Amici, parenti, colleghi e rappresentanti delle istituzioni hanno gremito i banchi della chiesa di San Francesco di Paola per l'ex presidente della sezione Gip-Gup del tribunale di Palermo, che si è tolto la vita ieri
Folla per l’ultimo saluto a Cesare Vincenti «Non faceva il magistrato, era magistrato»
Una chiesa gremita per dare l’ultimo saluto a Cesare Vincenti, il magistrato del tribunale di Palermo che si è tolto la vita ieri mattina. In tanti, tra amici, familiari, colleghi, uomini delle istituzioni e persone che avevano incontrato Vincenti durante il proprio cammino lavorativo o nella vita di ogni giorno, dal sindaco di Palermo Leoluca Orlando all’ex procuratore capo Francesco Messineo. Ex presidente della sezione Gip-Gup ed ex vicario alla presidenza del tribunale di Palermo, Vincenti era malato da tempo. Una carriera lunga e piena di soddisfazioni la sua, era andato in pensione da pochi mesi, macchiata soltanto da quell’indagine per una presunta fuga di notizie a favore dell’ex presidente del Palermo calcio Maurizio Zamparini.
«Un papà modello – lo definisce il figlio Andrea – che non faceva il magistrato: lui era un magistrato. Una scelta di vita, la sua, in cui ha sempre contato la sostanza e non l’apparenza, i fatti e non i chiacchiericci, i risultati e non i proclami». E visibilmente commosso è stato anche il ricordo del presidente del tribunale di Palermo, Salvatore Di Vitale, che conosceva Vincenti dai tempi dell’università. «Tutto mi sarei aspettato, tranne che di dovere prendere la parola per ricordare la memoria di Cesare Vincenti – dice – Il garbo, la signorilità, fuori discussione. Però devo dire che al di là di tutto, caro Cesare, oggi è il momento del dolore, il momento della riflessione. Il momento in cui tutti dobbiamo riconoscere il nostro essere umani. È un momento di grande lutto per la magistratura italiana. Cesare ha dimostrato di essere un magistrato professionalmente dotato, ma soprattutto di possedere quella dote che ogni magistrato dovrebbe avere: l’equilibrio».
«Quando viene assegnato un giudice – dice anche il delegato dell’ordine degli avvocati – non ci si aspetta che sia buono, ma che sia terzo, che sia capace di guardare il fatto alla luce del diritto, che sia capace di guardare l’uomo che ha di fronte e deve giudicare e Cesare Vincenti ha sempre giudicato chiunque con serenità e con rispetto, rispettando gli avvocati e il loro ruolo». L’uscita del feretro è stata sottolineata da un lungo applauso.