E' l'unico comune in Sicilia ad aver organizzato un referendum per cambiare consorzio. Ma ieri il quorum è stato mancato: sono andati a votare il 36 per cento degli aventi diritto, registrando il 99 per cento di sì. Ma non sono bastati. I promotori della consultazione hanno presentato ricorso alla Regione, «perché - dicono - il superamento del quorum non era obbligatorio». Tanta l'amarezza. «Siamo la terra del Gattopardo: tutto deve rimanere com'è»
Gela, non bastano 23mila sì a Catania «Una legge fatta per non cambiare nulla»
«Un’altra battaglia persa, da più di cento anni proviamo a staccarci da Caltanissetta e anche stavolta non ci siamo riusciti, ma la verità è che la Regione ha confezionato questa legge per non far modificare i confini provinciali e quindi quelli delle circoscrizioni elettorali. Siamo la terra del Gattopardo: tutto deve rimanere com’è». C’è amarezza a Gela tra i promotori del referendum che avrebbe potuto portare la popolosa cittadina nel consorzio di Catania. A parlare è Filippo Franzone, portavoce del Comitato per lo sviluppo dell’area gelese che riunisce 40 associazioni. I voti favorevoli all’abbandono del consorzio di Caltanissetta e al passaggio a quello etneo sono stati 23.442, cioè il 99,23 per cento del totale. I no si sono fermati a 181, lo 0,75 per cento. Ma a rendere inefficace il referendum, di tipo confermativo, è il mancato raggiungimento del quorum: i votanti sono stati solo il 36,14 per cento, molto al di sotto della soglia del 50 per cento più uno degli aventi diritto. Ma chi vuole Gela staccata dal capoluogo nisseno non molla. Il comitato organizzatore ha infatti presentato ricorso all’assessorato regionale agli Enti locali, ritenendo che il superamento del quorum non era un requisito obbligatorio per la validità della consultazione elettorale.
«Il referendum di tipo confermativo – spiega Franzone – previsto dalla legge regionale n. 8 del 2014 (quella sulla riforma delle province, ndr) non contempla il superamento del quorum. Lo prevede, purtroppo, l’unico tipo di referendum, quello consultivo, presente nel regolamento comunale di Gela. Questa vacatio normativa non può però penalizzare la volontà popolare fino ad annullarla, così ci rivolgeremo, se necessario, anche al Tar». Sulla stessa posizione anche il sindaco di Gela, Angelo Fasulo.
Di tempo per cambiare le cose ne resta poco. Sia a Gela, unico comune siciliano ad aver almeno provato a svolgere il referendum, che nel resto dell’Isola. La legge approvata a marzo dava sei mesi di tempo alle città per decidere del proprio futuro. La scadenza è fissata per il 28 settembre. Molti territori – da Mazara del Vallo a Caltagirone, passando per Acireale, Taormina e la zona ionica – stanno provando a creare nuovi consorzi e confidano in una proroga. Ma su quest’ultimo punto a Gela sono pessimisti. «La legge è stata fatta apposta con troppi paletti per far naufragare i cambiamento – conclude Franzone – Non credo che chi l’ha voluta, adesso sarà disponibile ad allungare i tempi».