Formazione/ Fse, disimpegno o accelerazione della spesa?

Sicilia, terra di sole, cultura e bellezze naturali si scopre in questi giorni di calura presuntuosamente arretrata. Il senso di profonda arretratezza lo si nota dall’incapacità della politica e della ‘macchina’ amministrativa regionale a porre in essere atti “consapevoli”. Il tema oggetto di critica e di grande attualità è l’incapacità di mantenere gli impegni, prima che con i siciliani, con la struttura comunitaria.

Sulle risorse assegnate alla nostra Regione a valere sul Fondo sociale europeo (Fse) si è detto tutto e il contrario di tutto. Oggi, a pochi giorni dall’ennesimo Comitato di Sorveglianza, che si celebrerà nella bellissima Cefalù il 24 e 25 giugno prossimi proviamo a fare il punto sullo stato della spesa comunitaria.

L’assegnazione destinata alla Sicilia per l’attuazione del Piano Operativo Fse Sicilia relativa al periodo 2007/2013 è stata di 2 miliardi e ottanta milioni di euro. Dalle indiscrezioni raccolte nelle scorse ore, sembrerebbe che la spesa certificata al giugno 2013, quella che evita il disimpegno delle risorse, ammonterebbe a circa 670 milioni di euro. Poca cosa se si pensa alla disponibilità iniziale di risorse che avrebbe dovuto costituire una sorta di tesoretto indispensabile per arginare la crisi ormai esplosiva, e contrastare la disoccupazione.

Cerchiamo di capire cosa è successo. Durante la gestione del precedente Governo regionale, il famigerato trio delle meraviglie LAC (Lombardo, Albert, Centorrino) pensò bene di trasferire circa 500 milioni di euro a Roma, per evitare proprio il disimpegno delle somme vista l’atavica lentezza nelle procedure, nonostante le ingenti somme destinate ai consulenti dell’assistenza tecnica. Così le risorse sono andate ad ingrossare il Piano di Azione e Coesione, presso il Ministero della Coesione Territoriale. Sono risorse che dovranno essere spese in Sicilia e rendicontate al Ministero del Tesoro, superando così l’ostacolo del disimpegno. Vedremo con quali modalità saranno spese queste risorse e in che tempi.

Va rimarcato che il finanziamento della seconda annualità dell’Avviso 20/2011 è contemplata proprio nella dotazione trasferita al PAC e confluita nel cosiddetto “Piano giovani”. Poi, in due diversi momenti, sono stati trasferiti circa 310 milioni di euro al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (Miur). Ciò è avvenuto attraverso un primo decreto dirigenziale, dello scorso novembre, a firma dell’allora dirigente generale al dipartimento dell’Istruzione e della Formazione professionale, Ludovico Albert, e successivamente con decreto dirigenziale, datato dicembre 2012, a firma dell’attuale responsabile al dipartimento citato, Anna Rosa Corsello.

Veniamo adesso agli impegni di spesa, quelli, per capirci, che non superano l’ostacolo del disimpegno qualora non vengano spesi e rendicontati per tempo. Secondo le citate indiscrezioni, sarebbe circa un miliardo e seicento milioni la somma impegnata al giugno 2013, su un totale di un miliardo e ottocentocinquanta milioni di euro di dotazione. Impegni che dovranno tradursi, entro il 31 dicembre 2015, in certificazione di spesa, pena il proporzionale disimpegno delle risorse. Il che equivale alla perdita di risorse finanziarie con indubbie ripercussioni sulla assegnazione complessiva per il periodo 2014/2020.

La Sicilia, in buona sostanza, rischia di perdere ingenti risorse legate alla programmazione comunitaria 2007/2013 e rischia di perdere anche, in proporzione, quote di assegnazioni per il periodo 2014/2020. Dai calcoli fatti resterebbero circa 200 milioni di euro ancora non impegnati. Risorse che dovranno essere impegnate, spese e rendicontate sempre entro il 31 dicembre del 2015 pena la proporzionale perdita delle stesse. Un bel quadro, non c’è che dire, non è azzardato affermare che in Sicilia si è bravi a impegnare le risorse e scarsi a spenderle. Una bella massima che la dice lunga sul reale stato delle cose.

Ancora una volta non servirà a nulla la corsa al responsabile; la “caccia delle streghe” lascia tutti scontenti. Qualcuno magari proverà a sostenere che l’attuale governo regionale, retto dal presidente, Rosario Crocetta, ha avuto pochi mesi per aggiustare il tiro e che la responsabilità dovrebbe ricadere sul precedente Governo. Tutto giusto e tutto sbagliato, la dietrologia non aiuta di certo ad uscire fuori dalle sabbie mobili. A nostro avviso, spetta comunque all’esecutivo in carica trovare le giuste soluzioni per riallineare il settore della formazione professionale a standard di qualità complessiva, percorso necessario per la tenuta sociale.

