Furto eccellente al Cannizzaro Gli infermieri: «Trattati come ladri»

«Quando sono state rubate macchine a infermieri che non si potevano permettere di ricomprarle nessuno si è interessato. Adesso che la vittima è un figlio di, allora si fanno arrivare i carabinieri e si sottopongono le persone a interrogatori, riservando il trattamento solo a infermieri e ausiliari». Con queste parole Salvo Vaccaro, segretario provinciale del Nursind, sindacato degli infermieri, denuncia l’atteggiamento adottato dalla direzione sanitaria dell’ospedale Cannizzaro di Catania in seguito al furto di denaro ai danni del figlio praticante in chirurgia estetica del presidente della Regione Sicilia Raffaele Lombardo.

I furti all’interno dell’ospedale catanese sono all’ordine del giorno da anni. Nei reparti, negli spogliatoi, nei parcheggi. La refurtiva è varia: soldi, macchine, motorini, computer, cellulari e perfino indumenti e scarpe. Finora – sottolinea il sindacato –­ la dirigenza non si è mai interessata del problema. Ma dopo che al giovane Lombardo sono spariti 500 euro dallo spogliatoio all’interno del secondo blocco operatorio, gli infermieri e gli ausiliari di turno sono stati convocati dalla dottoressa Anna Maria Longhitano della direzione sanitaria in presenza dei carabinieri. Lo stesso trattamento non è stato riservato ai medici. «Siamo esterrefatti da questo atteggiamento discriminatorio. 500 euro di questi tempi possono far gola a tutti. Anche a qualche medico», afferma Vaccaro.

«Mi hanno rubato lo scooter nuovo in pieno giorno. Ho fatto regolare denuncia ai carabinieri, oltre che al posto di polizia dentro l’ospedale. Nessuno è mai venuto a farmi domande e i carabinieri non si sono mai fatti vedere. Perché stavolta è venuto addirittura il comandante?», chiede un’infermiera che accetta di parlare con noi, con la garanzia dell’anonimato.

Ciò che ha fatto scaturire la denuncia, però, non è l’improvviso interessamento della direzione a un problema che è da anni sotto gli occhi di tutti e di cui parte del personale è stato vittima, ma la ricerca del colpevole esclusivamente tra gli infermieri e gli ausiliari. «I medici non sono stati convocati e a loro non è stato chiesto di giustificarsi, né tantomeno di uscire i soldi», spiega Alfonso Megna, ex infermiere all’ospedale ed ex segretario aziendale del Nursind, il primo a rendere pubblico l’accaduto con una lettera aperta, dopo essere stato contattato dagli ex colleghi del blocco operatorio.

Francesco Poli, direttore generale del Cannizzaro, minimizza: «Non si tratta di nessun dottor Lombardo – ci dice al telefono – Si sono verificati dei furti all’interno dell’ospedale e del parcheggio e abbiamo inoltrato una denuncia ai carabinieri per un accertamento puntuale. Il signor Megna – aggiunge – forse non ha da fare e cerca di perdere tempo, noi che abbiamo da fare ci siamo rivolti alle forze dell’ordine».

Eppure un medico chirurgo – anche lui preferisce rimanere anonimo – conferma tutto. «Ha ragione Megna – dice – quello della direzione è un atteggiamento discriminatorio nei confronti degli infermieri. D’altro canto, se avessero convocato me li avrei denunciati per diffamazione». E sui furti all’interno dello spogliatoio incriminato, racconta: «Ormai io mi cambio in reparto e lascio tutto nella mia stanza».

«Quel giorno sono entrate negli spogliatoi almeno 50 persone, di cui tre ausiliari, circa 15 infermieri e per il resto erano medici. E c’erano anche rappresentanti e tecnici», racconta uno degli infermieri di turno quel giorno, che insieme ad altri colleghi è stato convocato per rispondere dell’accaduto. Per questioni igieniche il passaggio nello spogliatoio è obbligato per tutte le persone che entrano nel blocco operatorio. Un addetto alla porta fa firmare un registro e consegna tuta e mascherina. Avendo convocato solo ausiliari e infermieri, la direzione dell’ospedale sembra lanciare un’accusa precisa.

Dopo gli interrogatori, il sindacato denuncia anche alcuni atteggiamenti punitivi che si starebbero verificando in seguito all’episodio. «Si sta facendo mobbing nei confronti dei tre ausiliari (dipendenti della cooperativa sociale Seriana 2000) che erano di turno nelle ore in cui avrebbe avuto luogo il furto, minacciando di trasferirli – racconta Megna – e venerdì scorso sono stati tolti dal blocco operatorio i distributori automatici di bevande e snack. Azione, questa, che ha tutta l’aria di una ritorsione». Il blocco operatorio è infatti blindato per ragioni di sterilità e in questo modo si nega agli operatori – medici inclusi – di bere un caffè per almeno sette ore: «Dicono che le toglieranno in tutta l’azienda» – ci dice uno degli infermieri convocati dalla direzione sanitaria, che ricorda però un particolare emerso anche durante gli interrogatori: «Il giorno del furto è entrato anche un addetto alle macchinette, che ovviamente è venuto a fare il suo lavoro, come fa da anni». Resta il fatto che ad oggi si è provveduto soltanto alla rimozione dei distributori presenti in quel blocco operatorio e che gli addetti della ditta, interrogati da Megna, non ne conoscevano la ragione.

«La cosa più grave è che, in un contesto in cui i furti all’interno di tutta la struttura si sono sempre verificati senza che nessuno prendesse alcun tipo di provvedimento, anche adesso che si dà la caccia al colpevole, non si parla di rafforzamento di guardie o sorveglianza», osserva ancora l’ex sindacalista.

«Se non vogliono che si verifichino questi episodi – aggiunge l’infermiere – dovrebbero cercare delle soluzioni. Potrebbero mettere degli armadietti con la chiave, per esempio. Ma di rimedi non parlano. In questo momento si minacciano provvedimenti se non si ritrovano i soldi. Ma se non si fa avanti il colpevole, cosa succederà? Non vorrei che si punisse a casaccio».

«La direzione ha fatto una denuncia, il resto è compito dei carabinieri», dice il dottor Poli, per cui la richiesta di possibili provvedimenti da parte della direzione per limitare i furti all’interno dell’ospedale «non ha senso». E all’obiezione che quando i ladri entrano in casa, si mettono almeno i cancelli, risponde che i loro metodi per individuarli non verranno certo a dirli a noi: «Abbiamo anche immagini video di chi ha rubato, ma lo diciamo ai carabinieri, mica a voi».

Riguardo alle persone che hanno denunciato l’accaduto, avverte: «Se sono dipendenti nostri cerchino di fare il loro dovere e di lavorare, se è gente che non ha da fare si cerchi un mestiere e vada a lavorare. In un ospedale c’è gente che soffre – obietta – e avere qualche delinquente che va a stuzzicare o a danneggiare determinate persone non è una cosa che possiamo consentire». Ma il praticante vittima del furto? «Non l’ho mai visto – dichiara l’infermiere – Dicono sia un ragazzo tranquillo. Per me non è stato neanche lui a sollevare questo trambusto. Forse qualcuno voleva fare bella figura con il presidente della Regione?».

[Foto di Persocom]


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All’interno dell’ospedale le ruberie sono all’ordine del giorno da anni, ma la direzione sanitaria sembra essersi accorta del problema solo quando la vittima è stato un praticante dal cognome importante. Sotto accusa gli infermieri, che denunciano un atteggiamento discriminatorio e punitivo. Dal reparto incriminato, infatti, sono spariti i distributori automatici di snack e bevande

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