Formazione 2/ Accordo: non tutto quello che luccica è oro. I nostri dubbi

Seppur passi avanti si sono registrati nel difficile confronto sulla riforma del complesso settore della formazione professionale, diversi dubbi restano in piedi. Ripercorriamoli sinteticamente.

Il 20 giugno scorso, con Prot. 42703, è stato diramato sul sito istituzionale del dipartimento istruzione e formazione professionale un comunicato indirizzato agli enti formativi destinatari di finanziamento attraverso l’Avviso 20/2011, a firma del dirigente ad interim della Formazione professionale. Anna Rosa Corsello. Appare fuori luogo pubblicare una decisione a 24 ore dal tavolo trilaterale programmato con le parti sociali. Così come perplessità desta l’indicazione, diretta agli Enti formativi che hanno concluso (o stanno per concludere) le attività formative della prima annualità del citato Avviso, di poter avviare, sotto la propria responsabilità, “le attività propedeutiche alla realizzazione dei percorsi formativi conclusi con successo nel precedente anno e che si intendono riproporre per l’anno 2013/2014”.

Appare confusionario e incongruente il dispositivo, atteso che il richiamato comunicato fa riferimento ad una fase di manifestazione d’interesse alla quale gli enti interessati dovranno partecipare con la propria progettualità. Seguita poi da una successiva fase di valutazione delle ipotesi progettuali.

Ci chiediamo: se la seconda annualità dell’Avviso 20/2011 afferisce ad un piano triennale che ha superato tutti i controlli preventivi, perché sottoporre a nuova valutazione i progetti formativi che, in linea di massima, dovrebbero seguire semi automaticamente la programmazione del primo anno? La valutazione di tali progetti sembrerebbe apparire pretestuosa e inutile.

È ovvio che casi particolari di Enti de finanziati per revoca dell’accreditamento necessitano di variazioni rispetto al piano iniziale. Si tratta però di specificità che non dovrebbero necessitare di ulteriori valutazioni sul merito dell’Ente e dell’offerta formativa. Quest’ultima dovrebbe rispondere alla nuova piattaforma del fabbisogno formativo che non si capisce bene se è quella indicata dall’assessore regionale per l’Istruzione e la Formazione professionale, Nelli Scilabra, o quella che emerge dagli studi specialistici effettuati da Censis o da Unioncamere. Anche su questo tema la confusione appare essere la componente costante.

L’unico aspetto che appare confortante è la continuità temporale tra la fine della prima annualità e l’inizio della seconda che pare potersi leggere tra le righe del comunicato istituzionale citato.

Dubbi restano sul significato della manifestazione d’interesse e della valutazione dei progetti. Non vorremmo che si riveli una maniera per rallentare il processo di avvio delle attività e un modo per mettere in naso sulle valutazioni adottando, magari, ipotetici strumenti di discrezionalità. Un tale eventuale scenario rischierebbe di far ripiombare in meccanismi politico-clientelari il settore che proprio non ne ha bisogno.

Resta l’emergenza salariale, nonostante i continui appelli dei sindacati, la macchina dei pagamenti è ancora troppo lenta. Ad appesantire la procedura di emissione dei mandati di pagamento non solo la insufficiente dotazione di personale, ma anche il trasloco in corso degli uffici del dipartimento Istruzione e Formazione professionale e della ragioneria presso l’assessorato regionale alla Formazione.

Riportiamo un passo sulla vicenda tratto dal comunicato congiunto di Flc Cgil, Cisl Scuola e Uil Scuola dello scorso 18 giugno. “La discrepanza che tuttavia il sindacato ha continuato a denunciare, tra quanto effettuato dagli uffici del dipartimento e quello che materialmente esce dalla ragioneria verso la cassa regionale, è sempre dovuta all’incompleta dotazione di personale, ancora troppo esigua, e può essere risolta solo con l’impegno di adeguate risorse che il governo e l’amministrazione sono impegnati a integrare.”

Resta inevasa la delicatissima questione del mantenimento dei livelli occupazionali. Secondo i sindacati confederali, il Governo dovrebbe assecondare le istanze sindacali e proporre al tavolo trilaterale soluzioni opportune, “creandone le condizioni anche nei limiti imposti dalle risorse disponibili e dai vincoli normativi per il loro utilizzo”. Questione che passa anche dall’individuazione di un percorso stabile per l’ambito Oif, ossia l’obbligo formativo destinato ai giovani minori in obbligo scolastico per il quale il governo regionale continua a navigare a mare aperto.

La Flc ha sostenuto all’incontro del 18 giugno scorso, che tutti i punti dell’accordo devono potersi realizzare, sia riguardo agli impegni del governo a trovare una soluzione e adeguate risorse anche per il finanziamento della formazione permanente e per il mantenimento dell’offerta formativa nella provincia di Caltanissetta, sia per quanto riguarda la identificazione delle soluzioni tecniche per favorire l’esodo e l’accompagnamento alla pensione di un adeguato numero di operatori del sistema. Temi quelli richiamati dal sindacato che nella riunione del 21 sono stati solamente richiamati e non risolti. L’ennesimo rinvio che non aiuta a uscire dalle sabbie mobili in cui si è impantano il settore della formazione professionale.

Ai margini della comunicazione unitaria citata, le organizzazioni sindacali hanno ricordato come sia assolutamente necessario procedere alla attuazione dei punti dell’accordo relativi agli sportelli multifunzionali, volti a prorogarne il servizio ed a trovare la nuova formulazione che possa consentirne l’aggancio con la spesa del Fse del prossimo settennio, in linea con la evoluzione del sistema dei servizi per il lavoro che si sta sviluppando anche a livello nazionale.

È sugli sportelli che non è stato compiuto alcun passo in avanti. Siamo fermi alle ampie rassicurazioni del presidente della Regione, Rosario Crocetta, circa la prosecuzione delle attività dichiarata lo scorso 7 giugno a conclusione di uno dei tanti tavoli tecnici con le parti sociali. Da allora solo parole e nulla più, considerato, peraltro, che l’assessore al lavoro, Ester Bonafede è un “uccel di bosco”, spesso assente agli incontri e sempre impegnata in altre attività istituzionali. Un pò come la collega alla formazione professionale, Nelli Scilabra, la quale preferisce non partecipare ai tavoli trilaterali, sicuramente per i tantissimi, troppi, impegni istituzionali.


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