Formazione, verso la riforma del settore

Dopo mesi di attacchi mediatici al settore della formazione professionale, il sistema è a pezzi, i lavoratori sono all’asciutto e gli allievi non appaiono, in molti casi, soddisfatti dei primi mesi di attività d’aula. Ed allora cosa fare? Continuare a scagliarsi contro chi ha provocato questo cataclisma ma che oggi è stato neutralizzato dal licenziamento per mano del presidente della Regione siciliana, uscito dalle ulne dello scorso 28 ottobre? Oppure cambiare strumento, accantonare polemiche e tradimenti, assicurare alla giustizia gli “avventurieri”, neutralizzare i saccheggiatori, e ripartire?

Dalle pagine del nostro giornale intendiamo lanciare l’idea di un nuovo modello informativo incentrato sul: “pensare positivo”. Lungi dall’essere fraintesi, se dovessero raddensarsi nuvole e nebbia fitta, non esiteremo a tracciarne i contorni. Ma in questa fase bisogna essere propositivi. Almeno per due ordini di ragioni.

Primo motivo: i protagonisti dello sfascio sono belli e buoni per i fatti loro e, ad oggi, nessuno ne ha chiesto addebiti e penalità. Secondo: sia il presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, sia l’assessore regionale per l’Istruzione e la Formazione professionale, Nelli Scilabra, hanno assunto chiari impegni con allievi, lavoratori ed Enti per fare chiarezza nel settore.

Qualcosa è anche già stata fatta. L’assessore Scilabra è intervenuta, nelle scorse ore, sia con l’appostamento di 12 milioni di euro per garantire i pagamenti delle retribuzioni al personale in sofferenza, sia con una serie di ispezioni per verificare l’utilizzo delle risorse destinate alla voce personale ed erogate agli Enti gestori di attività formativa a valere sul Piano regionale dell’offerta formativa (Prof) 2011. Ed allora “pensiamo positivo”. Proviamo a raccogliere idee e proposte per migliorare il settore. Proviamo a girarci intorno per individuare i tanti operatori sani ed in regola, pronti ad offrire la propria professionalità al servizio della collettività.

Perché quello dell’offerta formativa è un’attività istituzionale che la Regione deve garantire ai propri cittadini. Bisogna capire come, con chi e con quali mezzi. Riorganizzazione il settore si può e si deve fare. Ed allora invertiamo l’ordine dei fattori nella speranza che il prodotto finale eccezionalmente possa cambiare. Proviamo a partire dall’esempio di una ventinovenne posta a capo di uno degli assessorati più difficili ed ostici per il Governo Crocetta. Ricordiamo che, l’assessore Scilabra, nel concludere l’ultimo incontro con le organizzazioni sindacali, ha dichiarato, tra l’altro, che necessita “un nuovo modello di formazione, libero da condizionamenti, che ponga al centro le nuove generazioni e che miri realmente alle esigenze del mercato”.

La dichiarazione dell’assessore si unisce al suo stupore nell’apprendere che non è stato previsto l’avvio, per esempio, di un processo di riqualificazione del personale interessato alla mobilità (argomento affrontato nel nostro articolo dello scorso 18 dicembre). Il tutto con un servizio-non servizio reso alla Sicilia, con evidenti elementi di criticità, sotto gli occhi dei riflettori nazionali, e che pone in seria difficoltà gli operatori del settore. Alcuni di essi, ben il 10 per cento o più, già raggiunti dai provvedimenti di licenziamento. Ed altri ne seguiranno in un momento sociale in cui i dati della disoccupazione si fanno particolarmente sentire.

Nel quadro delle nostre interviste abbiamo commentato l’attuale situazione, ampliandone la visione anche alla luce dell’ordinanza del Consiglio di giustizia amministrativa per la Regione siciliana (Cga) sull’Ecap di Caltanissetta. E lo abbiamo fatto con Angelo Vitale, direttore dell’Enaip Caltanissetta  (nella foto a destra) e collaboratore, anche perché apprezzato consulente del lavoro, di Adapt, il centro per gli studi Internazionali e Comparati sul Diritto del Lavoro e le Relazioni Industriali, il cui coordinatore scientifico è il Professore Michele Tiraboschi.

