Formazione professionale, la filiera dei controlli strozza gli Enti formativi

L’annuncio dell’insediamento del Tavolo tecnico sulla riforma della formazione professionale, da parte del Governo regionale, previsto per il prossimo 15 marzo apre una fase nuova di confronto non solo con le parti sociali. Dalle pagine del nostro giornale lanciamo l’iniziativa di pubblicare un argomento al giorno per lasciare spazio di commento e proposta ai lettori interessati a far conoscere le proprie idee. Una maniera democratica e partecipativa per esprimersi oltre la rigida impostazione di un tavolo istituzionale, aperto solamente a sindacati datoriali e dei lavoratori.

Sarà nostra cura raccogliere ogni proposta finalizzata ad apportare miglioramenti al disegno di legge di riordino del sistema formativo regionale e recapitarla al presidente della Regione siciliana.

Oggi affrontiamo il tema dei controlli. Il metodo di sparare nel mucchio non può funzionare, né è tollerabile che, per esigenze di legalità e efficienza, si continui a operare perseguendo una visione strabica della realtà che tiene sotto controllo gli Enti con meccanismi vessatori o di pura molestia burocratica.

Con quale effetto? Di certo quello di suscitare ostilità nei confronti della pubblica amministrazione. Altro che rinnovamento!

Ma di cosa parliamo effettivamente quando ci riferiamo ai controlli attualmente esercitati sugli Enti? E, soprattutto, quale sarebbe questo sistema così vessatorio? Per fornire una risposta esauriente, riportiamo di seguito i passaggi relativi all’attuale sistema di controlli.

– Primo controllo. Ogni progetto viene approvato da una commissione di valutazione che opera un primo controllo di congruità su costi, sulla professionalità da impiegare, sulla coerenza delle azioni da attuare;

– Secondo controllo. Ad approvazione avvenuta, il progetto viene rimodulato e ricontrollato dal Servizio gestione del dipartimento regionale Istruzione e Formazione professionale.

– Terzo controllo. Ad ogni variazione di spesa è previsto un controllo, o in termini di comunicazione preventiva, o di autorizzazione.

– Quarto controllo. Successivamente, viene previsto il controllo di idoneità dei locali e delle attrezzature utilizzate da parte dell’Ispettorato del Lavoro.

– Quinto controllo. È previsto un controllo sulle attività didattiche da parte della locale sezione dei Centri per l’Impiego.

– Sesto controllo. È previsto un controllo per la vidimazione dei registri da parte dei Centri per l’impiego competente territorialmente.

– Settimo controllo. È previsto un controllo quotidiano, informatico o per comunicazione telematica, sulla presenza degli allievi in classe.

– Ottavo controllo. È previsto un controllo documentale sui soci degli Enti gestori e sulle loro parentele.

– Nono controllo. Ai fini dell’ottenimento della prima anticipazione, gli uffici dell’assessorato regionale alla Formazione professionale richiedono una mole impressionante di documentazione, tendente a verificare le operazioni di avvio del progetto per acquisire costose garanzie fideiussorie, utili solo alle finanziarie che le rilasciano.

– Decimo controllo. È previsto un controllo sulle attività in sede di richiesta di secondo acconto.

– Undicesimo controllo. Dal 2013 sono stati previsti controlli anche sulla tempistica della erogazione dei compensi dei collaboratori.

– Dodicesimo controllo. Un controllo ulteriore è stato previsto, nel rispetto delle procedure previste dalla piattaforma informatica Faros, nata per la gestione delle attività formative finanziate con l’avviso 20/2011, per il reclutamento dei collaboratori.

– Tredicesimo controllo. Un controllo minuzioso e particolare è stato predisposto con l’introduzione della figura del revisore dei conti. Qual è il compito? Controllare ciò che viene controllato dal Servizio gestione del dipartimento regionale Formazione professionale. Quale l’effetto per gli Enti? Il sostenimento di un costo elevato e inutile. Un controllo in due tappe viene predisposto in fase di rendicontazione.

