Francesca Marina, principessa senza diritti Nata su nave italiana, ma non avrà cittadinanza

È arrivata, inaspettata, come la più lieta delle notizie. Nel disumano bilancio che costringe a tenere il conto di cadaveri e sopravvissuti che riescono a superare il fossato chiamato Mediterraneo che separa la fortezza Europa da chi non ha speranza alcuna, per una volta contiamo una nascita. È venuta al mondo (di cui conosce già la devastazione) Francesca Marina. Non è la prima e, forse, nemmeno l’ultima nata durante la traversata. A darne l’annuncio non una stella più brillante delle altre, ma le solite milioni nel cielo ed un tweet.

A chi si chiede cosa spinga una donna incinta ad imbarcarsi rischiando la propria vita e quella del nascituro, non basterà ricordare i motivi delle fughe di massa (guerra e povertà, genocidi etnici) ma anche i lunghi tempi di percorrenza delle carovane del deserto – i migranti affrontano itinerari di migliaia di chilometri nel Sahara – e di detenzione nelle carceri libiche, prima di salpare. Nel periodo che intercorre tra l’abbandono del villaggio d’origine e l’imbarco, vengono consumate sistematiche e molteplici violenze sessuali nei confronti delle donne migranti. Di questo fenomeno non è possibile fornire alcuna statistica, ma basterebbe prestare l’orecchio ai drammatici racconti dei sopravvissuti.

Francesca Marina, così è stata chiamata la bambina, è nata nella notte, a bordo della nave Bettica della Marina militare italiana, impegnata nel salvataggio di uno dei barconi appena salpati dalle coste libiche. Dopo sei ore di difficile travaglio, in cui la madre nigeriana ha perso conoscenza, è sbarcata nel porto di Pozzallo, nel Ragusano, con altri seicento migranti, molti dei quali sono stati trasportati a Salerno successivamente. La madre – gravemente malata, come sostiene l’ostetrica – è partita senza un compagno né parenti.

Complessivamente, negli ultimi due giorni, sono state soccorse dodici imbarcazioni e salvati oltre 2.400 migranti. Tra questi, sono stati portati in Italia anche dieci corpi, recuperati ieri. Giunti ancora ad inizio maggio, la conta dei morti è già superiore alla metà di tutti quelli dell’anno precedente.

Francesca Marina è nata in Italia – perché partorita su una nave battente bandiera italiana. Per la legge del nostro Paese però non potrà esserne cittadina sino al compimento del diciottesimo anno d’età. Il dibattito politico nazionale sullo ius soli (il diritto di cittadinanza acquisito con la nascita nel paese) è stato accantonato, a favore del mantenimento dello ius sanguinis. L’emergenza degli sbarchi e il crescente razzismo rischiano di rendere il tema una perdita di consenso elettorale. 

La foto rilanciata su twitter dalla Marina Militare ritrae Francesca Marina avvolta in un velo bianco e rosa. Moltissimi sono rimasti folgorati dalla bellezza della bambina. Altri ancora hanno colto la coincidenza: Francesca Marina è nata lo stesso giorno della sicuramente più fortunata Charlotte Elizabeth Diana, principessa di Cambridge, discendente regale d’Inghilterra. L’attesa della seconda era preventivata ed è stata coperta minutamente non solo dai tabloid britannici ma anche dai media mainstream; l’avvento della prima è invece assolutamente inaspettato. Charlotte riceverà le attenzioni della stampa per l’intero arco della sua vita. Potrà vivere nell’agio e avrà ogni opportunità possibile, come le principesse delle fiabe. Francesca Marina probabilmente cadrà nel dimenticatoio tra pochi giorni, sarà costretta a sopravvivere e lottare quasi quanto la madre che l’ha messa al mondo. Se non stimolerà la pietà dei legislatori, non sarà riconosciuta cittadina italiana per l’intera giovinezza, con tutti i diritti che di conseguenza le verranno negati. E con buona pace di chi ieri, vedendo la foto, l’ha definita Francesca «principessa del mare».      


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