Formazione: chi ha giocato sporco con la Cassa integrazione e le contestuali assunzioni, è giusto che paghi

FARE PULIZIA NEL SETTORE E’ UN IMPERATIVO CATEGORICO. SENZA SPARARE NEL MUCCHIO

Prende forma l’ennesimo scandalo targato Formazione professionale? Sembrerebbe di sì, almeno secondo quanto dichiarato sulla stampa dal presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, nelle scorse ore, in merito all’ipotesi di truffa sull’utilizzo dei fondi pubblici erogati per pagare i dipendenti degli enti formativi e invece destinati, parrebbe, altrove da taluni.

Sotto inchiesta entrerebbe l’utilizzo, pare a “sproposito”, della Cassa integrazione guadagni in deroga (Cigd) che di seguito tenteremo di chiarire.

Pur non entrando nel merito, il gesto del governatore appare scoperchiare una prassi che, se appurata dalla magistratura, farebbe luce su una pratica illecita con tutte le conseguenze del caso.

Ciò che più preme sottolineare, in questa fase cruciale del settore è cosa muove il presidente Crocetta nella strenua caccia ai malfattori.

Lo ripetiamo e lo sottolineiamo: la pulizia nel settore andava fatta e va fatta, con energia e trasparenza. La stessa veemenza purtroppo non la si riscontra nell’azione politica ordinaria che gli assessori interessati, Ester Bonafede al Lavoro e Nelli Scilabra alla Formazione professionale, dovrebbero condurre per tirare fuori, per esempio, il settore dall’emergenza occupazionale.

Ancora una volta si denota una doppia velocità nell’azione politico-istituzionale. Il presidente della Regione, paladino dell’antimafia e giustiziere dei malfattori e dei furbacchioni, in prima linea a contrastare efficacemente l’illegalità per ripulire il settore della Formazione professionale dalle pratiche illecite. Dall’altro lato, gli assessori ‘tecnici’ non all’altezza di produrre gli stessi risultati, ed anzi, farebbero a gara per disapplicare leggi e accordi sottoscritti di pugno con le parti sociali.

Di certo, se le cose stanno così, la verità dei fatti verrà fuori. In questo momento di tensione sociale nel settore della Formazione professionale, emergono, in maniera schiacciante, altre verità.

Intanto va precisato che la riesplosione della tensione tra i lavoratori è, con ogni probabilità, conseguenza del continuo tira e molla del Governo regionale su questioni decisive per il futuro di 10 mila lavoratori. Non ci fanno una bella figura il presidente Crocetta ed i suoi assessori al Lavoro e alla Formazione professionale nel sottoscrivere accordi che poi non vengono mantenuti oppure nel pubblicare la delibera di Giunta n.200/2013 per poi disapplicarla. Così come la mancata applicazione dell’articolo 5 del Dpr n.207/2010 in tema di potere sostitutivo della stazione appaltante per il pagamento delle retribuzioni ai lavoratori, non depone di certo a vantaggio dell’immagine del Governo regionale e del suo presidente.

Altra pesante verità è che il Governo della Regione non ha ancora erogato i soldi – che ci sono, trattandosi di fondi europei, che dovrebbero esserci, a meno che non siano stati distratti per altre finalità – per pagare il personale. E la disapplicazione del citato articolo 5, una sorta di ultima spiaggia per i lavoratori e le retribuzioni maturate e mai incassate, assume sempre più il sapore di una scelta politica. Quale? Quella necessitata dall’utilizzo altrove delle risorse destinate dal Fondo sociale europeo per i progetti formativi della prima annualità dell’Avviso 20/2011.

La vicenda dell’utilizzo della Cigd, che appare essere il motivo scatenante della denuncia del presidente Crocetta alla Procura della Repubblica di Palermo, è più complessa di quanto si possa leggere nei commenti alle dichiarazioni del governatore sull’argomento.

Va detto con chiarezza che – e LinkSicilia lo ha denunciato più volte nei mesi scorsi – ci sarebbero stati enti di formazione che avrebbero posto in Cassa integrazione una parte del proprio personale e, contemporaneamente, effettuato assunzioni. Se dovesse essere vero e riscontrato da prove e riscontri oggettivi inconfutabili, nulla da dire, che la giustizia faccia rapidamente il suo corso.

È bene poi aggiungere che, se di reato deve parlarsi nell’uso illegale della Cigd, questo dovrebbe afferire a casistiche ben specifiche e con contorni delineati dalle stesse norme. Si potrebbe configurare il reato, in tutti quei casi in cui taluni enti formativi possano avere usufruito della Cassa integrazione per 18 mesi anziché per 12? Non è detto. E’ bene definire i contorni intorno ai quali si è sviluppata la pratica relativa all’accesso all’ammortizzatore sociale nel settore della Formazione professionale.

Strumento introdotto in Sicilia nel settore formativo con l’approvazione, da parte dell’Assemblea regionale siciliana, della legge regionale n.10 del 7 giugno 2011. È proprio il primo comma dell’articolo 1 della citata legge a delinearne il campo di applicazione.

