Il misterioso furto di un auto nel parcheggio del grattacielo sequestrato al reggente dei Santapaola

Una paradossale disavventura. Protagonista Francesco Costa, giornalista originario di Catania e vice direttore del giornale on-line il Post. Palcoscenico della vicenda l’autorimessa coperta del grattacielo in via Cimarosa. L’attività, gestita dalla società Etna autoservizi, è in amministrazione giudiziaria dopo il sequestro operato dalla guardia di finanza tre anni fa. Il parcheggio formalmente intestato a Concetta Tomaselli, secondo gli inquirenti, era in mano al fratello Antonio, indicato come il reggente operativo della famiglia di Cosa nostra Santapaola-Ercolano. La sera dello scorso 21 dicembre Costa decide di parcheggiare una macchina presa a noleggio all’interno dell’autorimessa, lasciando le chiavi agli addetti per consentire eventuali spostamenti. Una decisione, come messo nero su bianco in un articolo su il Post, per scongiurare possibili danni alla vettura lungo le strade del capoluogo etneo. Poco dopo cena, intorno 23.15, quando il giornalista torna al parcheggio non trova più l’automobile. «Ho dato lo scontrino all’addetto (persona diversa da quelli precedenti, ndr) che lo ha passato nello scanner e mi ha detto che l’auto risultava essere già stata ritirata», racconta Costa.

Com’è possibile? Stando ai dati del terminale il mezzo sarebbe uscito dalla rimessa, dopo il pagamento di sei euro, alle 22.58. Il giornalista non si perde d’animo è dentro una pattumiera, nei pressi del terminale per la stampa degli scontrini, trova una ricevuta identica alla sua. Stessa targa e orario d’ingresso all’interno del parcheggio custodito. «L’addetto dice che il terminale permette di ristampare uno scontrino già emesso – continua nel racconto – e che quindi qualcuno potrebbe aver avuto accesso al terminale, aver ristampato lo scontrino col codice a barre e la targa della mia auto e poi usato la ristampa dello scontrino per ritirare la mia auto». A questo punto l’unica soluzione è chiamare le forze dell’ordine. «Mi rispondono che non possono mandare nessuno e l’unica cosa che mi suggeriscono di fare è andare via e poi sporgere denuncia la mattina dopo», cosa che poi il giornalista ha fatto. L’indomani oltre al danno c’è anche la beffa perché quando Costa consegna la denuncia alla Locauto, ossia la società di noleggio della macchina, non gli viene dato un mezzo sostitutivo. «Anziché chiedermi il rimborso della sola franchigia di 1.800 euro prevista nelle condizioni di contratto – conclude – mi ha chiesto di pagare l’intero valore dell’auto, cioè 12.389,27 euro». Adesso la palla passerà agli avvocati ma resta l’amaro in bocca per una vicenda davvero paradossale.


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