Le grandi manovre sono iniziate. Il conto alla rovescia è scattato dal qualche giorno. A fine mese scadrà il Cda di Gesap, la società di gestione dell’aeroporto di Palermo, finita negli ultimi mesi nell’occhio del ciclone, prima per l’arresto del vice presidente Roberto Helg, sorpreso ad intascare una mazzetta di 100mila euro, poi per lo scontro con Vito Riggio, numero uno di Enac, sui presunti ritardi nella spesa per gli interventi infrastrutturali all’interno dello scalo. Adesso a scatenare la nuova bufera è proprio il rinnovo dei vertici. Provincia e Camera di Commercio hanno chiesto la convocazione di un’assemblea straordinaria dei soci con all’ordine del giorno l’abolizione dell’articolo 21 dello Statuto, nel quale, tra l’altro, sono definiti i requisiti dell’amministratore delegato.
«Deve essere scelto – si legge – tra soggetti in possesso di requisiti di comprovata esperienza e di elevata professionalità conseguiti e maturati per tre anni – e comunque non oltre i cinque anni precedenti la nomina – nello svolgimento di ruoli apicali in società per azioni che non abbiano chiuso in perdita il bilancio per tre anni consecutivi». Un articolo che per i pentastellati fissa «paletti importanti per una figura apicale in una società travolta dagli scandali». Così i deputati del Movimento Cinque Stelle all’Ars avvertono: «Giù le mani dalla Gesap».
Per il deputato Giorgio Giaccio, infatti, dietro la richiesta c’è «un gioco al ribasso per fare clientele e regalare a qualcuno l’ennesima poltrona». Il sospetto, per lui, è che dietro l’operazione ci sia l’ombra del governatore Crocetta. Una manovra per piazzare un suo uomo dentro il Cda della società «in uno scontro con il sindaco Orlando – dice a MeridioNews – di cui francamente poco ci importa. Il governatore per mano di Munafò sta cercando di scegliere persone a lui vicine, nomi che già circolano in queste ore». Una mossa che consentirebbe a Palazzo d’Orleans di mettere in minoranza il Comune. La Regione, infatti, potrebbe contare oltre che sul suo componente, su quelli scelti da Palazzo Comitini e dalla Camera di commercio. Tre uomini contro i due scelti dai Comuni di Palermo e Cinisi. Così, pur senza quote azionarie, si troverebbe ad avere potere decisionale dentro lo scalo palermitano.
«Operazioni poco trasparenti» le bolla il Movimento Cinque Stelle, che chiede lo stop alla modifica dello Statuto. E a Munafò un passo indietro, prima della seduta straordinaria convocata il primo luglio per esaminare la richiesta. Una posizione condivisa dai sindaci di Palermo e Cinisi, Leoluca Orlando e Giangiacomo Palazzolo, che nei giorni scorsi hanno espresso il loro disappunto. «Appare del tutto inaccettabile quanto informalmente è stato comunicato dal rappresentante della Provincia in ordine alla proposta di modifica dello statuto volta al drastico abbassamento di livelli di professionalità e competenza, che rischia di apparire preludio a inaccettabili ipoteche che nulla hanno a che fare con le professionalità necessarie e con le esigenze dell’azienda».
Accuse respinte dal commissario della Provincia di Palermo Manlio Munafò, per il quale, al contrario, la richiesta di modifica statutaria si muove nella direzione di «adeguare lo Statuto a quello di tutti gli altri grandi aeroporti italiani con una struttura azionaria identica a quella di Palermo. In nessuno c’è il riferimento a requisiti specifici per l’ad. La specificità del caso Palermo è nata in un periodo in cui la Gesap non era, come hanno dimostrato i recenti fatti di cronaca, la società che noi ci auguriamo possa diventare: un’azienda che oltre che per i risultati in termini di bilancio possa contraddistinguersi per legalità e trasparenza».
Insomma secondo il commissario Munafò i requisiti stringenti elencati nell’articolo 21 dello Statuto mirano a «restringere fortissimamente la possibilità di scelta dell’amministratore delegato». Una «norma-fotografia» tagliata su misura.
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