Palermo si stringe per l'ultimo saluto al pediatra scomparso sabato mentre si recava all'ospedale di Corleone per iniziare il suo turno, e ritrovato dopo cinque giorni di ricerche. A piangerlo oggi la famiglia, gli amici, i colleghi e le istituzioni. Ma anche gli uomini del Soccorso alpino, che hanno trovato il suo corpo
Funerale Liotta, l’addio al medico vittima del maltempo «Un professionista serio, che amava quello che faceva»
Palermo si stringe intorno alla famiglia del medico Giuseppe Liotta, vittima del maltempo, e lo fa con compostezza e affranta dal dolore nella chiesa Santa Maria Ecclesiae di viale Francia, nel giorno del suo funerale. La morte del pediatra, ritrovato in un vigneto di Roccamena a sei chilometri e mezzo dall’auto abbandonata in contrada Scalilli a Corleone, ha scosso davvero tutti e lo testimonia una chiesa gremita da chi ha avuto modo di incrociarlo per motivi lavorativi o affettivi. O anche da chi ha saputo di lui e del suo destino attraverso le cronache di questi giorni.
In prima fila i genitori del medico, poco dopo la moglie Floriana con le cognate, nelle file subito dietro i tanti amici del giovane. Per anni precario all’ospedale Di Cristina di Palermo, era entrato definitivamente all’ospedale Dei Bianchi di Corleone, dove stava andando a prendere servizio sabato sera, quando la bomba d’acqua non gli ha lasciato scampo. «È un momento difficile e bisogna rispettare il dolore della famiglia. Per quanto riguarda Giuseppe Liotta medico posso ribadire quello che è stato detto in questi giorni, cioè che era soprattutto un professionista serio, amava quello che faceva, era proprio un gran lavoratore – sottolinea il presidente dell’Ordine dei Medici di Palermo Toti Amato -. Abbiamo tutti sperato fino all’ultimo che potesse tornare a casa».
Nei banchi più dietro al fianco del gonfalone della città di Palermo, anche gli uomini del Soccorso alpino che hanno lavorato incessantemente alle ricerche. Ci sono tutti, loro che lo hanno trovato, dopo cinque intensissimi giorni di ricerche, in contrada Frattini, dopo una perlustrazione su un elicottero della polizia. Presenti il sindaco di Palermo Leoluca Orlando (che per oggi ha disposto bandiere a mezz’asta), la prefetta Antonella De Miro e i tre commissari prefettizi che si sono stanziati a Corleone. La bara del medico, ricoperta con due cuscini di rose rosa e bianche, è stata posizionata al centro dell’altare all’inizio dell’omelia, momento in cui è calato il silenzio. A celebrare la funzione l’arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice, affiancato da monsignor Michele Pennisi, arcivescovo di Monreale.
A rompere il silenzio e la ritualità solenne della cerimonia sono due amici di Liotta che, con voce rotta dal pianto, hanno letto le prime due letture. Poi ha preso la parola anche l’arcivescovo Lorefice, che ha rivolto un suo pensiero ai familiari, soprattutto ai due bimbi del medico, non presenti in chiesa. «Dio ha sentito il vostro grido e la vostra angoscia, quelli di quando si perde chi si ama. Le grandi acque – sottolinea l’arcivescovo – non possono spegnere l’amore, né i fiumi travolgerlo. Fino all’ultimo Giuseppe è stato unito a Cristo e alla vita con i fatti, ha amato tutti anche i tanti figli che ha accompagnato come medico pediatra. Lui ha affrontato il suo dovere come marito, padre e medico dando la vita ogni giorno. Giuseppe è vivo perché ha amato ed è con noi».
Queste le parole che hanno concluso la celebrazione. Il feretro subito dopo ha preso il suo cammino per il cimitero. Intanto la procura di Termini Imerese ha aperto un’indagine sulla morte del pediatra, il fascicolo è a carico di ignoti e ipotizza i reati di inondazione e omicidio colposo.