Le ombre tornano ad allungarsi sul Ciapi di Palermo, un Ente storico della formazione professionale della Sicilia. Dopo un recente pronunciamento del Tar Sicilia (Tribunale amministrativo regionale) che ha confermato la revoca dellaccreditamento, dopo le polemiche che hanno investito i suoi ex amministratori, dopo i rilievi mossi dallOlaf lufficio antifrode dellUnione Europea arriva, adesso, la Guardia di Finanza e la magistratura. E arrivano, soprattutto, i possibili guai per un folto gruppo di politici. A cominciare da die esponenti del Pd, Gaspare Vitrano, ex parlamentare regionale (sotto processo per una brutta storia legata ai finanziamenti di progetti per impianti ad energia alternativa) e Francesco Riggio, candidato dello stesso Pd alle ultime elezioni regionali ma non eletto. Problemi in vita anche per altri politici. (a sinistra, fto tratta da orientasicilia.it)
Il Ciapi, nella Prima Repubblica, era un feudo del sistema di potere democristiano. Con sedi dislocate in mezza Sicilia. Con il passaggio alla Seconda Repubblica è rimasto un Ente di formazione professionale che, sotto il profilo politico, passava di mano in mano a seconda di chi gestiva lassessorato regionale al Lavoro e alla Formazione professionale e, in generale, di chi gestiva il potere in Sicilia. Tantè vero che, in questa storia, si fanno i nomi di tanti politici siciliani.
Agli atti di uninchiesta della Procura della Repubblica di Palermo ci sarebbero i nomi di tanti politici siciliani. Nomi che, in queste ore, sarebbero al vaglio degli inquirenti. Oltre che dei già citati Gaspare Vitrano e Francesco Riggio, si parla degli ex assessori regionali, con delega alla Formazione professionale, Carmelo Incardona (ex Pdl, poi Grande Sud), Luigi Gentile (ex An, ex Pdl), Santi Formica (ex An, exPdl, oggi finito nella Lista Musumeci), Francesco Scoma (Pdl) e Nicola Leanza detto Lino, ex Mpa, oggi esponente di spicco dellUdc siciliana. Tra i politici tirati in ballo in questa storia ci sarebbero anche lex presidente dellArs, Francesco Cascio (Pdl), Salvino Caputo (ex Pdl, oggi Fratelli dItalia) e Nino Dina, ex Cantiere Popolare-Pid, oggi esponente dellUdc, attuale presidente della commissione Bilancio e Finanze dellArs. Coinvolti anche altri esponenti politici di secondo piano.
I problemi, per il Ciapi di Palermo, sono iniziati nel 2010. Quando l’amministrazione regionale ha revocato laccreditamento a tale Ente di formazione. Provvedimento firmato dallallora dirigente generale dellEnte, Ludovico
Albert. In quelloccasione, il Governo regionale dellepoca, retto da Raffaele Lombardo, spedisce a casa il presidente, Francesco Riggio.
Con la revoca, il Ciapi di Palermo perde la possibilità di partecipare ai bandi e, quindi, di gestire i corsi di formazione professionale. Da qui il ricorso al Tar inoltrato dai commissari dellEnte di formazione. Un ricorso che, per lappunto, è stato respinto nel novembre dello scorso anno dal Tribunale amministrativo regionale.
I problemi del Ciapi sarebbero stati messi in luce, lo scorso anno, dai controlli effettuati dallOlaf, il già citato ufficio antifrode dellUnione Europea. Con particolare riferimento a un progetto di circa 10 milioni di euro. In quelloccasione sarebbero emerse presunte irregolarità. Della vicenda si sono occupati la Guardia di Finanza e la magistratura.
Ora la tormentata storia di quest’inchiesta sembra giunta alle battute finali. Dodici politici sarebbero già stati denunciati dalla Guardia di finanza. L’accusa ipotizzata sarebbe quella di finanziamento illecito ai partiti. IN questa fase, per la cronaca, si tratterebbe solo di denunce. Anche se tutta la documentazione è già al vaglio del nucleo di magistrati della Procura della Repubblica di Palermo che si occupa dei reati contro la pubblica amministrazione: il procuratore aggiunto Leonardo Agueci e i sostituti Alessandro Picchi e Sergio Demontis.
Ora si attendono gli sviluppi, che potrebbero risultare clamorosi, soprattutto a due giorni dal voto per le elezioni politiche.
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