Nei nuovi piani della giunta M5s il protocollo d'intesa del 6 novembre scorso rientra in un più ampio accordo di programma per attenuare la dipendenza economica dall'Eni. Ma così rimarrebbero le trivellazioni previste, con il fronte interno e i comitati territoriali pentastellati che promettono battaglia
Gela, dubbi a 5 stelle sulle trivellazioni Tra i no e accordi che non le escludono
«Gela ha dato di più a Eni che non viceversa e siamo in una situazione di deficit che intendiamo colmare». A inizio agosto, il sindaco Domenico Messinese era stato chiaro. Il tema centrale sarebbe dovuto essere il protocollo d’intesa del 6 novembre scorso, firmato tra gli altri dalla precedente amministrazione targata Pd. Un accordo dunque che la nuova giunta a 5stelle si è ritrovata in un certo senso imposto e che va contro la posizione ufficiale del movimento di Beppe Grillo a livello nazionale, dichiaratamente contrario alle perforazioni petrolifere. Al Mise (ministero dello Sviluppo economico), invece, furono sanciti investimenti su nuove trivellazioni a terra e mare per un miliardo e 800 milioni di euro. Non a caso in campagna elettorale Messinese aveva dichiarato che il protocollo avrebbe dovuto essere quantomeno rivisto. Oggi invece «il protocollo d’intesa è tassello di un progetto più ampio», come ha dichiarato il primo cittadino a MeridioNews.
Allo stesso tempo Messinese ha partecipato, il 9 agosto, alla manifestazione no triv proclamata dal M5s a livello nazionale. Sostenendo la propria contrarietà alle «trivelle imposte dallo Stato». Il riferimento, par di capire, è allo Sblocca Italia e al nuovo iter iper-rapido scelto dal governo Renzi. Però le trivelle gelesi esulano da quelle autorizzazioni, e prevedono un percorso ad hoc. Quello cioè sancito dal protocollo del 6 novembre. Che ci sia spazio anche a Gela per un M5s di lotta ed uno di governo? L’amministrazione punta moltissimo sull’appuntamento del 15 settembre prossimo: al tavolo di Invitalia (braccio operativo del Mise) l’obiettivo è arrivare ad un accordo di programma che rilanci l’economia del territorio. Con la consapevolezza che col solo accordo del 6 novembre non si va lontano, come dimostrato dall’asfissia economica di questi mesi.
«La ricaduta occupazionale del protocollo è poca – conferma Messinese – e non è un obiettivo primario. Noi siamo passati da un accordo tra un privato e la Regione a un’attenzione per il territorio. Non si parla più di sviluppo di Eni ma di sviluppo di una collettività». La portata più ampia del progetto a 5stelle la si individua nelle parole del vicesindaco Simone Siciliano. «Il governo nazionale sta lavorando a 80 miliardi di investimenti per il Meridione – ha dichiarato -. L’obiettivo è inserirsi in questo filone di finanziamenti per uno sviluppo stabile e duraturo». Si lavora ad esempio per inserire nell’accordo di programma la creazione di un’industria agroalimentare che punti sulla trasformazione dei beni nonché sull’uso del pontile regionale che fino a questo momento è utilizzato esclusivamente da Eni, così come su bonifiche che siano sganciate dal perimetro della Raffineria di Gela.
La dipendenza della città dal cane a sei zampe insomma verrebbe ridimensionata nei piani della nuova amministrazione. Ma le trivellazioni rimangono in ogni caso. Col fronte interno dei dissidenti del M5s che torna a rumoreggiare. E i comitati territoriali di Gela e Licata, al campeggio No Muos dei giorni scorsi, hanno promesso un fronte comune contro le trivellazioni e chi dovesse acconsentire al loro lasciapassare.