Secondo la Dia di Caltanissetta, Francesco Antonio Cammarata trasferiva denaro nelle casse di Cosa nostra, ottenendo in cambio la garanzia di poter mantenere la posizione di dominanza nel settore dei prodotti per l'edilizia. Confiscate quote societarie, immobili, imprese e anche una cava
Gela, sequestro a uomo vicino a Piddu Madonia Aveva monopolio delle estrazioni di materiali
Trasferiva ingenti quantità di denaro alla mafia in cambio della garanzia di poter controllare, in esclusiva, il settore delle forniture e del trasporto dei materiali impiegati nelle opere pubbliche. È questa l’accusa che la Dia di Caltanissetta rivolge a Francesco Antonio Cammarata, 56enne di Gela, che sarebbe vicino alla famiglia di Cosa nostra legata al boss Giuseppe Piddu Madonia. Per Cammarata, che a Gela è titolare di una cava di estrazione e di un’impresa di trasporto di materiali per l’edilizia, il Tribunale di Caltanissetta ha disposto un decreto di confisca per il valore complessivo di 3 milioni di euro.
A essere stati sequestrati – oltre la cava – sono anche imprese, quote societarie, beni immobili e mobili e conti correnti. Secondo gli inquirenti, l’imprenditore avrebbe utilizzato il sistema delle sovrafatturazioni per rimpinguare le casse della cosca mafiosa. Ottenendo, al contempo, la garanzia di poter operare in posizione monopolistica anche oltre i confini della provincia.