Formazione: Luciano Luciani scrive a Renzi e Poletti

DANNO ERARIALE, 200 MILIONI DI EURO PER SPESE LEGALI E ONORARI, VIOLAZIONI DI NORME DI LEGGE, DISCREZIONALITA’ NELL’ACCESSO ALLA CASSA INTEGRAZIONE, ILLEGITTIMITA’ NELLE PROCEDURE DI MOBILITA’ E L’ENORME CONTENZIOSO: QUESTI ALCUNI DEI TEMI CONTENUTI NELLA LETTERA-DENUNCIA DEL PRESIDENTE DELL’AREF AL CAPO DEL GOVERNO E AL MINISTRO

“Si va manifestando nel suo insieme, una precisa volontà politica del presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, dell’assessore all’Istruzione e alla Formazione professionale, Nelli Scilabra, e del dirigente generale del dipartimento Istruzione e Formazione professionale, Anna Rosa Corsello, di azzerare il sistema formativo regionale”.

A dichiararlo è Luciano Luciani (nella foto a sinistra tratta da ilcorriereditunisi.it), presidente dell’Associazione regionale enti di formazione operanti in Sicilia (Aref), che in forza del consistente contenzioso con l’Amministrazione regionale stima un costo, per onorari e spese legali, di almeno 200 milioni di euro e quindi un probabile danno per le ‘casse’ della Regione siciliana.

“Emerge una precisa volontà di scardinare il sistema e di danneggiare gli operatori del comparto – dichiara Luciani – e la vicenda umana di una platea di oltre 12 mila persone. E il Governo del presidente Rosario Crocetta arriverebbe a tale risultato – rilancia – anche attraverso il definanziamento dei capitoli di spesa di cui alla legge regionale n.24 del 6 marzo 1976 e successive disposizioni, che tutelano la continuità del funzionamento delle strutture e il servizio del personale, e l’ingiustificato ritardo nell’emanazione di atti giuridici vincolanti, stante che alla data di oggi, 12 maggio 2014, non sono state adottate le disposizioni di impegno di spesa e gli atti conseguenti”.

“L’erogazione dei fondi avviene in tempi biblici – dice Luciani – e quando la stampa informa la pubblica opinione circa tali insopportabili ritardi, i referenti del Governo, anziché attivarsi per liquidare i fondi e di evitare tragedie personali (sono avvenuti diversi suicidi), replica che sono stati avviati controlli e ispezioni per verificare se gli Enti hanno erogato i fondi al personale, pur sapendo che gli Enti hanno dovuto anticipare centinaia di migliaia di euro per il pagamento dei contributi previdenziali per i lavoratori dipendenti, condizione indispensabile per il rilascio del Documento unico di regolarità contributiva (Durc) e l’erogazione dei finanziamenti”.

Secondo il referente dell’Aref, è possibile che l’esecutivo regionale si sia attivato per utilizzare altri soggetti, come nel caso del Ciapi di Priolo, o di crearne di nuovi, pubblici o pubblici-privati, inconciliabili con la normativa europea e nazionale.

“È necessario, quindi, intervenire urgentemente per ripristinare un corretto percorso – auspica il presidente di Aref – che veda la politica e le istituzioni svolgere il loro ruolo ed evitare, ancora una volta, che solo l’intervento e le censure della magistratura possano costituire il presupposto di una rinascita virtuosa dell’intero settore”.

In una lettera indirizzata al presidente del Consiglio dei Ministri, Matteo Renzi, ed al ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Giuliano Poletti, Luciani descrive il drammatico stato in cui versa il settore in Sicilia. “Purtroppo la situazione che riguarda le politiche del welfare e della formazione professionale in Sicilia – scrive – al cospetto dei ripetuti abusi sul piano politico, morale, giuridico e istituzionale, non è più sopportabile”.

L’indirizzo scelto dal Governo Crocetta, secondo quanto riportato nella citata lettera, si pone in controtendenza rispetto alle altre Regioni italiane, che hanno adottato il sistema pubblico e pubblico-privato per la gestione della formazione professionale. In Sicilia, invece, l’esecutivo regionale ha ritenuto di rilanciare un modello pubblico legato alla gestione dei fondi destinati agli enti gestori attraverso il Ciapi di Priolo in vista del raggiungimento di precisi obiettivi non coerenti con le disposizioni esistenti.

“C’è da domandarsi – tuona Luciani – se l’attuale disegno perseguito dall’Amministrazione regionale sia legittimo o, ancor di più lecito, stante che in presenza di un Piano triennale adottato dalla Regione, precedentemente al suo insediarsi, gli enti di formazione hanno impostato l’intera programmazione in termini di risorse umane, strutture, impianti, ecc., con intuitivo, gravissimo pregiudizio a seguito di inopinati e ingiustificati tagli finanziari, clamorosi rallentamenti nella gestione del comparto per esami, nel rilascio dei connessi attestati professionali conseguiti”.