– Quattordicesimo controllo. La prima tappa finalizzata alla redazione della nota di revisione.

– Quindicesimo controllo. La seconda tappa è finalizzata all’approvazione definitiva delle spese.

A questi vanno aggiunti tutti i controlli esercitati sui provvedimenti amministrativi dalla Corte dei Conti. Inoltre, va ricordato che l’amministrazione regionale si riserva di effettuare, in veste ispettiva, controlli a vario titolo e in qualsiasi momento (accreditamento, etc.).

Un controllo, seppur indiretto ma pienamente operante, è quello attuato attraverso le visite ispettive dell’ente certificatore del sistema di qualità. Controllo che, in pratica, gli Enti sono costretti ad attuare se non vogliono perdere l’attribuzione di qualche punto aggiuntivo che in sede di valutazione della proposta di finanziamento potrebbe essere determinante.

Anche questi controlli normalmente sono autoreferenziali oltre che molto costosi.

Altro tema che lanciamo in questo percorso partecipativo è quello dei controlli che hanno finora inciso negativamente sul funzionamento complessivo della filiera formativa. Cominciamo col dire che la batteria dei controlli è stata introdotta con il proposito di rispondere a criteri di efficienza e legalità. Rileviamo che lo stesso, però, ad oggi si è rivelato un sistema unidirezionale.

Infatti si è rivolto indistintamente contro tutti gli Enti che operano sussidiariamente nel settore. Al punto tale da far sorgere il sospetto che i controlli predisposti sulla gestione degli Enti sarebbero volutamente farraginosi per dare un colpo mortale alla formazione siciliana. Senza essere generici nell’affermazione, lo strumento pare voglia colpire proprio gli Enti formativi che non hanno proprio niente a che vedere con il sistema del malaffare insidiatosi nella formazione professionale siciliana. Questo perché le più grosse concentrazioni di Enti e società di capitali, entrate nel settore grazie all’apertura garantita dall’Avviso 20/2001 possono attivare efficaci meccanismi di assorbimento di tutti i più minuziosi controlli che comportano pesanti ritardi nell’erogazione delle trance di finanziamento.

Di contro, gli Enti piccoli e di media dimensione non possono contare sulle consistenti disponibilità economico-finanziarie che vengono utilizzate dai capitalisti speculatori e che sono necessarie ad anticipare le risorse regionali per far fronte agli impegni assunti attraverso i progetti approvati a valere sull’Avviso 20/2011.

Le anticipazione sugli importi approvati, proprio per le lungaggini dei controlli, vengono erogate con ritardi di mesi e mesi. Spesso, come è accaduto per gli Enti cattolici impegnati sulle attività di obbligo scolastico, persino oltre l’anno.

Senza dimenticare che, quando si tratta del 20 per cento erogabile solo a rendicontazione chiusa, i ritardi possono arrivare a toccare anche i 10 anni. Sembra assurdo eppure è così.

Il perdurare di una simile situazione fra non molto costringerà gli Enti di piccole dimensioni al fallimento con drammatici effetti su una fetta consistente di lavoratori ed un ulteriore livellamento verso il basso della qualità dei servizi formativi.

Altro aspetto da proporre, per un confronto con i lettori, è la mancata applicazione del sistema di miglioramento dell’azione amministrativa introdotto dal decreto legislativo n.150 del 27 ottobre 2009 di attuazione della legge 4 marzo 2009, n. 15, in materia di ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico e di efficienza e trasparenza delle pubbliche amministrazioni. La riforma legislativa, conosciuta come decreto Brunetta (ministro all’epoca per la Pubblica amministrazione e innovazione) ha introdotto alcune disposizioni che in Sicilia ancora sono quasi del tutto inapplicate.