Dottore Vitale, lei opera nel settore dell’istruzione e della formazione professionale quasi interrottamente dal 1973. Ha, quindi, vissuto le esperienze nazionali, regionali e comunitarie. Dai corsi finanziati dal Ministero a quelli odierni. Come operatore decano come valuta l’attuale situazione?

“Sì, ho avviato le mie prime esperienze con il Ministero allorquando, per ogni qualifica, erano presenti appositi indicatori di contenuti, ore, attrezzature, prove, etc., e la programmazione partiva dalle province, in sede di Ufficio del lavoro, per giungere al Ministero quale organo di coordinamento e finanziamento. Intervenne poi la legge regionale n.24 del 6 marzo 1976 e le attività ivi previste. Il Legislatore regionale, del 1976, fu lungimirante ed anticipatore della legge quadro del 1978, la 845. Come ha evidenziato la commissione parlamentare, il sistema funzionò sino a quando il sistema stesso non si allargò, aggiungo anche ingiustificatamente, sino a raggiungere i numeri del 2009 allorquando, in preda alla crisi finanziaria della Regione, e non solo, si registrò il black-out. Esigenze di cassa hanno poi voluto il passaggio alle risorse comunitarie. Al ragionamento del passaggio non ci sarebbe nulla da eccepire qualora i sistemi di finanziamento, gestione e rendicontazione coincideressero. Si aggiunga che la polica comunitaria persegue obiettivi ben diversi, sposati in sede nazionale e poco, o per nulla, recepiti in sede regionale. In Europa e in Italia si parla come di un unico sistema di istruzione e formazione professionale. Non distinti. L’attenzione è per le persone”.

Adesso ci ritorniamo. E allora, secondo Lei, cosa non ha funzionato?

“Chi ha partorito questo sistema ha sottovalutato, o non ha valutato, intanto gli effetti di questo passaggio. Nel ragionamento era necessario gestire un periodo transitorio. Traghettare il sistema. E completarlo con azioni di ben più ampio respiro. In linea con la legislazione regionale. Disattesa in diversi punti. Si spera che il nuovo Governo Crocetta riveda talune diverse disposizioni riconducendole alla legislazione vigente”.

L’assessore ha dichiarato che il Governo regionale vuole porre la propria attenzione alle nuove generazioni. Anche il programma del Presidente Crocetta si muove in questa direzione. Argomenti che lei ha trattato in una sua analisi: ‘Il percorso della sfida educativa Un proposta di discussione” pubblicata sul Bollettino Adapt del 19 ottobre 2009, n. 30)’.

“Grazie di aver ricordato il mio lavoro. Sono principi condivisibili che si sposano con indirizzi comunitari e nazionali non presi a base delle modifiche, in via amministrativa, poste in essere in Sicilia, la cui ‘sintesi’ finale, l’Avviso 20, costituisce la negazione dei principi stessi. Allora indicavo che punto centrale è la responsabilità individuale dei giovani, dei lavoratori, dell’individuazione del percorso di istruzione e formazione. Su tale percorso gli erogatori devono integrarsi in uno con il mondo delle imprese. Erogatori che si devono rinnovare per superare una concezione vecchia, ma assai radicata, dei modelli educativi di istruzione e di formazione e per progettare percorsi di istruzione e formazione di qualità, accessibili a tutti e coerenti con le esigenze del sistema produttivo, adattandosi ai bisogni individuali predisponendo piani di studio personalizzati. Rafforzare l’integrazione con il mercato del lavoro e rendendo trasparenti e mobili le qualifiche. Azioni, queste, che devono essere frutto di un’interazione/integrazione dei sistemi educativi”.

Cosa diventa, centrale, allora, in un’ipotetica riforma del sistema formativo?

“Fondamentale diventa la collaborazione tra le parti sociali nell’azienda e nei territori, affinché il loro incontro possa luogo a soluzioni concretamente utili, al di là della prescrizione formale, come nel caso della qualità delle attività di formazione. Argomenti, questi, frutto di una veloce sintesi dei documenti nazionali e comunitari, che non si intravedono nell’Avviso 20. Siamo partiti con una valutazione territoriale di risposte al fabbisogno formativo per giungere a risultati sostanzialmente differenti. Non è una valutazione personale. Sono i numeri che parlano: basta confrontare l’Avviso 20 con il decreto finale. Questa nuova – e mi permetto di definire corretta – concezione del Governo Crocetta quindi è positiva per ridare alla Sicilia un sistema di istruzione e formazione”.

(continua)


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