Meno male che non siamo solo noi a ricordare chi sono mi veri responsabili del disastro Gesip. A ricordare come stanno le cose – e come sono andare le cose negli anni passati – è Davide Faraone, oggi parlamentare regionale del Pd e fino a qualche anno fa consigliere comunale a Palermo.
La bomba Gesip – dice faraone in un comunicato – è scoppiata, era prevedibile e chi di dovere dovrà assumersene tutte le responsabilità. E pur vero però che Monti non può fare come Ponzio Pilato lavandosi le mani di fronte ai 1800 operai che rischiano così di perdere il posto di lavoro.
Faraone, insomma, mette il Presidente del Consiglio dei ministro, Mario Monti, davanti alle proprie responsabilità. Un richiamo preciso, visto che il capo del Governo del nostro Paese si rifiuta di tirare fuori i 5 milioni di euro per pagare agli oltre mille e 800 lavoratori l’indennità di settembre.
Il governo centrale – aggiunge il deputato regionale del Pd – insieme agli amministratori comunali, ha il dovere di trovare una soluzione senza abbandonare a sé stessi i lavoratori e preoccupandosi del funzionamento dei servizi essenziali per i cittadini. Il Comune, dal canto suo, si occupi di rendere produttive le aziende municipalizzate: troppe volte si è confuso il lavoro con l’assistenza, con il risultato che gli operai sono sempre in piazza a protestare e i servizi per la città inefficienti”.
A questo punto Faraone aggiunge un dato che a noi mancava, e che riguarda la passata amministrazione comunale guidata da Diego Cammarata e il Governo nazionale pesieduto da Berlusconi dal 2008 al 2011: “Negli ultimi anni – precisa Faraone – la giunta Cammarata ha ottenuto ben 900 milioni di euro da destinare al finanziamento di Amia e Gesip, ma nessun risultato è stato ottenuto: i conti non sono stati risanati e le aziende non sono state rese produttive. In pratica questi fondi hanno consentito solo la sopravvivenza delle società e non ne hanno incentivato lo sviluppo”.
“Oggi Palermo – conclude Davide Faraone – non può più chiedere regali, lo Stato non si può più permettere di farne. Per fortuna.
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