Cerchiamo di analizzare nel dettaglio: Il decreto legislativo n. 150 /2009 introduce, per tutto il pubblico impiego, una nuova modalità di funzionamento che dovrebbe determinare una gestione efficiente ed efficace della pubblica amministrazione. Uno dei passaggi fondamentali della nuove disposizioni consiste nel fatto che, gli uffici pubblici di ogni livello, quindi anche l’assessorato regionale Istruzione e Formazione professionale, si debbano dotare di un piano triennale della performance che individui obiettivi di qualità e miglioramento della macchina amministrativa.

Praticamente, dal 2010 in poi anche l’assessorato, guidato oggi da Nelli Scilabra, avrebbe dovuto rendere noto il proprio piano triennale sulla performance accompagnato dalle relazioni consuntive per ognuno per ciascun anno. Cosa significa? Facile! L’assessorato regionale alla Formazione professionale dovrebbe funzionare in modo totalmente diverso da come siamo abituati a vedere fino ad oggi.

Il dirigente generale del dipartimento, per esempio, dovrebbe avere assegnati degli obbiettivi annuali di miglioramento misurabili, realistici, attuali, rilevanti. Alla stessa stregua, ciascun dirigente di servizio dovrebbe aver ricevuto l’assegnazione di precisi obiettivi collegati alle attività assegnate. Obiettivi di miglioramento che dovrebbero produrre ricadute positive per il cittadino. Cosa che non è avvenuta ad oggi.

Il piano triennale della performance, inoltre, dovrebbe stabilire il modo concreto per valutare la performance dei dirigenti attraverso il ciclo di gestione degli obiettivi attesi. Questa filiera amministrativa, oltre che alla definizione degli obiettivi, dei risultatati attesi e degli indicatori per ciascuna finalità, dovrebbe stabilire un collegamento con e risorse (pesatura degli obiettivi assegnati, monitoraggio dell’attuazione del piano, misurazione della performance individuale, assegnazione in base a fasce di merito del salario di merito e della posizione, rendicontazione annuale dei risultatati ottenuti). Peraltro è lo stesso decreto Brunetta a stabilire che, senza un vero piano triennale delle performance, non si possono erogare compensi legati al merito.

Un sistema di controllo dovrebbe principalmente essere funzionale al miglioramento dell’offerta formativa secondo criteri di qualità come l’efficienza e l’efficacia. Di seguito riportiamo alcuni indicatori che ci potrebbero aiutare a capire meglio i punti essenziali di un piano della performance in un assessorato come quello della Formazione professionale.

Il primo potrebbe riguardare il numero di soggetti che ultimano i corsi sul numero di quelli che hanno ultimato le attività corsuali negli ultimi tre anni. Ma ve ne sono molti altri: i risparmi sostenuti senza abbattere l’utenza, i tempi medi di attesa per l’erogazione dei finanziamenti, il livello di soddisfazione degli utenti misurato in termini di comunicazione efficace, la competenza degli erogatori, l’applicazione di nuove tecnologie didattiche, gli abbandoni sul numero di abbandoni nei tre anni precedenti. E ancora, il livello di abbattimento della dispersione scolastica attraverso l’offerta formativa, le metodologie di facilitazione dell’apprendimento effettivamente impiegate, il numero di corsi di qualificazione innovativa effettuati sul numero di corsi di tale tipo effettuati negli anni precedenti, i livelli medi di emanazione dei provvedimenti e così di seguito.

Va da sé che, senza la definizione di questa batteria di obiettivi e relativi indicatori, l’amministrazione regionale potrà “silurare” tutti i dirigenti e tutti i funzionari di un dipartimento ma difficilmente produrrà risultati soddisfacenti peri cittadini. Sono solo misure in “salsa gattopardesca”.

Esperienze passate raccontano svariati casi di sviluppo delle organizzazioni basate esclusivamente sul sistema dei controlli e, in esse, i controllori erano diventati più che altro dei controllati, facendo registrare spese maggiori di quelle che si sostenevano per produrre. Si è trattato di organizzazioni malate con una classe dirigente totalmente inefficiente. Miscela portatrice di disastri che, di certo, non sono stati mai utili ai cittadini.

Attendiamo spunti e proposte migliorative.

 


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