Tra poco
la nazionale di calcio di Roberto Mancini esordirà agli Europei, contro la Turchia, davanti a 15mila spettatori. A raccontare l’avventura degli azzurri ci sarà anche Francesco Repice, storica voce di Radio Rai, che oltre a commentare le sfide sportive in maniera appassionata, cercherà di far dimenticare per un attimo i momenti vissuti a causa della pandemia. Come tutte le grandi manifestazioni, anche questo europeo di calcio si preannuncia diverso rispetto alle solite edizioni. Saper raccontare emozioni e riuscire a pizzicare le corde di chi ascolta le partite fa di Repice uno dei cronisti radiofonici più seguiti, da giovani e meno giovani. Ieri, alla vigilia del debutto dell’Italia, il giornalista Rai è intervenuto durante la rassegna di Radio Fantastica. «Sono un uomo del Sud con la scoccia (con la buccia) orgoglioso di esserlo, e nella mia Calabria, dalla mia Tropea, da dove posso gettare lo sguardo fino alle Eolie, mi piace pescare e montare a cavallo – racconta a Radio Fantastica – In tutto questo non ho smarrito la passione per il calcio. Dopo aver raccontato tante partite, non riesco a smettere di emozionarmi. Ma questo, credo, faccia parte del mestiere. Farei un altro lavoro se non mi emozionassi».
Una lunga carriera alle spalle, fatta dei racconti di grandi appuntamenti calcistici: dalla Serie A, passando dalle competizioni europee dei club. Tra pochi istanti, con la sua voce, farà vivere agli appassionati il cammino europeo della nazionale di calcio. Non ci sono determinate maglie o colori. Chi ama il calcio, di qualsiasi fede calcistica sia, riconosce il suo timbro vocale ancora prima che le squadre scendano in campo. Con l’entusiasmo di un vero tifoso, nelle sue radiocronache Repice ha unito la passione sportiva al linguaggio sobrio e ricercato. Nonostante le tante piattaforme esistenti dove poter vedere le partite, in radio Repice oggi è uno dei cronisti più ascoltati. «Molti dicono di seguirmi e non può che farmi piacere – racconta sorridendo ai microfoni di Radio Fantastica – La radio rimane uno strumento meraviglioso. Perché? La radio non ti costringe a star lì davanti a un video dalla mattina alla sera. La radio ti insegue, va dove vai tu. Ti accompagna a cena, al cinema, mentre sei con la fidanzata o con i tuoi figli. Io accendo la radio anche in barca: ascolto i notiziari, le partire o la musica. Con le nuove tecnologie, si pensava che la radio potesse essere messa da parte. Invece, al contrario, è stata esaltata. Oggi è un mezzo amplificato».
Repice ha avuto il merito di unire i tifosi di calcio, accompagnandoli per mano verso le prodezze dei propri idoli. «Io ho sempre e subito dichiarato di essere un tifoso della Roma – sottolinea – Vivo con i sentimenti del tifoso di curva. Prima di essere un cronista ho fatto viaggi in treno, partito per le trasferte e portavo gli striscioni allo stadio. So benissimo cosa vuol dire esaltare un gol e conosco bene ciò che vivono alcuni ultras, che spesso si tende a generalizzare: ci vuole rispetto per i tifosi di curva e bisogna analizzare più a fondo il fenomeno».
Poi il giornalista di Rai Sport si concentra sulla rosa dell’Italia, fatta di tanti giovani e millenials. «Roberto Mancini è stato molto coraggioso a far debuttare i giovani: penso a Barella o Sensi – conclude Repice – Adesso bisogna partire da questo periodo storico: è come se fosse una resurrezione. Mi viene in mente il mondiale di Spagna ’82, quando, dopo aver vissuto in pieno gli anni del terrorismo, la gente aveva paura a uscire per strada. Con quel Mondiale, la nazionale ha regalato nuovamente speranza e gioia agli italiani. Un pensiero, alla fine, voglio dedicarlo alle vittime del Covid e a Vito Hugo Morales, mio amico: uno dei più grandi radiocronisti al mondo, che sta lottando contro il coronavirus».
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