Formazione, la protesta di Piero Quinci «Ho già denunciato la Regione tre volte»

«Insegno Cultura generale ai ragazzi, e spiego loro quali sono i diritti e i doveri del cittadino. Ma che insegnamento diamo quando lo Stato calpesta il loro diritto allo studio?». Dallo scorso lunedì, il 21 settembre, il professore Piero Quinci si reca puntualmente ogni mattina davanti al tribunale di Catania, in piazza Verga, dove staziona per ore in una protesta silenziosa e solitaria.

L’ultima denuncia presentata da Quinci

«Sto qui in attesa che la procura mi dia per iscritto il risultato delle mie denunce. Ne ho già fatte tre – spiega Quinci – tutte rivolte alla Regione Sicilia, e inviate ai deputati dell’Ars, ai carabinieri, all’assessorato alla Formazione». La prima denuncia è stata presentata ad ottobre 2013 per procurata dispersione scolastica. La seconda lo scorso agosto per interruzione di pubblico servizio. E pochi giorni fa una terza per omissione di atti d’ufficio, «quest’ultima perché non sappiamo ancora come mai la formazione professionale per i minori non sia partita in Sicilia», afferma il docente. Quinci insegna per l’ente di formazione salesiano Cnos, ma «le denunce sono state presentate a nome dell’associazione Città solidale, di cui sono rappresentante», specifica il docente. Che in attesa dell’iter giudiziario, avanza una richiesta al sindaco di Catania: «Il suo obbligo di vigilanza non è solo rivolto al rispetto dell’obbligo da parte delle famiglie, ma anche degli Enti. Se un genitore non manda un figlio a scuola – spiega Quinci – i carabinieri lo vanno a prelevare a casa. Qui è la Regione Sicilia a non rispettare l’obbligo, quindi Enzo Bianco chieda un commissariamento da parte del Governo nazionale», afferma.

Un appello raccolto dal vicepresidente vicario del Consiglio comunale di Catania, Sebastiano Arcidiacono, che ha presentato una interpellanza di Catania chiedendo al sindaco «l’intervento del governo con un commissario ad acta, visto il suo ruolo di vigilanza», spiega il consigliere. «La mia richiesta è stata depositata, e spero che il sindaco risponda entro i 30 giorni previsti da regolamento. Non possiamo limitarci, in città, alla repressione della devianza minorile. Ci vuole la prevenzione, e questa passa anche dai 2mila e 500 ragazzi iscritti ai corsi di formazione solo in città, ma che non possono frequentare per mancanza dei fondi da parte della Regione», conclude Arcidiacono.

«Il problema è che si confonde la Formazione professionale marcia, spesso quella per adulti, con quella sana esercitata da enti come i Salesiani, che si rivolgono ai minori fino ai sedici anni, quindi è un obbligo scolastico», spiega Quinci, che mal digerisce la parole del presidente della regione Rosario Crocetta sul tema. «Lui dice di fare pulizia, in realtà ci sta solo facendo collassare il settore. Non abbiamo ricevuto un euro – continua Quinci – per i corsi già svolti lo scorso anno. Iniziati con un ritardo di due mesi per i primi anni, 6 mesi per i secondi e 10 mesi per i terzi anni. E i ragazzi stanno lì ad aspettare, magari coinvolti in attività illecite. Quando è dimostrato che chi fa un corso professionale trova lavoro nella maggioranza dei casi in pochi mesi», conclude il docente.

Leandro Perrotta

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