Il 26 febbraio il sindaco di Catania e i vertici della società che gestisce l'aeroporto etneo incontreranno l'Ente nazionale aviazione civile. Sul tavolo le modifiche societarie e il piano di investimenti. «Non potrebbero entrare in Borsa e cedere quote senza comunicarlo a noi e finora non ci è giunta nessuna comunicazione ufficiale», spiega il presidente Enac Vito Riggio
Fontanarossa, Enac convoca Sac e il sindaco Bianco Vuole capire come si arriverà alla privatizzazione
Il 26 febbraio i vertici della Sac, la società che gestisce lo scalo di Fontanarossa, e il sindaco Enzo Bianco dovranno volare a Roma, convocati dall’Enac, l’ente nazionale aviazione civile che vuole sapere cosa si sta facendo e cosa no al fine di privatizzare l’aeroporto. O meglio la sua gestione. Una chiamata che arriva in un momento delicato per il futuro dello scalo catanese e più in generale di tutti gli aeroporti siciliani. La Sac è infatti partecipata dalle Camere di Commercio di Ragusa, Siracusa e Catania e dalle rispettive Province. Tutti enti al centro di complicati progetti di riforma. Se nel caso delle Camere di Commercio (che da nove dovrebbero diventare tre) il disegno di legge viene da giorni rinviato all’Ars, in attesa che la politica regionale trovi un accordo, la situazione delle Province è in completo stallo. Abolite sulla carta ma non ancora sostituite dai liberi consorzi e dalle tre città metropolitane.
In questo contesto l’Enac, che da tempo ha individuato nella privatizzazione la strada per garantire un futuro all’aeroporto Fontanarossa – rimasto tra i pochissimi in Italia a gestione pubblica e forte di sette milioni di passeggeri – ha convocato la Sac e il sindaco Bianco. «Obiettivo della rinione è fare il punto sulla privatizzazione – si legge nel comunicato dell’ente nazionale – La convenzione di affidamento della gestione totale, stipulata tra l’Enac e la Sac il 22 maggio del 2007, prevede espressamente, tra gli adempimenti della concessionaria sui quali l’Ente è tenuto a vigilare, l’obbligo di comunicare, ai fini di preventiva valutazione di compatibilità con la normativa afferente le gestioni aeroportuali, le modifiche dell’assetto organizzativo della società».
L’Ente nazionale aviazione civile ricorda dunque alla Sac che «qualunque mutamento intervenga nella compagine sociale e/o nella natura pubblica o privata degli azionisti della società di gestione aeroportuale, deve essere tempestivamente comunicato». Non solo all’Enac, ma anche al ministero delle Infrastrutture, come previsto sempre dalla convenzione.
A luglio la Sac ha annunciato la quotazione in Borsa, come strada da seguire per privatizzarsi. Ma all’Ente nazionale pare che l’abbiano letto dai giornali. «A voce mi hanno detto che avevano deliberato qualcosa, ma non c’è arrivato niente di scritto – spiega Vito Riggio, presidente Enac – Non potrebbero entrare in Borsa e cedere quote senza comuncarlo a noi. Vogliamo capire a che punto sono e faremo il punto sugli investimenti da fare».
L’incontro non è comunque un fatto isolato. Prima della società catanese sono state convocate quelle che gestiscono gli aeroporti più trafficati d’Italia: Fiumicino-Ciampino, Malpensa-Linate e Venezia-Treviso. Fontanarossa sarà il quarto.
Sul tavolo anche le novità introdotte dalla legge di stabilità approvata a dicembre dal Parlamento. Che prevede che Regioni, Province e Camere di commerio «aviino, a decorrere dal 1 gennaio, un processo di razionalizzazione delle società e delle partecipazioni direttamente o indirettamente possedute», con l’obiettivo della loro riduzione entro il 31 dicembre del 2015. Per raggiungere lo scopo, questi enti si devono dotare di «un piano operativo, da definire e approvare entro il 31 marzo del 2015, con tempi e modalità da seguire e l’esposizione in dettaglio dei risparmi da conseguire». Il documento, inoltre, entro la stessa data, va inviato alla Corte dei conti regionale e deve essere pubblicato sul sito dell’amministrazione.
Ma quanto vale l’aeroporto di Fontanarossa? «Questo lo deve stabilire o un magistrato o il mercato – risponde Riggio – ma non è mai stata fatta nessuna valutazione. E’ come quando vendi una casa, tutte le parti sperano di ricavare il massimo possibile, ma alla fine a fare il prezzo sarà il mercato. La vera preoccupazione è trovare i soldi per gli investimenti e al momento mi pare che le Camere di commercio, socie della Sac, non trovino le risorse neanche per pagare gli stipendi».