Ciò significa migliorare le condizioni di vita della società siciliana. Allora spontaneo chiedersi, il Governo regionale, al di là dei propositi, degli accordi, delle rassicurazioni, è in grado di rispondere alle aspettative del mondo formativo? Se risulta ancora non spesa la ragguardevole somma di 1,6 miliardi di euro, perché il taglio alla seconda annualità dell’Avviso 20/2011? Perché non mettere in pista un apposito bando per richiamare tutti i lavoratori oggetto di licenziamento con la procedura prevista dalla Legge n.223 del 23 luglio 1991? Perché non richiamare al lavoro i lavoratori degli Enti formativi rimasti fuori dalla prima annualità dell’Avviso 20/2011 e operanti nella provincia di Caltanissetta? Forse tutto questo aiuta a mantenere o creare ulteriori sacche di lavoratori sospesi e quindi facili da “manipolare”?

Se a questa analisi aggiungiamo la lentezza amministrativa e procedurale dell’amministrazione regionale, non c’è da stare per niente allegri. I nuovi stanziamenti comunitari per il periodo 2014/2020 si misureranno anche nella capacità dell’azione amministrativa e nella efficace gestione della piattaforma informatica che significa trasparenza ed efficienza. Nulla di tutto ciò è riscontrabile in Sicilia, Caronte (piattaforma che gestisce la spesa comunitaria relativa al Fse e al Fesr) e Faros (piattaforma che gestisce la spesa comunitaria dell’Avviso 20/2011) si sono rivelati fallimentari nonostante le enormi risorse pubbliche spese per il loro funzionamento.

Anche su questa partita va fatta una precisazione. Rileviamo che l’inefficienza e l’inefficacia dell’azione amministrativa non può essere attribuita a dirigenti e funzionari del dipartimento regionale Formazione professionale per via del fatto che chi dovrebbe decidere non decide affatto e chi dovrebbe avere le idee chiare, anche nella componente politica verticistica, non le ha chiare, ma confuse. Non tocchiamo poi il tasto dei trasferimenti del personale che hanno svuotato gli uffici facendo crollare l’azione amministrativa. Un mix esplosivo che ha determinato, almeno sino ad oggi, il caos degli uffici, la lentezza dell’azione amministrativa, con il paventato rischio di assistere alla decurtazione delle risorse del Fse per incapacità di spesa.

Diverse, tante le criticità alle quali il Governo si è sforzato, con troppa lentezza, di assecondare; una parvenza di programmazione che non si vede, se non a chiacchiere. Rischia di diventare una leggenda metropolitana la delibera di giunta regionale che dovrebbe essere stata assunta ma di cui nessuno nel conosce il contenuto. Intanto i giorni passano, le settimane vanno via, i mesi volano e sempre più affiora il dramma dei licenziati senza futuro, dei possibili esuberi causati dal taglio di oltre 60 milioni di euro tra la prima annualità dell’Avviso 20/2011 e la seconda, dell’incertezza sul futuro degli Sportelli multifunzionali e dell’assenza di una capacità progettuale in tema di Obbligo formativo (Oif).

Per dare esempio allo scenario in atto, riferiamo di una possibile manchevolezza. Con il paventato avvio della seconda annualità, finanziata nell’ambito del “Piano giovani”, si profila un “buco” di offerta formativa nel confronti della fascia di età che va dai 16 compiuti ai 19 anni non compiuti, una sorta di “terra di nessuno” alla quale confluirebbero gli ‘esodati dall’educazione’. Questo perché il Piano citato destinerebbe fondi per la formazione da erogare alla fascia di età tra i 19 e i 35. Si tratta di un aspetto non di poco conto e che tocca una fascia delicata di giovani ai quali una risposta occorrerà pur darla. Serve alla Sicilia un’accelerazione della spesa comunitaria che purtroppo non rileviamo.

Stamattina si celebrerà l’ennesimo tavolo concertativo per misurare l’impatto degli eventuali esuberi che salterebbero fuori da un taglio orizzontale dei finanziamenti, passati dal 286 milioni di euro ai 220. Una platea, quella dei licenziati e dei sospesi o esuberanti, che dovrà essere gestita con risorse (si parla dei 45 milioni destinati dal Piano giovani alla riqualificazione) certe e con tempi e modalità certi. Fino ad oggi questo è proprio quello che è mancato al sistema formativo regionale.

 


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