Fotovoltaico, ancora progetti per grandi impianti in Sicilia Al ministero documenti di società britanniche e tedesche

Quasi un gigawatt di potenza ripartita in una quindicina di Comuni. È questa la fotografia più recente della Sicilia in materia di fotovoltaico o meglio di ciò che l’isola potrebbe diventare. Il dato, infatti, arriva dai progetti che negli ultimi mesi sono stati presentati al ministero per la Transizione ecologica, il soggetto deputato a valutare gli impatti ambientali degli impianti solari di grandi dimensioni, dopo che il decreto Semplificazioni bis ha spostato la competenza dalle Regioni allo Stato per le opere di potenza superiore ai 10 megawatt. In totale si tratta di una decina scarsa di progetti ancora in fase di verifica amministrativa dei documenti presentati dalle imprese che guardano alla Sicilia come terra ideale per investire i tantissimi soldi che il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) destina al settore delle energie rinnovabili. 

In attesa che i progetti vengano sottoposti agli approfondimenti di natura ambientale da parte della commissione tecnica del ministero, vale la pena dare un’occhiata alle zone in cui, nel caso di via libera, sorgerebbero gli impianti. In tutto sono sette le province interessate. Il progetto più grande è quello denominato Vizzini ed è stato presentato nella seconda metà di settembre dalla PV Italy 009, società che fa capo alla tedesca Ib Vog Gmbh rappresentata da Carl Friedrich Edler Von Braun e Vittorio Van Gingerdeuren: il parco solare in questo caso sarebbe di oltre 238 megawatt e verrebbe realizzato su terreni agricoli, interessando i Comuni di Vizzini e Mineo, in provincia di Catania, Giarratana, nel Ragusano, e Buccheri in provincia di Siracusa. Un mese dopo, al ministero è stato recapitato un altro progetto da parte di un’altra holding tedesca – la 1-4-9 Invest Sicily P4 Gmbh – che interessa sempre il territorio di Vizzini. In contrada Santa Domenica dovrebbe sorgere un impianto agro-voltaico pari a 150 megawatt

Spostandosi in provincia di Caltanissetta, è tra Gela e Butera che si trovano due progetti per altrettanti grandi impianti solari. Anche in questo caso le società proponenti puntano a coniugare l’agricoltura con la produzione di energia. A Butera, in contrada Pozzillo, il progetto Utera 2 prevede pannelli per quasi 114 megawatt. A presentare la documentazione, a novembre, è stata la Pv Helios, una srl con sede legale a Valguarnera Caropepe (Enna) ma il cui capitale è detenuto dalla britannica Sycamore Capital Italy Limited, con sede a St. Albans, nella contea di Hertfordshire. Con un cavidotto che ricadrebbe sempre a Butera e i pannelli a Gela la Alleans Renewables Progetto 5 – milanese controllata da una società londinese – propone un impianto agrovoltaico da circa 98 megawatt. Da queste parti, non è la prima volta che si pensa di coniugare serre e fotovoltaico: era in carica il governo regionale di Rosario Crocetta quando vennero inaugurati i lavori per il Ciliegino, progetto che è andato incontro a diverse vicissitudini che l’attuale amministrazione comunale vorrebbe superare. Nella stessa area, l’anno scorso un’altra impresa ha immaginato di realizzare un impianto, ma senza serre. Nelle ultime settimane, invece, è stata la Green Power Europe a presentare tramite tre società controllate altrettanti progetti tra le province di Catania e Agrigento. Il più grande, a Caltagirone, sfiora i 178 megawatt. Dall’altra parte dell’isola, ad Alcamo (Trapani), ma con opere di connessione alla rete che interesserebbero anche Monreale la Limes 19 vorrebbe investire in un agrofotovoltaico da 37 megawatt. Infine, tra Ispica (Ragusa) e Noto (Siracusa) Terna ha presentato un progetto da 96 megawatt.

Se i recenti interventi normativi hanno spostato le competenze da Palermo a Roma, sarebbe sbagliato pensare che la Regione Siciliana sia stata sollevata da ogni tipo di incombenza. A restare aperto, da oltre sei mesi, è infatti il capitolo riguardante l’aggiornamento al piano energetico regionale e, nello specifico, la definizione delle aree non idonee alla realizzazione dei parchi solari. Lo strumento è ritenuto indispensabile da quanti, pur condividendo il percorso di decarbonizzazione intrapreso a livello europeo, temono che gli investimenti nelle rinnovabili possano danneggiare il territorio. Specialmente per l’attuale appetibilità delle aree agricole a dispetto delle zone industriali, dei siti già contaminati e delle cave dismesse. In primavera, la commissione tecnica-specialistica della Regione ha dato il proprio parere, suggerendo anche i criteri per la definizione delle aree non idonee. Tuttavia, si è dovuto attendere l’autunno inoltrato prima che il dipartimento apportasse le modifiche necessarie alla bozza di piano. Adesso, l’ultimo passaggio è l’approvazione da parte del governo regionale. «Il piano energetico è stato già mandato in giunta e potrebbe essere esaminato già con l’inizio del nuovo anno», fanno sapere dall’assessorato all’Energia.

Tra i progetti caricati sul portale del ministero, ad agosto, ce n’è anche uno presentato dalla Moncada Energy Group e riguardante due cave dismesse ad Agrigento. Il progetto ha la stessa denominazione di un altro su cui, in primavera, si era espressa la commissione tecnica della Regione dichiarando la necessità di sottoporlo a valutazione d’impatto ambientale. In quel caso, la società proponente era la M Rinnovabili, una delle due sequestrate dalla guardia di finanza lo scorso luglio nell’ambito dell’inchiesta per bancarotta preferenziale in cui è coinvolto l’imprenditore agrigentino Totò Moncada.


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