Formazione professionale tra speranza e realtà

da Vincenzo Altese
riceviamo e pubblichiamo

Intorno a me, la disperazione di quei colleghi che vivono soltanto di questo nostro discontinuo stipendio, la frustrazione di chi invece, può comunque soddisfare i propri bisogni primari grazie ad altre entrate, l’ignavia dei soliti servi muti, il cui referente politico o il padrone di turno, ordina di lavorare in silenzio e di aspettare, perché “tutto si sta sistemando”, ed infine l’indifferenza di quegli esseri umani che compongono il mondo politico, l’Amministrazione Attiva, gran parte del mondo sindacale, e che in una parola, potremmo individuare in chi ha il potere di compiere azioni che ricadono direttamente sull’esistenza, sulla qualità della vita – ed anche purtroppo sul tipo di morte da infliggersi – di altri esseri umani, cioè di quelli che lavorano nel Sistema Formativo siciliano.
Quell’ampio campionario di varia umanità in cui rivedo me ed i miei colleghi, denuncia un unico tratto interiore comune, che sembra essere l’ultimo appiglio esistente contro l’autodistruzione ma anche contro ogni impulso all’eterodistruzione : LA SPERANZA.
E’ la speranza che domani arrivi l’unica buona notizia che aspettiamo e cioè che alla nostra puntuale prestazione lavorativa corrisponda l’altrettanto puntuale erogazione del compenso pattuito;
la speranza che questa volta l’Anno Formativo inizi regolarmente come da sempre inizia l’Anno Scolastico di ogni ordine e grado;
la speranza che quest’anno gli esami di qualifica vengano svolti immediatamente dopo la fine del corso;
la speranza che all’utenza venga corrisposto il rimborso spese/borsa di studio previsto, entro termini ragionevoli;
la speranza che le risorse economiche impegnate, che siano regionali o comunitarie, vengano utilizzate sotto un oculato controllo, che miri ad assicurare l’efficienza della spesa e l’efficacia dell’intervento formativo, e non dispersi in rivoli autarchicamente gestiti da gruppi politico-affaristico (come le recenti inchieste hanno parzialmente svelato), o dal soggetto privato di turno, a cui la Regione si è affidata ad occhi chiusi, per la realizzazione degli interventi formativi.

Nonostante tutto quello sia successo negli ultimi mesi, anche quest’anno si ripartirà con l’attività formativa così come avviene ininterrottamente dall’entrata in vigore della legge 24/76, che piacendo o non piacendo, è la norma madre del sistema formativo siciliano. Tuttavia, a quelle speranze variamente declinate, si contrapporrà una diversa ed opposta realtà, e questa, come è sempre accaduto negli ultimi anni, avrà la meglio sull’altra. Oggi, stiamo comunque lavorando per consentire l’avvio della nuova annualità rispettando il calendario impostoci “finalmente” dalla Regione, anche se in verità l’inizio dell’Anno Formativo senza che sia stata eliminata una sola delle criticità elencate, ha purtroppo il sapore amaro di un tentativo di normalizzazione di un settore che normale non è, di un modo per usare – ancora una volta – la speranza, come strumento per zittire anche i pochi che hanno avuto sin qui, la possibilità e la volontà di urlare la loro rabbia e la loro disperazione, per essere stati trasformati in pedine di un oscuro gioco in cui, per ora, gli unici a pagarne un prezzo sono proprio i lavoratori.
Queste ultime settimane di mobilitazione spontanea, appoggiata soltanto dalle sigle sindacali tradizionalmente definite minori, ma che hanno dimostrato un rispetto per il lavoratore, sconosciuto a quelli storici, hanno prodotto oltre a qualche risultato, anche tanta amarezza, dovuta alla scoperta di un incredibile e indescrivibile stato di anarchia e mancanza di senso della responsabilità, che trasudano dal palazzo dove ha sede l’Assessorato Regionale all’Istruzione e Formazione. Per conseguire, dopo aver trascorso tanti mesi senza stipendio (da 9 a 14 a seconda dei casi), la concreta speranza di percepirne almeno due prima di Natale, sono stati necessari, a parte le tragedie che ci segneranno per sempre, uno sforzo immane, fatto da:
gli ordinari cortei di protesta per le vie del capoluogo di Regione;

un presidio permanente innanzi i cancelli dell’Assessorato competente;

l’occupazione della sede Anfe Regionale di Enna con prolungato sciopero della fame dei lavoratori;

l’occupazione di quella di Agrigento e di quella di Alcamo che ha contemporaneamente anche sostenuto attivamente il presidio palermitano;

ed ancora, l’occupazione della sede Anfe Regionale di Mazara del Vallo e la proclamazione dello stato di agitazione e di partecipe solidarietà, anche dei colleghi di Messina.

