Formazione: caos sui profili professionali, L’assessore Scilabra disinformata o cosa?

Sulla scelta delle nuove figure da formare dubbi e perplessità emergono dall’operato del Governo regionale

Il processo di riforma della formazione professionale in Sicilia procede nel caos? A dire il vero sembrerebbe proprio così. Un’azione politica a diverse velocità. Lenta nel riconoscimento dei diritti maturati da lavoratori ed enti e veloce nel cambiare regole e procedure.

Rileviamo che i lavoratori sono fermi al palo, con le loro retribuzioni bloccate per l’estenuante lentezza nei pagamenti da parte degli uffici competenti (si stimano da otto a 20 mensilità maturate e non erogate); così come rimarchiamo che le procedure di avvio della seconda annualità dell’Avviso 20/2011, finanziato con le risorse del Piano giovani, sono bloccate in attesa del completamento della nuova fase di accreditamento (entro cinque mesi) da parte degli enti formativi.

Intanto l’assessore regionale per l’Istruzione e la Formazione professionale si è precipitato, nei giorni scorsi, a comunicare alla carta stampata i nuovi profili professionali sui quali gli enti formativi dovranno concentrare gli sforzi progettuali a partire dal 2014. Almeno così sembrerebbe il proposito della giovane Nelli Scilabra, a capo della delega alla Formazione professionale nella Giunta del presidente Rosario Crocetta. Una scelta tecnica, non finiremo di ricordarlo, quella attuata dal governatore nell’assegnare la delega “scottante” al giovane assessore, che avrebbe dovuto dare quell’iniezione di freschezza e impulso (la giovane età dell’assessore e la competenza) che ad oggi rischiano di diventare un boomerang. Argomento, questa volta, di polemica – come dicevamo – la novità proposta dalla Scilabra in ordine alle nuove figure che la Regione intenderebbe formare nei prossimi anni.

Quello che sembrerebbe emergere dalla elencazione di tali figure professionali è una totale confusione sulla programmazione dell’offerta formativa. Approssimazione e disallineamento con il quadro normativo di riferimento europeo e nazionale, che sembra evincersi dalla previsione del rilascio di titoli in ambiti strettamente di competenza di Università e istituzioni scolastiche pubbliche o private, preventivamente autorizzate dal ministero competente. Il riferimento va a figure come assistente sociale, veterinario, comandante o capobarca, infermiere, ingegnere elettrico delle turbine eoliche, perito agrario, fisioterapista. Sembrerebbe emergere una certa incapacità nel comprendere la differenza che passa tra il rilascio di un titolo di studio e un’attestazione di qualifica o di partecipazione.

È bene ricordare che, nell’ordinamento giuridico italiano, il titolo di studio a cui viene attribuito valore legale è un certificato rilasciato da un’autorità scolastica o accademica nell’esercizio di una funzione pubblica. Esso riproduce gli estremi un atto pubblico compiuto da un pubblico ufficiale o da una commissione d’esame investita della medesima funzione che dispone il conferimento del titolo al candidato; si tratta, pertanto, di un atto di fede privilegiata ai sensi degli artt. 2699 e 2700 del Codice civile.

Per potersi dare la potestà testé menzionata, l’ autorità in parola deve essere un’amministrazione pubblica a ciò incaricata dalla legge, oppure un istituto privato legalmente riconosciuto dal Ministro competente, e il titolo di studio riferirsi ad un corso previsto da un regolamento didattico conforme a schemi nazionali definiti da leggi e regolamenti ministeriali. A questi titoli, e solo ad essi, viene accordata una specifica protezione legale.

Dal punto di vista dell’ efficacia giuridica, il possesso di un titolo di studio con valore legale è (per definizione) una condizione necessaria, in base a specifiche norme dell’ordinamento, per il proseguimento degli studi nel sistema scolastico o accademico nazionale, l’ammissione ad esami di Stato finalizzati all’iscrizione ad albi, collegi ed ordini professionali e la partecipazione a concorsi banditi dalla pubblica amministrazione e l’inquadramento in precisi profili funzionali lavorativi.

