadina. Nei giorni scorsi, Fenech è tornata alla carica con una lettera, indirizzata alla presidente del civico consesso, Emilia Barrile, nella quale si chiede di «eliminare la doppia convocazione delle commissioni consiliari, regolamentare l’effettiva partecipazione alle sedute di commissione e del Consiglio e non attribuire il gettone di presenza per le sedute andate deserte».
La palla torna, adesso, all’aula dove stanno prendendo corpo ulteriori proposte di modifica del regolamento, come quella del capogruppo di Forza Italia, Giuseppe Trischitta, che gode del favore, tra gli altri, dell’Udc. Come ammesso da Franco Mondello, ex presidente della commissione Bilancio.
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