Più di un anno tra profilazione dei candidati, selezione dei soggetti attuatori e un intoppo davanti al Tar, ma dal 15 novembre gli avvisi sono davvero attivi. Anche se non tutti. «A marzo dovremmo accelerare», spiega la Regione a MeridioNews. Leggi i dati
Garanzia Giovani, la fase due è operativa. Ma a metà «Avviati i percorsi formativi linguistici e informatici»
Dopo un anno e mezzo le misure di Garanzia giovani, il piano di formazione e occupazione giovanile della Regione Siciliana, sono davvero partite. Ma a metà. Gli avvisi pubblicati a dicembre 2020 sono operativi. Sembrava che tutto potesse risolversi a stretto giro, ma qualcosa non è andato come doveva. La presentazione delle istanze è stata possibile fino all’8 febbraio 2020. Entro 60 giorni da questa data i centri per l’impiego avrebbero dovuto concludere la fase di presa in carico e profilazione, per poi lasciare il compito alle agenzie per il lavoro. Una circostanza che in larga parte – sebbene con l’adozione di strategie diverse per barcamenarsi in mancanza di indicazioni operative regionali -, si è verificata in tutta la Sicilia. I tirocini e i percorsi formativi per giovani under 30 e under 35 (35 anni non compiuti), complici i ritardi nelle procedure per l’ammissione dei soggetti attuatori, sono rimasti attaccati al palo. Fino al 15 novembre scorso quando tutte le misure sono diventate operative. Anche gli elenchi dei soggetti ammessi a finanziamento, le Agenzie per il lavoro e gli Enti di formazione, sono stati pubblicati.
Qualche intoppo di percorso c’è stato – tra cui un ricorso al Tar sull’esclusione di una cooperativa che ha visto la Regione soccombente e obbligata alla riammissione della ricorrente e alla rimodulazione del finanziamento -, ma adesso i percorsi sono attivi. Anche se non proprio tutti. «Hanno avuto questo travaglio a causa del Covid – ammette a MeridioNews Massimo Floridia, funzionario direttivo del Dipartimento regionale del Lavoro – che ha giocato e gioca ancora un ruolo fondamentale sulle concrete modalità di applicazione delle misure in tempi di pandemia – aggiunge – al punto da costringerci a dovere procedere a un adeguamento normativo degli avvisi». Una circostanza che, come aveva già spiegato l’assessore Antonio Scavone al nostro giornale, non avrebbe permesso l’avvio dei percorsi formativi e dei tirocini. Anche se uno degli aspetti da tenere in considerazione, secondo la ricostruzione dei centri per l’impiego interpellati da questa testata, è da attribuire all’insufficienza dei fondi. Ovvero al ritardo nell’ammissione delle misure al finanziamento e la mancanza di indicazioni operative.
Stando ai dati della Regione le richieste, tra evase e pendenti, in totale ammontano a 8.747. Un dato, quest’ultimo, solo indicativo. «Perché comprende i giovani presi in carico – spiega Floridia – e sono un numero maggiore della somma delle altre misure perché, per esempio, comprendono anche quelli avviati alla misura del servizio civile di garanzia giovani». E per questo non rilevabile dalla Regione. «Non siamo in grado di rilevarlo – spiega il funzionario -, perché il caricamento e l’elaborazione non compete a noi».
Per il piano di occupazione giovanile sono state programmati circa 146 milioni di euro, con 755 enti ammessi al finanziamento. Ma cosa è partito in concreto? «Sono cominciati i percorsi formativi linguistici e informatici», spiega Floridia. Sembrerebbe più complicato il concreto avvio delle altre misure e dei tirocini di sei mesi con assunzione finale. «C’è da dire che in generale – commenta il funzionario – anche le imprese all’inizio erano diffidenti, anche se adesso l’interesse pare stia crescendo – aggiunge -, le aziende dicono che ancora oggi non è semplice ma a marzo, se la primavera giocherà a nostro favore, si potrebbe sbloccare il meccanismo e accelerare anche sulle altre misure».
Un meccanismo, quest’ultimo, che ruota attorno a tre categorie di soggetti che provvedono alla profilazione, inserimento e intermediazione tra azienda e giovane tirocinante (Centri per l’impiego, agenzie per il lavoro ed Enti di formazione). Un sistema complesso che, forse, potrebbe essere velocizzato anche con una completa informatizzazione della procedura che permetta di saltare gli intermediari. «No – conclude secco Floridia -, perché l’attività di profilazione necessita di un confronto tra candidato e chi è competente a valutarlo (in questo caso il funzionario del centro per l’impiego, ndr), il tirocinante non può auto valutarsi».