La rotazione del personale dellassessorato regionale Istruzione e Formazione professionale ha camuffato il trasferimento per punizione? Sembrerebbe proprio così a giudicare dallimmobilismo che oggi regna negli uffici svuotati per effetto della deportazione di tanti dipendenti decisa dal Governo della Regione. Una ‘deportazione che, a quanto pare, non avrebbe risparmiato anche i dipendenti che avrebbe scavato nel marcio del Ciapi di Palermo Ma andiamo con ordine.
Latmofera, insomma, è quella dell’interruzione di pubblico servizio. In pratica, non è mai iniziata la riorganizzazione degli uffici del dipartimento regionale Istruzione e Formazione professionale. Questo è quanto emerge se si accede al dipartimento per ragioni di lavoro. Il trasferimento del personale non sembra aver apportato alcun beneficio. Semmai emerge un quadro caotico nella gestione amministrativa. Tutto è ingessato, tutto si presenta alla rinfusa: carpette buttate a destra e manca, fascicoli che si rincorrono, raccoglitori contenenti notizie riservate scomparsi nel nulla.
Poi la vicenda del personale. Fino a qualche mese addietro al Servizio gestione, dove si emettono, per esempio, i mandati di pagamento per gli Enti formativi operava almeno una trentina di dipendenti. Oggi non vi è che qualche unità di personale ad avamposto del “fortino”. Uno stato degenerativo della “cosa pubblica” che non ha precedenti nella storia della pubblica amministrazione regionale. Un immobilismo sospettoso che richiama vecchi meccanismi clientelari del recente passato.
La scadenza elettorale del 24 e 25 febbraio prossimo può aver spinto lassessore alla Formazione, Nelli Scilabra, a frenare ogni cosa? Può darsi. In effetti, non trova alcuna giustificazione che, ad un mese dal trasferimento del personale, nulla si sia fatto per riorganizzare gli uffici dellassessorato. Allora sembrerebbero fondate le voci secondo le quali, da un lato, lassessore Scilabra avrebbe ricevuto pressioni politiche per tenere fermi i pagamenti agli Enti formativi fino al termine delle elezioni. E, dallaltro, avrebbe chiuso un occhio su uno strano fenomeno. Quale?
Negli uffici del dipartimento Formazione professionale continuano ad operare dipendenti regionali e tecnici esterni allamministrazione regionale devoti allex dirigente generale, Ludovico Albert, agevolati dalla continua assenza della dottoressa Anna Rosa Corsello, dirigente generale ad interim di questo dipartimento, troppo impegnata nei tantissimi incarichi apicali ai vertici della burocrazia regionale. Considerato che Albert brigherebbe per rimettersi a capo dellambito dipartimento e sarebbe pronto a subentrare alla Corsello ad elezioni politiche vinte dal Pd, i suoi prodi e fedelissimi soldati spingerebbero per congelare ogni attività in attesa del ritorno dello sceriffo. Questo giustificherebbe il silenzio calato su questo scandaloso stato di cose.
Va ricordato che, sempre ad oggi, torniamo a sottolinearlo per la gravità degli effetti sui livelli occupazionali del settore, sono ferme le emissioni dei mandati di pagamento sull’Avviso 20/2011 in favore degli Enti gestori. Fermi i pagamenti del primo 25 per cento, ma anche del secondo. I lavoratori della formazione professionale, stante i fatti, avranno da aspettare, forse, la “manna dal cielo”.
Tutto questo nonostante le rassicurazioni del Governo regionale. Passeggiando per i corridoi dei piani dellassessorato Istruzione e Formazione professionale, invece, si respira aria di disorientamento e smobilizzo. Qualche assiduo frequentatore degli uffici paventa il rischio che nulla sia cambiato. Cosa significherebbe? In pratica, facendo due conti, sarebbero stati allontanati dirigenti e funzionari regionali poco ubbidienti.
Eclatante sarebbe il caso di alcuni dirigenti di servizio che sarebbero stati silurati per avere deciso, carte alla mano, la chiusura della macchina mangiasoldi chiamata Ciapi. LEnte di formazione della Regione siciliana, è noto, è finito nel mirino dellautorità giudiziaria causa un festival di probabili reati civili e penali in corso di accertamento. Una bella responsabilità, quella di silurare dirigenti regionali che hanno fatto il proprio dovere smascherando un sistema clientelare fatto di corruzione e frode comunitaria. Però i conti tornano: uomini del Pd che silurano i dipendenti del settore e hanno scovato le magagne di un Ente, ilCiapi di Palermo, che era diventato un feudo clientelare della stesso Pd.
In tanti si chiedono allora quali siano le reali intenzioni dell’assessore Scilabra e dei suoi amici pidiessini (leggere Giuseppe Lumia). Come si può gestire un assessorato così complesso e articolato senza personale e senza la benché minima idea di gestione di un pubblico servizio? L’allarme occupazionale, lanciato nelle scorse ore sia dall’associazione Confap Sicilia, che associa tutti gli Enti no profit cattolici che erogano la formazione ai giovani in obbligo scolastico, sia da Forma Sicilia, che associa oltre il cinquanta per cento degli Enti formativi operanti in Sicilia, deve fare riflettere.
Gli Enti siciliani sono pronti a chiudere le sedi formative. Eppure, a guardare all’attuale andazzo degli uffici di questo dipartimento non si respira aria di emergenza. Anzi, come già ricordato, i corridoi e le stanze sono semi vuote. Sorge un dubbio: il presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, è a conoscenza di questo stato di cose? Ne è consapevole?
Il Governo, in questi giorni, sta compiendo ogni sforzo per salvare i lavoratori della formazione professionale licenziati da un sistema perverso, messo in piedi dal precedente Governo regionale di Raffaele Lombardo in combutta con il Pd. Che soluzione è quella di disporre, così sembrerebbe, il trasferimento dei fascicoli dall’assessorato ai centri per l’impiego dislocati lungo l’Isola, per procedere alla chiusura dei rendiconti, fermi in alcuni casi da dieci anni, quando nessun pagamento viene effettuato a chi, tra gli enti formativi, ha operato correttamente? Il sistema formativo, in questa maniera, è destinato entro brevissimo tempo a chiudere.
Non si può pensare solamente a controllare, ispezionare, denunciare il marcio senza mettere in campo gli strumenti di salvaguardia del sistema, dei livelli occupazionali e degli obiettivi didattici. Sorge allora il dubbio che gli annunci diretti al salvataggio di quasi seicento lavoratori, a cominciare da quelli del Cefop, possa essere solamente una trovata pubblicitaria pre elettorale pensata sempre all’interno dei soliti ambienti politici.
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