Formazione: al via il Tavolo tecnico tra mille dubbi e senza soldi

Il gran giorno è arrivato. Nel pomeriggio si insedierà il Tavolo tecnico istituzionale che dovrebbe riformare il settore della Formazione professionale in Sicilia. Al di là della polemica (già riportata in nostri precedenti articoli) sulla modalità di costituzione e sulla scelta pletorica che pone seri dubbi sulla reale efficacia dell’iniziativa, appare utile soffermarsi su due aspetti.

Innanzitutto: dove sono le somme di denaro necessarie a garantire la seconda annualità dell’avviso 20/2011 e a completare l’erogazione almeno dell’80 per cento dell’attività relativa al primo anno? E come intenderà il governo regionale intervenire per garantire temporanee forme sostitutive del reddito? Temi non di poco conto.

Che senso ha,infatti, discutere di un processo di riforma senza conoscere con certezza la disponibilità delle risorse finanziarie? Il prospetto finanziario depositato, nei giorni scorsi, dal governo regionale in V Commissione legislativa all’Assemblea regionale siciliana (Cultura e Lavoro) non apposta alcun euro per la Formazione professionale. Difatti i Capitoli di bilancio interessati sono riportati con la dicitura “Per Memoria”. Si tratta del Capitolo 717910 “Finanziamento di corsi di formazione e addestramento professionale” di cui alla legge regionale 24 del 6 marzo 1976 e successive modifiche e integrazioni che ha finanziato, fino al 2011, il Piano regionale dell’offerta formativa in Sicilia.

Vi è poi il Capitolo 717914 che è stato acceso per finanziare l’avviso 20/2011 e che presenta la dicitura “Per memoria”. Ci chiediamo, inoltre, che fine hanno fatto gli oltre 800 milioni di euro destinati dal precedente dirigente generale, Ludovico Albert, in sede di programmazione dell’avviso 20/2011, necessario a coprire un triennio di attività formative? Su questo sia l’assessore al ramo, Nelli Scilabra che il presidente Crocetta risultano assenti.

Il governo regionale ha poi proposto la soppressione del Capitolo 717917 relativo al finanziamento del piano formativo per l’anno 2010. In quest’ultimo caso il riferimento è alla “Linea 2” del piano regionale di offerta formativa relativa proprio a quell’anno che avrebbe dovuto finanziare il maggior costo sostenuto dagli enti storici per evitare l’integrazione al finanziamento, attraverso la copertura in cofinanziamento, con risorse comunitari. Solo intenti e nulla più. Quale effetto si è dovuto registrare a causa del mancato rispetto dell’impegno assunto dal governo Lombardo?

Il disastro economico di diversi enti formativi impossibilitati a coprire per intero il costo della voce personale del 2010. Inoltre, nel Capitolo di bilancio 318110 sono appostati 5 milioni di euro per il 2013 e 4,5 milioni di euro per il 2014. Una somma assolutamente irrisoria se confrontata con la mancata copertura, ad oggi, del fabbisogno per il 2013 necessario alla copertura dell’ammortizzatore in deroga. Questione che implicherebbe la mancata applicazione delle norme contenute nella legge regionale n.10 del 7 giugno 2011.E poi che fine hanno fatto i 450 milioni destinati a finanziare il “Piano giovani”, frutto di un preciso accordo tra le Regione siciliana e il ministero delle Politiche di coesione (Fabrizio Barca)?

E veniamo alla seconda questione: il tema delicato degli ammortizzatori sociali. Su questa vicenda, la Conferenza delle Regioni, con un ordine del giorno approvato il 13 marzo, ha nuovamente sollevato al governo il problema relativo alle risorse necessarie per garantire gli ammortizzatori sociali in deroga. Riportiamo la dichiarazione resa da Vasco Errani, presidente della Regione Emilia Romagna e presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome. “Va affrontata l’emergenza che si sta determinando sul fronte del pagamento degli ammortizzatori sociali in deroga, sia per la fase finale del 2012 che per il 2013”.

Dal sito www.regioni.it registriamo, inoltre, l’allarme lanciato dalle Regioni sulla copertura integrale del fabbisogno 2013, oggi fortemente sottostimato nelle previsioni del bilancio dello Stato. Tale sottostima rischia di bloccare ai primi mesi dell’anno la possibilità autorizzativa da parte delle Regioni, lasciando centinaia di migliaia di lavoratori privi di protezione sociale. È opportuno chiedersi poi, quali particolari impegni hanno tenuto l’assessore regionale al lavoro, Ester Bonafede, assente nell’attività istituzionale (distratta chissà da cos’altro) al punto tale da non aver ancora sottoscritto l’accordo con il ministero interessato?

È davvero strano che il ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Elsa Fornero, abbia già firmato i primi tredici accordi per ammortizzatori in deroga relativi al 2013 per l’assegnazione delle risorse finanziarie alle Regioni: Abruzzo, Basilicata, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Piemonte, Puglia, Sardegna, Toscana, Umbria, nonché alla Provincia Autonoma di Trento. Sembra paradossale, ma se consideriamo che ad oggi, in questo settore, il governo Crocetta si è distinto solamente per slogan e proclami, riusciamo anche a trovare una giustificazione per l’assenza proprio della Sicilia, una regione dove si respira l’imminente scoppio della “questione sociale”.

E siccome il governo regionale risponde alla crisi sociale con il mega taglio, annunciato dall’assessore all’Economia Luca Bianchi, di oltre un miliardo di euro, rappresentiamo la seria preoccupazione che in tempi stretti le piazze siciliane possano tornare a riempirsi di ex lavoratori disperati e senza reddito.

Giuseppe Messina

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