Finanziamento pubblico? Datelo ai giornali liberi

«Non abbiamo bisogno che sia Beppe Grillo a sollevare la questione. I soldi del finanziamento pubblico devono andare al massimo a chi ci dà informazione libera». Lo ha detto sabato Roberto Natale, presidente della Fnsi (il sindacato dei giornalisti italiani), intervenendo – durante il convegno tenutosi alla facoltà di Economia – sulla questione del denaro pubblico speso per finanziare diversi giornali. Denaro che non va solo alla tradizionale stampa di partito, ma anche a testate come Libero (5 milioni di euro), Il Foglio (3 milioni di euro) e molti altri giornali.

Il finanziamento pubblico – contro cui appunto si batte Grillo – si deve a una legge varata nel 1981 con lo scopo di aiutare i giornali di partito che non possono economicamente reggersi da soli. Ma successivamente la legge è  cambiata fin quando nel 2001 si è arrivati ad un finanziamento pubblico pari a 667 milioni di euro. Proprio per questo Grillo ha annunciato di voler organizzare un nuovo V-day, che avrà luogo il 25 Aprile in tutte le piazze italiane con sede principale della protesta a Torino. Una protesta che si intreccia con la questione del pluralismo: perché alcuni giornali sono finanziati e altri no?

Vittorio Feltri, direttore di Libero, sostiene che «i finanziamenti sono importanti e sono proporzionati al numero di copie vendute, pertanto sono leciti». Diversa, come si è visto, la posizione espressa sabato da Roberto Natale. Ma le proposte di Grillo sono molto più radicali. Il V-day, oltre all’abolizione dei finanziamenti alla stampa di partito, chiederà tra l’altro l’eliminazione dell’Ordine dei giornalisti, ricordando che l’istituzione di quest’albo si deve a Mussolini. Una battaglia, quest’ultima, che non trova molti sostenitori tra i giornalisti.

Umberto Costa

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