Un futuro che è ancora tutto da definire. É quello che riguarda il casolare in cui, il 9 maggio 1978, venne ucciso Peppino Impastato. ll giornalista e militante di Democrazia proletaria assassinato dalla mafia per le sue battaglie contro Cosa nostra. L’immobile, che si trova in contrada Feudo nel territorio di Cinisi, in provincia di […]
Il futuro del casolare di Peppino Impastato. Dalla Regione a tre associazioni: «Sarà un luogo di memoria»
Un futuro che è ancora tutto da definire. É quello che riguarda il casolare in cui, il 9 maggio 1978, venne ucciso Peppino Impastato. ll giornalista e militante di Democrazia proletaria assassinato dalla mafia per le sue battaglie contro Cosa nostra. L’immobile, che si trova in contrada Feudo nel territorio di Cinisi, in provincia di Palermo, è stato inaugurato a fine aprile dalle Regione. Ente, quest’ultimo, che insieme alla Sovrintendenza ai Beni culturali e alla Città metropolitana si è occupato della restaurazione per un importo complessivo di circa 125mila euro provenienti dal fondo sviluppo e coesione 2014-2020. Il casolare nelle intenzioni dovrebbe diventare un luogo di memoria ma, nei fatti, i dettagli devono essere ancora concordarti, almeno per quanto riguarda chi lo gestirà. Comunicati stampa e note risalenti ai giorni del taglio del nastro facevano infatti intendere che qualcosa non fosse ancora del tutto pronto rimandando genericamente a delle associazioni del luogo che verranno coinvolte.
«Il riferimento è a quelle realtà che ruotano attorno a Peppino Impastato: Casa Memoria, associazione compagni Peppino Impastato e Centro Impastato, tutti testimoni diretti della su storia», racconta a MeridioNews Luisa Impastato, presidente di Casa memoria. «Passato questo 9 maggio – continua la nipote – ci siederemo attorno a un tavolo per capire chi e come lo gestirà. Per noi tuttavia è un risultato importante a prescindere perché hanno ripristinato e donato alla collettività un luogo importante. Forse nelle note stampe si è fatto confusione sulla questione delle associazioni ma si tratta comunque di realtà che spesso lavorano insieme».
Per arrivare alla restaurazione e all’inaugurazione del casolare si già dovuto affrontare un percorso lungo e tortuoso che rimanda anche ai tanti anni in cui l’immobile è rimasto del tutto abbandonato. Nel 2013, quando alla guida della Regione siciliana c’era Rosario Crocetta, vennero raccolte e consegnate al governatore oltre 25mila firme. Una petizione con la quale si chiedeva proprio il recupero del casolare e la trasformazione dello stesso in luogo della memoria. Ne seguì un provvedimento di vincolo del bene ma per arrivare a un passaggio concreto toccò aspettare il 13 Dicembre del 2019, data in cui venne firmato a Palermo un protocollo d’intesa in cui Regione, Sovrintendenza e Comune di Cinisi si impegnavano per il recupero della struttura. Il 27 gennaio 2020 venne dichiarata la pubblica utilità del bene e a distanza di quasi 12 mesi la Regione concluse la procedura d’esproprio diventando la formale proprietaria.
Poco più di tre anni dopo e il casolare è stato completamente ristrutturato e inaugurato dalla Regione con una cerimonia alla quale ha preso parte anche il presidente Renato Schifani. All’interno è stata collocata una teca con una chiazza rossa per ricordare il sacrificio del giornalista, conduttore radiofonico e attivista. Nella struttura, come annunciato dal fratello Giovanni Impastato, verranno allestite anche delle mostre ma ci sarà anche l’organizzazione di dibattiti e concerti.