“Forza Italia non ha creato una classe dirigente”

Con il presidente del gruppo parlamentare dell’Mpa all’Ars, Francesco Musotto, parliamo di Palermo e delle prossime elezioni amministrative. La sua riflessione muove da una considerazione: “E’ venuto il tempo – dice – di uscire dai recinti delle alleanze e di investire sulle nuove generazioni. Uno dei lasciti più negativi di Forza Italia e del berlusconismo, e lo dico essendo stato uno dei protagonisti palermitani del partito di Berlusconi, è quello di avere promosso una classe dirigente non adeguata ai bisogni della nostra terra“.

Musotto prosegue la sua riflessione rivolgendo un appello a Leoluca Orlando. “Diamo un contributo a fare crescere una nuova classe dirigente capace di governare una città difficile come Palermo. Facciamolo con una forte dose di altruismo, non credo che c’e ne pentiremo“.

Presidente Musotto, la situazione debitoria della Regione va oltre i 5 miliardi di euro, assistiamo a uno smantellamento della struttura produttiva, ci sono decine di migliaia di precari che vivono grazie a “mamma Regione”. Come pensa che la Sicilia debba uscirne?

“Innanzitutto mancano dati certi e un quadro puntuale su a chi e quanti salari eroga la Regione Sicilia. Manca da sempre una programmazione seria ed efficace delle risorse. Più che la politica delle scelte fino ad ora si è fatta la politica dell’aggiungi. Constatazione che mi porta a fare una considerazione amara: questa regione non ha da anni una politica economica. Ciò determina una gestione non attenta ed efficace dell’ingente massa di risorse che arriva dall’Unione Europea. Risorse che assommano a 11 miliardi di euro. Le paiono poche? A queste difficoltà si somma una farraginosità degli strumenti normativi che produce una perdita di tempo che non ci fa essere in sintonia con i bisogni economici dell’oggi”.

Ritiene, quindi, che si debba sveltire il processo legislativo?

“Vado oltre, credo che bisogna mettere mano ad un vero processo di delegificazione, realizzato e non proclamato, e ad una seria riforma dei regolamenti, a partire da quello dell’Ars, che impedisca ostruzionismi e perdite di tempo”.

Se lei fosse il presidente della Regione dove investirebbe?

“Energie alternative, agricoltura e turismo”.

Perché non si investe abbastanza in questi settori?

“Questo è un mistero! La ragione principale, forse, è che c’è un coacervo di interessi che impedisce di investire sul futuro. La logica imperante sembra essere: cu’ afferra un turcu è suu“.

Per tanti anni ha governato il centrodestra, ora siete al governo con il Pd. Funziona il rapporto tra moderati e progressisti?

“Da un punto di vista politico dico sì. Sul piano fattuale noto che non si è ancora messo in moto un volano virtuoso che lo rende efficace. Ciò perché la Regione è ingessata in vecchie logiche e in incrostazioni burocratiche che rendono questo percorso farraginoso”.

Lei ha avuto di recente uno scambio di battute polemico con il presidente Lombardo per la nomina del nuovo assessore Di Betta…

“Uno scambio pesante, perché ritengo che dobbiamo finirla con la contrapposizione ipocrita tra tecnici e politici. Di Betta è stato indicato da una forza politica: Fli. Non esiste in un governo la nomina di un assessore che non sia politica!”.

Da tempo che lei ipotiza un governo politico. Pensa che si farà?

“Francamente non so se ci sono le condizioni. So, per certo, che bisogna trovarle. C’è una situazione di immobilismo che dobbiamo superare. Non amo l’ipocrisia per cui affermo che vi sono in questa compagine di maggioranza personalità in grado di dare dinamicità al quadro politico”.

Perché questo non avviene?

“Purtroppo non sono io a determinare i tempi, ma sono certo che è urgente adottare questa scelta. La legislatura sta finendo e noi continuiamo a baloccarci in chiacchiere e confronti che non producono scelte urgenti ed inderogabili. Io ho aderito al Movimento per l’autonomia del presidente Lombardo perché ammiro in lui la scelta di produrre cambiamento e se non lo realizziamo saremo i primi colpevoli della situazione di degrado”.

Sta forse dicendo che il distacco dalla politica è determinato dalla distanza tra parole, comportamenti e fatti degli stessi esponenti politici?

“Sento spesso parlare, a sproposito, di nuove generazioni, e chi ne parla non ha idea di cosa siano. Se questi giovani sentissero le nostre discussioni politiche ci farebbero correre a calci nel sedere”.

La proposta di sanatoria edilizia sulle coste sta andando avanti, con il rischio di far prevalere l’illegalità e di assestare un colpo mortale all’ambiente. Lei aveva firmato la proposta di legge ritirando poi la sua firma. Pensa che diventerà legge?

“Escludo che avrà successo. Ma lo considero un errore, perché questo problema esiste e va affrontato e risolto. Sento usare come argomento contrario che, così facendo, si bloccherebbero le ruspe. Non c’è una ruspa che stia abbattendo un eco mostro, o un abuso minore. Basta con le ipocrisie. Pizzo Sella è lì a dimostrarlo. Il ritiro della mia firma è stato causato dal fatto che non sapevo che le persone che stavano accanto a me avessero una casa abusiva”.

Vuol dire che i politici debbono dare l’esempio, evitando di fare diventare leciti comportamenti illegali?

“Assolutamente sì. Bisogna mandare segnali semplici, chiari e a questo aggiungo che bisogna avere una forte capacità di indignazione che è la molla che mi consente ancora di fare politica”.


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