Oramai ci occupiamo dello scandalo targato formazione professionale da circa tre mesi. Un impegno faticoso e giornaliero. Abbiamo affrontato in lungo ed il largo diversissimi aspetti che caratterizzano la complessità del sistema formativo siciliano. Un settore che è stato messo a soqquadro dal governo regionale sullonta di una fatidica riforma epocale.
Ci piace richiamare le parole del presidente della Regione siciliana, lautonomista (?) Raffaele Lombardo. Una riforma epocale sposata dalle associazioni degli Enti formativi e dalle organizzazioni sindacali storiche. Un’operazione compiuta sotto legida della trasparenza, legalità, efficacia, efficienza e qualità intesa anche nella spesa pubblica. A nostro avviso, e lo diciamo da tanto ma da tanto tempo, si è trattato solamente di una operazione di mera contabilità e cioè lo spostamento del finanziamento dal bilancio regionale al Fondo sociale europeo (Fse). Una mera formuletta, scarna e fredda, che è stata spacciata per riforma epocale.
I mesi trascorsi ci hanno dato ragione, nonostante i detrattori e le aspre critiche ricevute con ogni probabilità da chi ne è stato lideatore, il promotore e forse anche il terminale della fatidica riforma. Intendiamo per lennesima volta esprimere il nostro giudizio sulloperazione di restailing che appare come vergognosamente clientelare per i risvolti che si registrano, in questi giorni di campagna elettorale per le regionali 2012, lungo il territorio siciliano. E lo facciamo richiamando un proverbio che ci appare proprio azzeccato. Tutti i nodi vengono al pettine. (sopra, a destra, foto tratta da snalsformazioneprofessionale.blogspot.com)
Ricordiamo che trattasi di un proverbio inteso a ricordare che, prima o poi, si pagano le cattive azioni compiute e che, prima o poi, dovremo affrontare le difficoltà rimandate. Ma forse è anche il caso di approfondire per un attimo il significato del ricorso, che spesso si fa, al proverbio. Il proverbio (dal latino proverbium) è una massima che contiene norme, giudizi, dettami o consigli espressi in maniera sintetica e, molto spesso, in metafora e che sono stati desunti dalla comune esperienza. Essi generalmente riportano una verità (o quello che la gente ritiene sia vero): si dice infatti che i proverbi sono frutto della saggezza popolare o della cosiddetta “filosofia popolare”.
Ed allora, diciamo subito che finalmente un’organizzazione sindacale è uscita allo scoperto annunciando la mobilitazione del settore. Si tratta della Uil Scuola che, in un comunicato pubblicato sul sito istituzionale, spara a zero sulle responsabilità dellamministrazione regionale e sull’ipotesi di irresponsabilità che sarebbero state additate al dirigente generale del dipartimento istruzione e formazione professionale, Ludovico Albert.
Questa testata giornalistica, in tempi non sospetti, ha sistematicamente tentato di fare emergere le incongruenze, le probabili irregolarità amministrative, le scelte incomprensibili, le mezze volontà, la giungla di provvedimenti contrastanti con il quadro normativo regionale. Decreti e circolari spesso contrastanti anche tra loro. Un caos bell’e buono. Oggi la Uil Scuola ha posto diversi inquietanti interrogativi che riprendono le tante domande poste dal nostro giornale al Governo regionale ed al pidiessino Ludovico Albert, rimaste tutte inevase. E ci rincuora sapere che non eravamo fuori tema e che invece avevamo centrato pienamente i tanti lati oscuri e bui di una scellerata gestione della formazione professionale.
Il sindacato punta il dito sulla lentezza della Corte dei Conti e sul menefreghismo del dirigente generale Ludovico Albert. Riportiamo un passo del comunicato. Ma questa lentezza a quanto pare si sposa bene con l’impossibilita’ del dipartimento Istruzione e Formazione (che ha deciso di non rappresentare nessuna urgenza) non solo di emettere nuovi mandati di pagamento ma di trasmettere al Bilancio quelli già alla Ragioneria. Perché? Perché il dipartimento rispetto al patto di stabilità ha sforato già di circa 5 milioni di euro il tetto di spesa assegnato ed al momento, se non ritira altri titoli di spesa nessun mandato 2011 o 2012 potrà essere pagato. E poi, ammesso e non concesso che il disimpegno si realizzi al più presto a quanto ammonterà? Basterà ad accogliere il primo 25% del finanziamento? E gli Enti quante mensilità potranno assicurare al personale, posto che dovranno anche assicurare regolarità contributiva sino al prossimo 25% che è legato all’inizio dell’attività d’aula? E quegli enti ‘bravissimi’ che hanno dato inizio a tutta le attività d’aula programmate perché mai non possono ricevere i due acconti uno di seguito all’altro?.
Il caos assoluto dellAvviso 20/2011. Ed allora torniamo a chiederci, ma è un caso o scientificamente voluto? Lavvicinarsi del periodo elettorale rievoca nefandezze e scelleratezze garanti del più becero clientelismo. Un fenomeno psicologico che innesta comportamenti umani al limite della decenza e della dignità. Quello che comincia ad emergere nella formazione professionale non sappiamo se è strettamente correlato con levento descritto, ma se non lo è forse un tantino vi si avvicina.
Un settore distrutto nel suo funzionamento, annientato nel sistema delle regole messe a dura prova dallelusione delle norme regionali in vigore, derubato del futuro. Si parla di mobilitazione, un modo democratico ed assolutamente legittimo di far valere le proprie ragioni da parte sindacale. Ma ci chiediamo: perché solo adesso? Perché attendere la fine per poi tentare di resuscitare il morto?
Che sia chiaro: se un autorevole sindacato denuncia a tutto il mondo che non ci sta più, latteggiamento va salutato come positivo. Almeno questo appare a nostro giudizio. Non è mai troppo tardi per alzare la voce a difesa del posto di lavoro. Ma servirà a qualcosa? Non rischia invece di degenerare a causa dello stremo a cui sono state relegate le famiglie dei 10 mila lavoratori? La cifra sembra alzarsi, ma, credeteci, non è così, ci siamo ricordati che anche i circa due mila lavoratori degli sportelli sono alla frutta da oltre otto mesi ed in condizioni disperate. Quale programma elettorale dovrebbe risollevare la speranza di un popolo in agonia? Quali segnali politici dovrebbero restituire la serenità ad un esercito di dignitosi lavoratori derubati del presente e del futuro dei propri figli?
Sono interrogativi pesanti e difficilmente raggiungibili da sensate risposte. Noi lo abbiamo detto e ridetto che il sistema era alla deriva e prima o poi sarebbe affondato dentro il porto di attracco senza mai essere partito. Le responsabilità? Ci pare che appartengano a tutti, nessuno escluso. Ma in una ipotetica classifica delle responsabilità, fatecelo dire, non possiamo che collocare al primo posto il Governo regionale, i tecnici posti a capo dei vertici politici ed amministrativi degli assessorati ed un’ottusa classe politica troppo distratta a pararsi il culo piuttosto che pensare alla cosa comune. Si rischia veramente di disperdere unimportante patrimonio umano che si ritrova ad un passo dal baratro trascinandosi con sé un’esperienza pluriennale che i saggi del settore ricordano come eccellenza esportata in tutta Italia per oltre trentanni.
Non resta ai lavoratori che leccarsi le ferite, almeno in tal modo potranno dire al mondo intero che per una volta sono riusciti a sfamarsi.
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