Gela, i cittadini in strada contro gli attentati incendiari «Negozi riapriranno, ma ci vuole sostegno dello Stato»

«Non è con le intimidazioni, le minacce e l’uso di taniche di benzina che si riuscirà a fare abbassare la testa ai commercianti gelesi». Nei giorni scorsi l’appello ad aderire alla manifestazione di questa mattina alla rotonda est di Macchitella, a sostegno dei due commercianti che hanno subito attentati incendiari la scorsa settimana, ha circolato più online che dal vivo. Il luogo scelto per il sit-in, lanciato con l’hashtag #vertenzaGela, non è casuale: nello spazio a metà tra il porto e il quartiere voluto da Mattei, di fronte il mare è stato incendiato il 19 ottobre scorso il Bcool Beach. Un attentato al quale è seguito, la stessa notte, un fatto analogo al Bar Belvedere, che ha sede di fronte il Comune. Entrambi i negozi sono andati quasi completamente distrutti. L’escalation di paura per gli esercenti è proseguita la notte successiva col tentativo alla Caffetteria Lory, in via Palazzi: in questo caso però le fiamme sono state domate subito grazie al passaggio di un metronotte.

Temendo un ritorno al passato, quando gli attentati incendiari erano all’ordine del giorno, una parte di popolazione ha deciso di mobilitarsi. E ha organizzato appunto il sit-in di questa mattina: una partecipazione variegata, con studenti, famiglie, la chiesa locale, le categorie professionali, i sindacati, esponenti politici e semplici cittadini. Qualcuno nomina la parola mafia, altri invocano generici delinquenti. A presentare i vari interventi il giornalista Jerry Italia, che invece ha parlato di «poche merde». E quando ha preso la parola il commissario Rosario Arena, il finanziere in pensione nominato dal governo Musumeci – che guida la città dopo la sfiducia all’ex sindaco Messinese – ha raccolto la provocazione del cronista. «Non mi permetto di dirlo, ma lo penso che sono merde – dice – Aiutiamoci tutti. Questa è una fantastica città, e facciamolo capire a chi è di diverso avviso. Servono solidarietà, legalità e cultura». Italia poi a sua volta ha rilanciato con l’auspicio che è più circolato in questi giorni:  «Lo Stato aumenti il numero delle forze dell’ordine e se ne andranno». 

Salvo Cavaleri, titolare del lido BCool Beach, ha lanciato un messaggio di resistenza, affermando che «non voglio essere ricordato come quello che ha mollato o che se n’è andato», annunciando che a breve l’attività ripartirà. Così come il gestore del bar Belvedere, Cristian La Terra, che ha comunicato l’intenzione di lasciare la città dopo quanto accaduto. Presente anche il vicepresidente della Regione Gaetano Armao, che ha parlato di «sciacalli che colpiscono le nostre imprese», facendo un riferimento anche alla riconversione industriale della città ancora lontana. Tra gli interventi più apprezzati quello di Andrea Infurna, rappresentante degli studenti e noto per alcune esperienze televisive. «Non abbiamo l’esperienza e l’età per fare la morale – dice il giovane – Tutti sappiamo ciò che è successo. I ragazzi hanno gettato la spugna, pensano che tanto andranno fuori e quindi queste cose non gli importano. Invece la città ce la portiamo addosso. Quando ho fatto un provino alla Rai nel 2012 e ho detto che ero di Gela, la produzione mi ricordò del pulmino di Tiziano Ferro bruciato poco dopo il suo concerto allo stadio. Il futuro invece è nostro. Alle istituzioni dico: non giocate a palla tra di voi, perché in quella palla ci sono i nostri sogni e il nostro futuro».

L’invito finale è quello di sostenere le attività minacciate attraverso il consumo critico. Eppure la partecipazione, certamente accorata, nei numeri ha forse un po’ deluso. «Non c’era molta gente, avrei pensato che venissero molte più persone» afferma Simona Culora, presente al sit-in coi propri figli. «Al di là delle categorie e delle associazioni valide, ho visto scarso interesse da parte della popolazione. Che mi sembra quasi rassegnata. Io di famiglie ne ho viste pochissime, ad esempio».

Andrea Turco

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