“Nei limiti degli stanziamenti di bilancio quantificati ai sensi del comma 2 dell’articolo 132 della legge regionale 16 aprile 2003, n. 4, l’Assessore regionale per l’istruzione e la formazione professionale è autorizzato ad attivare gli interventi a carico del fondo istituito ai sensi e per le finalità del predetto articolo, in conformità con gli istituti di sostegno al reddito e di riqualificazione professionale previsti dalle normative nazionali vigenti e dai contratti di settore e secondo le relative modalità di applicazione”.

Va anche aggiunto che la crisi strutturale del settore della formazione professionale ed il massiccio accesso alla Cigd hanno spinto l’amministrazione regionale a sottoscrivere, in data 9 agosto 2012, un accordo trilaterale per limitare il ricorso all’ammortizzatore sociale. Accordo, precisiamo, sottoscritto dal dirigente generale pro tempore alla Formazione professionale, Ludovico Albert, dal dirigente generale al Lavoro, allora come oggi, Anna Rosa Corsello, per parte governativa e le associazioni degli enti insieme ai sindacati firmatari del contratto collettivo i settore. La Uil scuola, in polemica con Albert, non firmò quell’intesa. Chiarito il quadro normativo e amministrativo è opportuno ripercorrere sinteticamente le condizioni che hanno spinto gli enti a ricorrere alla Cigd per circa cinque mila lavoratori nel solo anno 2012, e l’amministrazione regionale a porre un freno a tale pratica attraverso il citato accordo del 9 agosto 2012.

Cominciamo col dire che l’allora governo nel settore della formazione, guidato dal famigerato trio delle meraviglie LAC (Lombardo, Albert, Centorrino), aveva garantito l’avvio dell’Avviso 20/2011 già a partire del marzo 2012. Fu proprio Albert a rassicurare i componenti della Commissione Cultura e Lavoro all’Ars circa il celere avvio della prima annualità del citato piano triennale. Cosa mai accaduta e semmai le attività formative finanziate con il Piano regionale dell’offerta formativa (Prof) relativo all’anno 2011 sono state prorogate fino al 30 aprile.

Va anche aggiunto che le attività formative del richiamato Avviso 20 sono state avviate nell’ottobre 2012. Due gli effetti scatenanti la crisi strutturale del settore. Il primo legato all’allungamento non più a 12, ma a 14 e in alcuni casi 15 dell’attività formativa con conseguente copertura delle corrispondenti retribuzioni pur in presenza di un finanziamento di 12 mesi di attività. Il secondo è strettamente legato al ritardo dell’avvio dell’Avviso 20 che ha creato un buco di 5 mesi senza copertura finanziaria per gli enti e quindi senza retribuzioni per i dipendenti.

L’eccezionalità degli eventi causati dai ritardi nella programmazione delle attività del Governo di Raffaele Lombardo, amplificati all’erogazione solamente del 25 per cento del primo acconto pari al 50 per cento, ha prodotto esuberi di personale costringendo gli enti ad applicare procedure di mobilità in alcuni casi di licenziamento. Quindi se l’accesso alla Cigd è valso a mettere in sicurezza una parte dei lavoratori non si capisce dove starebbe il reato.

Ancora: se la Cigd ha permesso a taluni enti, con il meccanismo della rotazione del personale, il mantenimento dei livelli occupazionali, non si capisce dove starebbe il reato. E’ chiaro che il reato si perpetra, e siamo d’accordo affinché sia perseguito, nel caso di accesso alla Cigd con contestuale assunzione di personale a tempo indeterminato, o nel caso in cui l’ente, oltre ad attingere dall’ammortizzatore sociale, nello stesso periodo incassa la quota di finanziamento a valere sull’Avviso 20. Va da sé che la stessa amministrazione regionale, proprio nell’accordo del 9 agosto 2012, aveva fissato al 31 luglio del 2012 il termine ultimo per l’accesso alla Cigd, prevedendo la possibilità di prorogare a tale data solamente “di straordinaria evidenza”.

A ulteriore chiarimento va aggiunto che il ricorso alla Cassa integrazione è stato dovuto anche per la scelta effettuata del dirigente Albert di inviare alla Corte dei conti, ai fini della registrazione preventiva, qualcosa come oltre 630 decreti di finanziamento. Pratica, questa, che ha allungato i tempi della produzione dell’atto giuridico vincolante per la copertura delle retribuzioni dei lavoratori. Quindi, senza decreto di finanziamento e senza conseguente copertura finanziaria, agli enti non restavano che due opzioni: il licenziamento o la Cassa integrazione.

Allora, prima di sparare a zero, vanno minuziosamente controllati i singoli casi e magari contestualmente pagare stipendi arretrati e avviare le attività ad oggi bloccate, premiando gli enti virtuosi. Giusto per evitare che questo Governo passi alla storia per avere ripulito il settore della formazione professionale destinandolo alla morte.

 


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