Sono sedici le persone coinvolte nell'operazione Tomato, che ha svelato il traffico di stupefacenti che si sviluppava tra i due principali capoluoghi siciliani e la città del golfo. Fermati sia i fornitori che gli spacciatori. Una misura cautelare è stata emessa anche nei confronti di un residente in provincia di Potenza
Gela: sgominata rete di spaccio, anche in centro Cocaina comprata a Catania e l’eroina a Palermo
Non una vera e propria organizzazione, ma non per questo meno pericolosa. Sia per la tipologia delle sostanze immesse nel territorio gelese, eroina e cocaina, ma anche per i reati correlati, come le rapine, compiute per reperire il denaro necessario ad acquistare la droga. L’hanno battezzata Tomato l’operazione che stamane ha portato all’esecuzione di 16 misure cautelari, alcune in carcere e altre ai domiciliari, nei confronti di fornitori e spacciatori di droga tra Gela, Palermo e Catania. Un’ordinanza di obbligo di dimora è stata eseguita a Potenza nei confronti di un residente a Tempa Rossa.
In carcere sono finiti i gelesi Massimiliano Avenia, classe 1979, e Vincenzo Di Maggio, classe ’89, ritenuti i due soggetti di maggiore caratura, Giuseppe Fausto Fecondo, classe ’72, Salvatore Graziano Mazzolino, classe ’92, Alessandro Scilio, classe ’79, Salvatore Stamilla, del ’72, Luigi D’Antoni, classe ’65 e Giovanni Traina, del ’65. I palermitani Giovanni Battista Calascibetta, classe ’65, e Antonia Cricchio, classe ’58, e il catanese Luciano Guzzardi, classe ’64. Agli arresti domiciliari Gaetano Fiaccabrino, del ’71, Gaetano Marino, classe ’84, Giovanni Palermo, del ’68 e Salvatore Antonuccio, classe ’77.
Le indagini sono partite a settembre 2014. A seguito di alcuni arresti per rapina, i carabinieri hanno iniziato a indagare su come alcuni indagati reimpiegassero il denaro. Secondo quanto riferito in conferenza stampa dal procuratore capo di Gela, Fernando Asaro – affiancato dal colonnello Gerardo Petitto, comandante provinciale dei Carabinieri di Caltanissetta e dal maggiore Antonio De Rosa, comandante del Reparto territoriale – l’eroina veniva reperita nel mercato palermitano mentre l’acquisto della cocaina era più conveniente nella piazza catanese.
«È un ripristino di legalità, per offrire al cittadino onesto un momento di fiducia e di speranza – afferma il procuratore Asaro -. Siamo nelle indagini preliminari e le imputazioni indicano un’ipotesi accusatoria supportata dal provvedimento del Gip. Si tratta di soggetti che potrebbero reiterare i reati, visto che fanno dello spaccio la loro attività sul territorio di Gela. Spaccio che avveniva in strade pubbliche e molto frequentate come in via Venezia».
Non una vera e propria organizzazione ma «un gruppo di spacciatori a geometria variabile» come lo definisce il comandante provinciale dei Carabinieri di Caltanissetta, Petitto. «Una sorta di mutuo soccorso di spacciatori che alla mancanza di stupefacenti dell’uno, sopperivano con la disponibilità dell’altro. I clienti erano del tipo più disparato da giovanissimi a padri e madri di famiglia senza precedenti né trascorsi di consumo di stupefacenti accertato», spiega Petitto.
«Una pericolosa rete di piccoli spacciatori – aggiunge De Rosa – ma particolarmente dannosi per via dello spaccio di sostanze pesanti come eroina e cocaina e dei luoghi in cui avveniva, quelli frequentati dai giovani». «Caffè», «pomodoro» e «cosa» alcune delle parole in codice per indicare la droga. Il linguaggio criptico utilizzato al telefono non ha evitato agli indagati la contestazione dei reati. L’interpretazione dei dialoghi è stata sistematicamente convalidata dalle attività di riscontro che hanno sempre condotto al sequestro di quantitativi più o meno ingenti di eroina e cocaina.