E non basta. I dubbi sull’approccio adottato dall’assessore Scilabra e dal dirigente generale al ramo, Anna Rosa Corsello, sono rafforzati dalla mancato richiamo, per esempio, al recente decreto legislativo n. 13 del 16 gennaio 2013 sulle certificazione delle competenze e dei livelli di apprendimento e sul Repertorio nazionale dei titoli di istruzione e formazione e delle qualificazioni professionali. E neppure nel testo delle “Disposizioni 2013 per l’accreditamento degli organismi formativi” se ne tiene conto.

L’assessore, inoltre, ha più volte richiamato uno studio, che sarebbe stato commissionato al Censis, sul rilevamento dei fabbisogni professionali in Sicilia. Dubbi si annidano anche su questo versante. Intanto perché non si capisce l’ostinazione del giovane assessore nel tenere riservato un documento che, pagato con risorse pubbliche, dovrebbe essere posto a conoscenza di istituzioni e operatori del settore. Ostinazione che l’avrebbe spinta a rifiutarne il deposito in Commissione Cultura e Lavoro all’Assemblea regionale siciliana (Ars).Abbiamo raccolto la dichiarazione sulla vicenda del presidente dell’associazione degli enti Asef. “In diverse occasioni pubbliche – ha riferito Benedetto Scuderi, presidente Asef –

é stata avanzata richiesta all’assessore Scilabra di depositare la documentazione del Censis alle Commissioni Bilancio e Finanze e Cultura e Lavoro dell’Ars, trattandosi di una ricerca pubblica. Richiesta caduta, però, nel dimenticatoio”.

La questione non è di poco conto per gli effetti che potrebbe provocare sul futuro del settore. Scuderi ha più volte rimarcato, anche in precedenti articoli pubblicati sulla stampa, la necessità di fare chiarezza, da parte del Governo regionale, sulla provenienza dei profili professionali, soprattutto per capire se realmente il Censis avesse rilasciato l’elenco delle figure indicate dalla Scialbra. Tale studio sulla rilevazione dei fabbisogni, che dovrebbe essere stato elaborato dal Censis su incarico del Governo regionale, non é mai stato prodotto ad oggi. “La Scilabra, ai ripetuti richiami alla pubblicazione dei risultati dello studio – ha precisato Scuderi – ha sempre addotto scuse di vario genere”.

Non basta. Altro spunto di riflessione che aggiunge confusione al caos imperante: prima di pubblicare l’elenco dei nuovi profili professionali l’assessore Scilabra e il dirigente Corsello hanno consultato il sistema Excelsior? È bene ricordare che Excelsior è, per l’appunto, il sistema di rilevamento dei fabbisogni formativi dell’Unione della Camere di commercio italiane. Un sistema che trimestralmente, e anche su base regionale, individua i fabbisogni professionali richiesti dalle imprese presenti sul territorio. È spontaneo, quindi, chiedersi, l’assessore Scilabra o la dottoressa Corsello hanno tenuto conto dello strumento di rilevazione della Unioncamere?

Se servono potatori, l’assessore Scilabra è a conoscenza di quanti ne vanno formati e in quali territori? Troppi dubbi e troppa confusione. Un lavoro fatto di improvvisazione che sembrerebbe rispondere a logiche diverse? Fare confusione per lasciare mano libera su certe figure specifiche per favorire qualche ambiente produttivo? Alcuni sono pronti a giurarlo, noi non vogliamo crederci. Una cosa è certa: non è possibile scegliere le figure in base a quanto potrebbe emergere dalle visite fatte presso qualche azienda. L’affermazione secondo la quale sarebbero state intervistate diverse imprese non tranquillizza gli operatori.

L’intervista è stata fatta a campione? Ed anche se fosse il campione intervistato sarebbe rappresentativo della totalità del sistema imprese? È stata fatta una elaborazione statistica per dare senso alle interviste e quindi ai numeri rilevati? E poi, se esiste lo studio commissionato al Censis che bisogno c’era di girare per la Sicilia a cercare riscontri? I soliti dubbi e le solite perplessità, direbbe qualcuno. Interrogativi però che non fanno bene a un settore che abbisogna di chiarezza e trasparenza sia nell’azione della parte pubblica che nell’operato degli enti formativi privati.

 


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