Garanzia giovani, stop ai fondi per le start-up Un aspirante: «Solo annunci, è intollerabile»

Un prestito agevolato a tasso zero e di importo fino a 50mila euro, tutti soldi da investire nella propria attività imprenditoriale. È il progetto Selfiemployment, un’altra delle iniziative inserite all’interno dell’ormai celebre programma Garanzia giovani. L’accesso al fondo per le start-up sarebbe dovuto cominciare il primo marzo. Ma il condizionale, almeno in Sicilia, è d’obbligo. «Ieri mattina sono andato al centro per l’impiego e mi è stato detto che Selfiemployment, per il momento, è sospeso». A raccontarlo è un 28enne catanese, uno degli aspiranti imprenditori che avrebbero voluto usare i soldi messi a disposizione dall’agenzia statale Invitalia per far prendere il volo alla sua idea. Ma che si è scontrato prima con la «confusione organizzativa» e adesso con uno stop senza ulteriori spiegazioni. «Io avrei voluto chiedere il massimo del finanziamento – spiega il catanese – Mi sarebbe piaciuto investire nella mia terra. L’ho già fatto a Londra e ho avviato la mia azienda. Ma l’obiettivo è tornare e far partire qualcosa qui. A queste condizioni, però, come si fa?».

Il percorso del giovane è cominciato ormai 24 giorni fa. Quando in tutt’Italia i neet – i giovani fino a 29 anni che non studiano e non lavorano – hanno cominciato a presentare le loro idee di successo negli uffici per il lavoro. Cosa che non è avvenuta nell’Isola per colpa di un passaggio mancato. «Per poter fare richiesta di finanziamento – spiega il 28enne, che preferisce rimanere anonimo – bisognava partecipare a un corso di 80 ore in uno degli enti accreditati dalla Regione Sicilia». Un periodo necessario a «imparare come gestire gli eventuali fondi e a impostare un business plan da presentare per l’approvazione. Non discuto l’eventuale utilità di una cosa del genere, anche perché comunque non si è fatta». Perché «i corsi di formazione non c’erano». Le istituzioni che avrebbero dovuto realizzarli, tra le quali la Confcommercio etnea e l’università di Catania, non hanno potuto farli partire. A mancare sarebbero le «disposizioni attuative» della Regione Sicilia. In altri termini, delle linee guida su come metterli in piedi e senza le quali non è possibile andare avanti. 

«Ma senza corso non si può presentare la richiesta e, ovviamente, senza richiesta non si può accedere ai soldi. Un circolo vizioso». Un’altra delle criticità, poi, riguarda l’accesso ai corsi mai partiti. «Per partecipare bisognava avere dei requisiti, che dovevano essere verificati tramite un colloquio al centro per l’impiego. Io l’ho fatto, ma mi è stato detto successivamente che era inutile». Perché alla richiesta di ulteriori informazioni, inoltrata via email direttamente al servizio informazioni attivo in tutt’Italia, gli è stato detto di compilare un questionario di autovalutazione sul portale nazionale ClicLavoro. «Solo dopo l’esito positivo di questo test, nonostante nel bando Selfiemployment non venga neanche citato, io sarei stato messo in contatto con l’ente di formazione tramite la Camera di commercio di Catania».

È dopo questo ulteriore passaggio che l’aspirante imprenditore catanese torna al centro per l’impiego per capire in che modo questo contatto sarebbe avvenuto e quando. «I tempi sono importanti perché le domande vengono vagliate in ordine cronologico – prosegue il giovane – Quindi essere tra i primi permette di avere più possibilità di accedere ai fondi, prima che finiscano». Cosa che, del resto, è già capitata con il sistema dei tirocini formativi. «Ieri, mentre aspettavo una risposta, mi è stata data la notizia: il bando Selfiemployment è sospeso». Fino a quando non si sa. «È l’ennesima dimostrazione di una disorganizzazione istituzionale che ormai è diventata intollerabile – sostiene il catanese – Non solo c’è un evidente problema di informazione, ma c’è anche una questione di affidabilità: è come se si facessero gli annunci con il solo obiettivo di fare annunci».


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