Quale priorità ha dato il Governo regionale alla spesa comunitaria? Quali risorse impegnare e per quali obiettivi? Ad oggi non è dato sapere! Per quanto tempo il Piano di attuazione del Fondo sociale europeo (Fse) dovrà essere mantenuto segreto? Qual è lo stato delle finanze regionali?
Sono interrogativi che i siciliani si pongono. Non è più tempo di attese e proclami! Il presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, ha vinto le elezioni convincendo poco meno del 30 per cento degli elettori; ma questo non significa mica che il rimante 70 per cento debba restare a bocca asciutta. La Rivoluzione più volte richiamata in campagna elettorale dovrà pure trasformarsi in atti compiuti.
Quando un candidato presidente viene eletto ha il dovere di rappresentare tutti e non assecondare soltanto le eventuali istanze di pochi. Sarà così? Vedremo.
Intanto la Sicilia affoga nei debiti e della povertà. Il default è dietro l’angolo e le fasce di popolazione costrette a quotidiani stenti aumentano vertiginosamente, alzando l’asticella della povertà. La Sicilia detiene il drammatico primato italiano. L’unica forma di lavoro è quella del precariato, comunque e dovunque. Incertezza lavorativa che non tocca solamente i giovani, ma abbraccia ogni età. Non si salvano neanche i pensionati costretti a mantenere figli e nipoti disoccupati o licenziati.
Si parla continuamente di come trovare una soluzione definitiva ai 30 mila precari della Sicilia disseminati tra uffici della Regione ed Enti locali. Una formula che, in fin dei conti, non ci sentiamo di contestare, seppur rappresenti un modello lontano ai criteri di meritocrazia (che più ci appartengono). Ma siamo in Sicilia, la terra dei paradossi.
A noi i conti comunque non tornano. I precari sono molti di più. Ai già citati 30 mila ccorre infatti aggiungere i 10 mila lavoratori del settore della formazione professionale. Col passaggio della copertura finanziaria dal bilancio regionale al Fondo sociale europeo sia per il personale dei Servizi formativi (sportelli multifunzionali), sia per quello degli Interventi formativi (corsi di formazione) il rapporto contrattuale è mutato. Sono mutate le regole: per l’Unione Europea, il rapporto che lega il lavoratore all’Ente gestore, non può essere a tempo indeterminato. Gioco-forza è divenuto precario.
Spesso riceviamo critiche per le nostre posizioni sulla gestione della formazione professionale; i nostri articoli vengono postati continuamente e non possiamo che ringraziare tutti i lettori. Anche coloro che non la pensano proprio come noi. Ma è grazie ai nostri critici che possiamo approfondire certi aspetti oggetto di contestazione. Qualcuno ha precisato che diamo i “numeri” e che, parlando di spesa comunitaria, la Sicilia sarebbe al top delle regioni d’Europa per certificazione della spesa. A noi questo non risulta e abbiamo voluto approfondire un aspetto che ci sta a cuore, nel rispetto della correttezza dell’informazione.
Riguarda proprio gli argomenti posti con punto di domanda all’apertura del presente articolo. Riteniamo doveroso precisare, carte alla mano, che le risorse comunitarie si possono spendere solamente se previste “per competenza” negli appositi capitoli del bilancio regionale. Abbiamo verificato nel bilancio del 2012 che i capitoli dedicati all’Asse II “Occupabilità” del Programma operativo regionale Fondo sociale europeo (Fse) 2007/2013 sono indicati “per memoria (PM)”. Per intenderci, l’Asse II è quello dove lex dirigente generale del dipartimento regionale della Formazione, Ludovico Albert, ha partorito l’Avviso 20/2011.
Senza competenza, senza cioè disponibilità delle somme sui capitoli del bilancio regionale, il dipartimento regionale della Formazione professionale non può che operare soltanto con le “economie di gestione”. Significa, in parole povere, con somme già impegnate per altre finalità o recuperate da attività di rendicontazione; significa inoltre che, con decreti di riduzione, vengono disimpegnate contabilmente somme per essere riassegnate, attraverso altro apposito decreto, ad altre finalità.
Tempi lunghissimi, ovviamente, atteso che ogni decreto che impegna risorse comunitarie abbisogna del visto preventivo (ex ante) della Corte dei Conti. E questo – per capirci – è successo, per esempio, con la copertura della prima annualità dell’Avviso 20/2011. Senza alcuna “competenza” negli appositi capitoli di bilancio il dipartimento regionale della Formazione professionale ha revocato gli avvisi 7 e 8 e trasferito le risorse sull’Avviso 20/2011. Molti maligni hanno legato questa operazione, posta in essere dal famigerato trio delle meraviglie LAC (Lombardo, Albert, Centorrino), come una maniera per cestinare il lavoro di un precedente Governo e timbrare l’Avviso 20/2011 come espressione di una sintesi politica del Partito democratico. Ma questa è altra storia.
Per tornare alla questione legata la bilancio regionale, precisiamo che nel cosiddetto “bozzone” di bilancio per il 2013 (il documento preliminare di lavoro) ci risulta che i capitoli riportano ancora la dicitura “PM”. I capitoli di bilancio legati all’Asse II sono il 717307, il 717308, il 719414, afferenti alla Rubrica n.2 dell’assessorato regionale dell’Istruzione e della Formazione professionale (Amministrazione 9). E sono senza soldi.
Intanto una domanda: questi soldi ci sono ancora? Urge una risposta da parte del Governo regionale.
Detto questo, se il Governo non decide cosa fare si rischia di dovere coprire la seconda annualità dell’Avviso 20/2011 solamente con le “economie” rastrellate qua e là. Certo, nessuno è a conoscenza, per esempio, di quante siano le “economie” di cui l’amministrazione potrebbe usufruire dalla chiusura di circa 3 mila rendiconti. Tema già affrontato in un nostro precedente articolo. È pensabile che in una Regione a rischio di default non si disponga, con priorità, agli uffici di rendicontare tutti i corsi di formazione finanziati negli anni pregressi e non ancora chiusi contabilmente? A cosa serve la “caccia alle streghe” avviata dal Governo regionale contro tutto e tutti? Non sarebbe forse più incisivo un piano di riorganizzazione della filiera formativa? Ma su questi argomento né il presidente Rosario Crocetta, né la giovane Nelli Scilabra hanno ancora “tossito”. Chissà perché!
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