“Senza contare – prosegue Luciani – i biblici ritardi nelle rendicontazioni e liquidazioni di somme residue dovute, nell’erogazione delle somme agli allievi, al personale dipendente, alla gestione; ritardi che non possono essere addebitati al caso, ma che hanno finito per provocare la crisi irreversibile delle aziende e dei livelli occupazionali, con l’assoluta mancanza di credibilità del sistema e la rovina di tante famiglie, che affidavano al sistema formativo la possibilità di garantirsi le esigenze primarie della vita”.

Discrezionalmente l’Amministrazione regionale ha deciso di privilegiare una parte dei lavoratori a discapito degli altri. Nella nota Luciani riporta il caso del personale delle attività formative posto in mobilità nell’anno 2013 che non godrà della Cassa integrazione guadagni in deroga. Personale che non sarà tutelato, nonostante gli accordi sottoscritti dalle parti sociali con la pubblica amministrazione a livello nazionale e regionale, peraltro riconfermati per l’anno 2014, come hanno ricordato e ribadito i sindacati nel corso dell’ennesima trattativa di venerdì 9 maggio 2014, finalizzata a salvare l’Ente gestore e il suo personale e tutto questo avviene in violazione di legge e per i metodi adottati.

Questo è accaduto a causa di una nota a firma della dottoressa Corsello con la quale veniva disposto che l’Ufficio provinciale del Lavoro di Palermo avrebbe dovuto garantire, prioritariamente, la mobilità per il personale dei servizi formativi, rinviando ad altro momento la decisione per l’eventuale erogazione della Cigd per il personale della formazione professionale.

“Se ne deduce l’ovvia considerazione che in quella fase non mancavano i fondi e che la dirigente generale aveva fatto una sua personale valutazione discrezionale che penalizzava i lavoratori del settore – attesta Luciani – i quali, essendo già in mobilità da alcuni mesi, avevano diritto prioritariamente ad essere tutelati. Ed ancora la Regione, non si è neanche preoccupata di richiedere alle istituzioni nazionali un ulteriore impinguamento dei fondi destinati a tali attività, così come è avvenuto negli anni precedenti, quando è stata superata la soglia programmata da destinare al personale in mobilità”.

Il legale rappresentante dell’Aref si scaglia poi contro la decisione, assunta l’8 luglio 2013 dalla dottoressa Anna Rosa Corsello di emanare la direttiva n.4555. Provvedimento, come si evince nella lettera richiamata, imposto con effetti retroattivi e volto ad obbligare gli enti gestori, pur in assenza di decreto di finanziamento delle attività formative, a garantire i livelli occupazionali del personale nell’ottica del principio della continuità del rapporto di lavoro dei dipendenti con i loro Enti. Ciò in vigenza della citata legge regionale n.24/76 e delle successive disposizioni in forza delle quali questo onere spetta alla Regione.

“La portata di tale provvedimento ha avuto effetti devastanti – afferma Luciani – ove si pensi alle conseguenze economiche e giuridiche per gli enti di formazione ed ai possibili risvolti penali che sanzionano l’amministratore pubblico che nella qualità di pubblico ufficiale costringe o induce il legale rappresentante dell’Ente di formazione a dare denaro o altre utilità”.

A parere del presidente dell’Aref, gli Enti che hanno rispettato tale singolare ed approssimativa disposizione, comunque iniqua ed illegittima, oggi si trovano letteralmente sul lastrico, perché le attività formative sono potute iniziare solo nei mesi di febbraio-marzo 2014 e non ci sono i fondi che garantiscono la copertura dei costi del personale per i mesi successivi. Senza contare che gli allievi iscritti, sin dall’estate 2013, abbandonano i corsi che avrebbero dovuto completarsi entro giugno, mese in cui sarà stato avviato solo il 50-70 percento del monte ore delle attività formative.

“I decreti di finanziamento, per chi è riuscito dopo alcuni mesi ad ottenerli, di cui alla direttiva n°4555 – contesta Luciani – sono stati esitati nel dicembre 2013 (ambito formativo Fas e Forgio) ed erogati oggi solo per il 25 per cento, e per giunta solamente nel marzo 2014. Conseguentemente sono insufficienti a coprire i costi del personale, richiamato in servizio dalla CIG, per le attività formative da svolgere – spiega – in conseguenza della riduzione dei finanziamenti e dei clamorosi ritardi nella decretazione dei finanziamenti e delle ulteriori remore frapposte da disservizi e da adempimenti burocratici richiesti per l’avvio e la gestione delle attività formative, per cui l’Ente è stato costretto a pagare stipendi ai formatori inattivi”.

