Lo sfogo su social network è del titolare del pub Antiruggine nella centralissima piazzetta Bagnasco. Due controlli in 48 ore e la chiusura per cinque giorni del locale fanno scattare la protesta. Poi le scuse alle vittime di Cosa nostra. «Non volevo offenderle. Bisognerebbe ricordare anche gli imprenditori vessati dalla burocrazia e dallo Stato che vuole fare cassa sulle loro spalle»
La provocazione su Facebook: «W la mafia» «Trattati come criminali da vigili arroganti»
Uno sfogo. Di più una provocazione. Dai toni durissimi, però. «W la mafia. A tutti i mafiosi in ascolto, sono disposto a pagare il pizzo, purché ci siano regole forti e chiare, conto su di voi e sulla vostra serietà». È la frase choc che Giovanni D’Alia, il titolare del pub Antiruggine di piazzetta Bagnasco, a Palermo, ha consegnato al suo profilo Facebook. «È più coerente, non porta una divisa, non entra nella tua vita con la presunzione di colpevolezza, non si traveste da tutore dell’ordine».
Un lungo post che arriva dopo la sanzione imposta dalla Polizia municipale: la chiusura del suo locale per cinque giorni a partire da venerdì prossimo. «Il 15 maggio – racconta a MeridioNews – gli agenti del Nopa hanno fatto un’ispezione al locale, dalla quale è risultato tutto regolare. L’indomani i vigili urbani sono tornati nel mio locale, mi hanno chiesto documenti e poi uno di loro è uscito fuori e ha misurato lo spazio esterno, per il quale ho avuto con regolare concessione, contandone l’estensione a passi. Poi è ritornato contestandomi il fatto che avevo occupato un’area più estesa, doppia, rispetto di quella che mi spettava».
Così è scattata la sanzione: una multa da 168 euro. E siccome a dicembre a D’Alia era già stato fatto un verbale per occupazione di suolo pubblico, è arrivata la chiusura per cinque giorni. «Allora la contestazione era legittima, avevo fatto la richiesta ma non avevo ancora la concessione, ma l’ultima batosta è davvero ingiusta». Ma ad amareggiare di più il titolare del pub Antiruggine, però, è l’atteggiamento dei vigili, bollato come «provocatorio e arrogante». «Ho provato a spiegare che il giorno prima erano venuti i loro colleghi, che avevano controllato e che tutto era risultato in regola – dice ancora -. Hanno calpestato la mia dignità. Ho mantenuto la calma, ma la verità è che siamo stanchi di essere trattati come criminali».
«A marzo, aprile e maggio, quando a piazzetta Bagnasco c’è stato il boom di clienti – racconta – abbiamo preso del personale, che pulisse lo spazio comune. Lo abbiamo fatto, a spese nostre, di comune accordo con un altro locale». Contro la chiusura ha già deciso di fare ricorso e per il post provocatorio ha già chiesto scusa. Ai parenti delle vittime di mafia. «Chiedo pubblicamente scusa se pensano che il mio post li abbia offesi o toccati nell’intimo. Non volevo offendere nessuno – dice -. Occorrebbe, però, ricordarsi anche delle vittime di Equitalia, della burocrazia, di uno Stato che fa cassa con gli imprenditori, costretti a chiudere le loro attività, a licenziare le persone che lavorano per loro e nei casi più estremi a suicidarsi».
Al sindaco Leoluca Orlando, che ha ereditato «una situazione difficile, la precarietà e il disastro lasciato da Cammarata», Giovanni D’Alia lancia una proposta: poliziotti di quartiere che girino in divisa nelle piazze della movida. «Sarebbe un deterrente contro criminalità e schiamazzi. Certo più efficace della chiusura dei negozi».