LA LETTERA: Riceviamo e pubblichiamo la lettera di un nostro lettore, che lavorando nel settore, preferisce rimanere anonimo:
“Cara redazione di LinkSicilia
come tanti operatori del settore della Formazione professionale, non posso che ringraziare il vostro giornale per l’attenzione che riservate all’argomento, soprattutto al drammatico problema degli stipendi non pagati.
Tuttavia, e queso non è rivolto a voi, ritengo che sia anche arrivata l’ora di fare auto-critica. Che il settore abbia bisogno di una radicale riforma, credo sia indubbio. Sono finiti (almeno si spera) i tempi in cui ogni politico di turno arruolava nuovi eserciti di ‘clientes’ grazie ai fondi della Formazione.
Non sono io ma la Corte dei Conti che ha definito questo settore “il buco nero dell’amministrazione regionale” , un settore che “è servito più ai formatori che agli altri” ecc…
Le recenti inchieste giudiziarie, poi, non hanno fatto altro che confermare questo scempio di risorse pubbliche.
Insomma, ad essere onesti, il settore, al di là di sicure professionalità, è indifendibile. Sacrosanta la richiesta di tutti i dipendenti che aspettano di vedere retribuito il loro lavoro. E, spero, che i sindacati, davvero si stiano battendo per questo scopo.
Ma non si può pretedere altro. Se i dipendenti della Formazione sono diventati migliaia, non è certo per un disegno di una sana politica. Bisogna avere il coraggio di ammetterlo.
Purtroppo, e questo lo so bene, non siamo in un Paese in cui, chi perde un lavoro, ne trova subito un’altro. Ma usare la formazione professionale come ammortizzatore sociale, come un luogo in cui devono lavorare in migliaia, perché non c’è altro, non mi sembra logico. E come se una fabbrica in evidente stato di fallimento, si ostinasse a rinnovare i contratti ai suoi operai.
So che le cose che dico non piaceranno a tanti miei colleghi. Ma, come detto all’inizio, l’autocritica è sempre necessaria”.
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