“A causa di questo stato di cose – racconta Luciani – gli enti subiranno drastici taglieggiamenti dei finanziamenti previsti per la riduzione degli allievi, conseguenza che non è dovuta all’incapacità degli enti ad organizzare le attività formative, ma ad una precisa concomitanza di fatti e circostanze che hanno finito per compromettere la credibilità del comparto in Sicilia”.

Un settore – aggiunge – quotidianamente malmenato dal presidente della Regione siciliana e dall’assessore regionale al ramo, i quali, in concreto, non adottano tutte quelle necessarie iniziative per combattere la criminalità presente e passata di certi ambienti politici e amministrativi; non ripulendo dunque l’ambiente inquinato, spendendosi in generiche accuse su tutto il sistema, anche a quella parte che ha combattuto, per diversi lustri, ogni opaca connivenza nel tentativo di dare vita ad un indifferibile ‘ripulisti’ che potesse ridare il giusto e trasparente assetto alla gestione delle attività formative”.

Sulla vicenda del ‘costo standard’ e delle procedure di mobilità del personale, secondo quanto riportato dal referente dell’associazione datoriale nella sopra richiamata lettera, l’azione condotta dal famigerato trio bis ‘CSC’, il presidente Crocetta, l’assessore Scilabra e la dottoressa Corsello, si potrebbe descrivere perfettamente con un proverbio: ‘Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire’.

“Nella mia qualità di presidente dell’Aref e di legale rappresentante dell’Istituto Italiano Fernando Santi, unico ente con sede legale in Sicilia beneficiario delle disposizioni ministeriali di cui alla legge 40/87 – dice sempre Luciani – nello scorso inverno e in più occasioni, anche a seguito di richiesta di audizione congiunta della commissione Bilancio e Finanza e della commissione Cultura e Lavoro All’Ars, ho avuto modo di manifestare al presidente Crocetta e all’assessore Scilabra che il loro disegno, qualora fosse stato quello di ‘smontare’ il sistema, doveva caratterizzarsi con il conseguente dovere politico e istituzionale di accompagnare, nella fase transitoria, gli enti e il personale verso una normale e serena ‘exit’, intesa come cessazione delle attività, con l’utilizzo e la riqualificazione del personale della formazione professionale”.

“È da aggiungere – precisa Luciani – che chi tra gli Enti di formazione professionale in Sicilia ha ritenuto di avvalersi delle norme esistenti per la tutela dei lavoratori, con l’adozione delle procedure previste dalle disposizioni in materia, nelle forme dovute ed in accordo con i sindacati, garantendo la sopravvivenza dell’Ente e le garanzie economiche e occupazionali ai lavoratori, come l’Istituto Regionale Siciliano Fernando Santi e tanti altri organismi che si sono avvalsi delle disposizioni di legge, viene formalmente e ulteriormente fortemente penalizzato, unitamente ai propri lavoratori, in forza di motivazioni che non stanno né in cielo né in terra, richiamando il ‘Costo Standard’. Per cui si assume che il finanziamento della voce personale comprenda l’annualità di riferimento (tale pretesa di fatto si estende peraltro sino ed oltre i 18 mesi), ancorchè la durata dell’erogazione dell’attività formativa, mediamente tra 6 e 9 mesi”.

Il presidente dell’associazione degli enti riferisce della condizione in cui versano taluni enti affiliati all’Aref che stanno subendo provvedimenti amministrativi di cui non si conoscono le motivazioni e che ledono l’onorabilità del loro rappresentanza legale.

“Ricordo il caso dell’ESFO/CTRS e del suo presidente, Sannasardo Roberto – sottolinea Luciani – che oltre alla sospensione dell’accredito dell’Ente, ha subito un procedimento disciplinare perché dipendente della Regione, che si è risolto con una archiviazione. Ad oggi, dopo il clamore iniziale della stampa sulla vicenda, non è stato revocato il provvedimento emesso in ordine all’accreditamento, con conseguenti e immotivati danni per l’Ente e il personale dipendente, che probabilmente si trasformeranno, in forza dei ricorsi esistenti, in danno erariale”.

“I comportamenti, le disposizioni e il clima pesante che è calato su tutto il comparto non favorisce né il confronto, né la ricerca di possibili soluzioni concordate – conclude Luciani – e l’Aref, dopo il confronto avuto all’Assemblea regionale siciliana nel corso dell’audizione con la presenza del presidente Crocetta, si è trovato escluso dai tavoli di confronto e concertazione”.

 

 


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