Formazione, la proposta di Forma Sicilia: ritorno alla legge 24

Formazione professionale in Sicilia: subito la riforma del settore per porre fine alle polemiche e al caos amministrativo. Gli Enti formativi dicono basta e chiedono il ritorno alla legge regionale 24 del 6 marzo 1976.

Ne parliamo con Paolo Genco, presidente di Forma Sicilia, associazione d’ispirazione cattolica alla quale aderisce oltre il 50 per cento degli Enti dell’Isola.


Presidente cosa intende per ritorno alla legge regionale numero 24?

“Ritornare alla legge regionale 24/76 significa intanto la fuoriuscita dal sistema formativo regionale di tutte le società di capitali. La Regione siciliana istituzionalmente opera per garantire istruzione e formazione professionale ai cittadini siciliani. E può farlo attraverso gli Enti strumentali così come previsto dalla legge 24/76, articolo 4, lettera c). La privatizzazione del sistema della formazione professionale ha allontanato il settore dagli obiettivi istituzionali, generando confusione e precariato”.

Non crede che la legge 24/76 vada aggiornata?

“Certo che va aggiornata. Siamo pronti a proporre alcuni aggiustamenti. Tra le modifiche da introdurre, a nostro avviso, la Tesoreria unica per la gestione del personale e degli allievi, immaginata presso un apposito Ufficio speciale controllo e gestione. Ai pagamenti degli stipendi a tutti gli operatori delle tre filiere, Servizi formativi (Sportelli Multifunzionali, Interventi formativi (corsi di formazione) e obbligo scolastico (Oif), si provvederebbe attraverso un servizio di Tesoreria unico affidato per bando pubblico dalla Regione siciliana ad un istituto bancario di rilievo, dove far affluire anche le risorse previste per gli allievi. Ciascun Ente nell’ambito del finanziamento assegnato provvederebbe mensilmente alla elaborazione e trasmissione dei prospetti delle competenze. Si eliminerebbe così sul nascere ogni speculazione nei riguardi del personale e degli allievi, dando massima trasparenza al procedimento amministrativo che porterebbe ad un rendiconto finale veloce e certo”.

Una delle critiche mosse al settore è quella della polverizzazione dell’offerta formativa che non sempre è garanzia di qualità del servizio erogato di Enti formativi. Come intendete ovviare a questo problema strutturale?

“Questo è un aspetto nodale di un percorso di riforma. Per Forma Sicilia occorre passare a moderne forme di aggregazione puntando sulla specializzazione. Per far questo occorre, da parte del governo regionale, l’attivazione dei distretti produttivi. L’amministrazione regionale dovrebbe favorire l’incrocio domanda e offerta formativa proveniente dai territori. I poli formativi dovrebbero specializzarsi per tipologia di settore e offrire un pacchetto formativo il linea con le aspettative del sistema impresa presente su base provinciale. Si eviterebbero inutili duplicazioni di corsi, figure e attività”.

Si parla poco dell’obbligo istruzione-formazione: cosa ha da dire?

“Anche sul versante dell’Oif si sono fatte nel tempo speculazioni che non ci possiamo più permettere. Anche quello è un comparto che ha bisogno di regole certe e di tempi certi. Non è possibile che alla data odierna siano giacenti presso l’amministrazione regionale i rendiconti di anni formativi che partono dal 2008 in poi. Inoltre, trattando di minori a rischio dispersione scolastica é necessaria una maggiore attenzione da parte dell’amministrazione regionale e un maggiore controllo sugli enti gestori sullo svolgimento delle attività. Per accaparrarsi un maggior numero di allievi ci sono enti che promettono percorsi formativi che poi non corrispondono alla qualità dichiarata. E cosa più grave, tendono a creare condizioni di monopolio sul territorio propinando accordi in esclusiva con le scuole medie inferiori inducendo quest’ultime ad escludere altri enti gestori dell’attività di informazione e orientamento agli alunni in uscita”.

A quali proposte pensa Forma Sicilia?

“Auspichiamo l’integrazione tra scuola e formazione. La formazione in obbligo scolastico andrebbe fatta in sinergia con le scuole. Gli enti formativi metterebbero a disposizione il proprio know-how, il proprio personale specializzato laddove necessita e al resto penserebbe la scuola in un processo di integrazione scolastica completa. Basterebbe applicare il modello pedagogico dell’istituzione scolastica del mondo cattolico. Si risparmierebbe denaro e si alzerebbe la qualità finale del servizio offerto all’utenza che spesso è costituita da minori in condizioni sociali difficili. L’idea è di strutturare percorsi didattici specialistici all’interno di una programmazione concertata tra Regione siciliana, Istituzione scolastica, enti formativi e rete delle imprese. Si eviterebbe in tal modo, il proliferare di alcune figure professionali causandone l’inflazione e, di contro, l’assenza di percorsi professionali previsti dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca”.

Cosa chiedete al Governo regionale?

“Forma Sicilia lancia l’appello alla politica siciliana e al governo regionale. “Crocetta ha avuto la sensibilità politica di riaprire il ragionamento sulla attualizzare della legge regionale 24/76. Siamo pronti a sostenere il percorso del governo, ma servono segnali concreti, a comunicare da un tavolo tecnico dove confrontarsi per riscrivere le regole. La creazione di una Tesoreria unica è un fatto concreto. Pensare al reperimento di risorse aggiuntive per favorire la fuoriuscita volontaria di parte del personale attraverso il prepensionamento è un fatto concreto. Attivare un piano di riqualificazione e aggiornamento del personale licenziato o posto in mobilità per il successivo ricollocamento certo è un altro fatto concreto. Dobbiamo tutti restituire serenità al settore e trasparenza nella gestione”.


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