Concretamente ad oggi, il minuscolo ma fondamentale risultato portato a casa, e che comunque finisce almeno per alimentare ancora una volta la speranza, è il primato di esser riusciti a METTERE IN MOTO LA MACCHINA AMMINISTRATIVA DELL’ASSESSORATO ALLA FORMAZIONE. Questa, purtroppo, era inesorabilmente e totalmente ferma, in spregio ai principi di buon andamento, imparzialità ed efficienza, a cui la Pubblica Amministrazione deve informare la propria attività, ma molto più in spregio, della sorte di migliaia di lavoratori i cui diritti si sono volontariamente calpestati. La Pubblica Amministrazione, benché entità astratta, non dimentichiamoci che agisce per mezzo di uomini e donne che, in questo caso, hanno deliberatamente scelto di NON FARE ciò che gli obblighi di servizio e l’irrinunciabile imperativo morale avrebbe imposto di fare, incuranti degli effetti che questa inerzia poteva provocare sulla pelle di tanti uomini e donne impegnati in questo settore lavorativo .
In questi giorni abbiamo avuto contezza del fatto che i decreti di finanziamento dei progetti approvati, emessi dal Dirigente Generale a partire dal 11 novembre, giacevano sulle scrivanie dei responsabili senza che si procedesse alla loro solerte istruzione per la successiva trasmissione alla Ragioneria, passaggio indispensabile per il riconoscimento ed erogazione del primo acconto agli Enti beneficiari.
Soltanto grazie all’appariscente mobilitazione dei lavoratori che hanno partecipato alle articolate proteste giornaliere, si è ottenuto dall’Assessore e dal Dirigente Generale, di mettere in moto queste procedure, sebbene ad un ritmo ritenuto del tutto insoddisfacente, anche dagli stessi vertici del predetto Assessorato. A questi, devono riconoscersi alcuni momenti –sebbene insufficienti- di sincera partecipazione emotiva ai vitali problemi rappresentati dalle delegazioni dei lavoratori, ricevuti quasi quotidianamente, e talvolta trattati anche con il rispetto che essi meritavano. Certamente al lento ma visibile cambio di rotta, deve aver anche giovato la consegna in prestito temporaneo e gratuito di TRE MACCHINE FOTOCOPIATRICI CON RELATIVI TONER E RISME DI CARTA, per sopperire all’asserita mancanza di strumenti, denunciata dai funzionari preposti a a quel lavoro.
Dopo un’ennesima giornata e nottata di aspra mobilitazione, il numero dei colleghi che potrebbero percepire un paio di mensilità entro la fine dell’anno, va aumentando, ma malgrado la speranza ci sorregga ancora, nessuno crede realmente che per tutti ci sarà questa stessa possibilità visto che troppo tardi la coscienza di chi poteva si è risvegliata
In questa situazione di vera emergenza sociale, l’interesse degli operatori è –per forza di cose- tutto concentrato sulla possibilità di ricevere un piccolo ma immediato acconto sugli enormi crediti vantati, alleviando un tantino le difficili posizioni personali, anche se siamo certi che intanto, oscure menti stiano progettando il futuro della Formazione Professionale e per essere più chiari, come pilotare quei 200/300 milioni di euro che essa vale ogni anno. Tuttavia, almeno coloro i quali oggi si stanno impegnando nella protesta e nella proposta, hanno ormai imboccato una strada di consapevolezza di se e di rifiuto del concetto di passiva accondiscendenza, che ha da sempre caratterizzato la categoria e speriamo (ancora una volta) che sia di esempio per tanti altri. Trascorse le festività natalizie, incassato il riconoscimento del primo e per ora fondamentale punto di rivendicazione, ci sarà il tempo per tutto il resto, se si vorrà.

 

 

 

 


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