Il palermitano Marco Milone è riuscito a tornare in città, dopo parecchi voli fantasma puntualmente cancellati e risposte mai ricevute dagli enti competenti. «Rientrare è stato strano. Un misto di ansia ed eccitazione prima, e di assenza di familiarità dopo»
Finalmente a casa dopo oltre un mese bloccato all’estero «Ora sto bene. Ma il Covid19 mi ha sottratto qualcosa»
«Finalmente sono rientrato». Dopo quasi due mesi lontano da casa, giovedì Marco Milone è riuscito a fare ritorno nella sua Palermo. Partito per motivi di lavoro alla volta di Barcellona prima che esplodesse l’emergenza Covid, è stato costretto a prolungare il suo soggiorno e a cambiare anche città nella speranza di poter tornare a casa. Pensa di poterci riuscire approdando a Montpellier, in Francia, dove però Consolato e Farnesina si mostrano sin da subito piuttosto parchi di informazioni e sostegno. Quando arriva nella cittadina francese, non sa che quella casetta in cui pensa di passare solo qualche giorno diventerà il suo rifugio dalla pandemia per oltre un mese. Un lasso di tempo dilatato fino all’inverosimile dalla continua illusione, alimentata dalle compagnie aeree, di poter prenotare un volo di ritorno. Rimettendoci puntualmente parecchi soldi ma anche una certa dose di speranza.
Marco però non si lascia abbattere. Pensa a proteggersi, a stare il più possibile al sicuro, e mentre continua instancabile a pretendere informazioni corrette e puntuali, nonché sostegno da parte degli enti coinvolti, conquista l’attenzione della stampa, che mette in circolo il suo grido d’aiuto. Fino al lieto di fine di pochissimi giorni fa. «Il viaggio è stato composto di viaggio in treno più due aerei con pernottamento a Fiumicino – racconta a MeridioNews -. Sono riuscito a conquistarmi, dopo tanta insistenza, una linea diretta con Alitalia, agente dedicato, che mi ha permesso di bypassare i voli fantasma e avere conferma, al mio nuovo tentativo di prenotazione, che il volo era reale. La cosa strana, ad oggi, è che loro mi avevano detto che non ci sarebbero stati voli almeno fino al 2 aprile. Però ne ho visti partire due da Parigi, e ho voluto riprovare». È soprattutto grazie alla sua tenacia che alla fine riesce a salire su un volo vero. Anche perché l’alternativa, se cancellazioni e silenzio istituzionale fossero continuati, sarebbe stata piuttosto pericolosa. Cioè arrivare con un treno fino a Marsiglia e da lì, tra divieti di circolazione e mancanza di soldi, proseguire a piedi fino alla frontiera.
«Adesso sto bene – torna a dire -. Ma questa è un’esperienza a cui penserò a lungo. Da un lato per la delusione verso i nostri rappresentanti diplomatici, dall’altro perché malgrado tutto mi sono ritrovato in una città nuova, a me ignota, ma molto bella». Un fortino, quasi, da dove ha conosciuto le storie di tantissimi altri connazionali che si erano ritrovati nella sua stessa situazione e con cui si è tenuto in contatto per tutta quella vacanza forzata lontano duemila chilometri da casa. «Rientrare è stato strano – racconta ancora Marco -. Un misto di ansia ed eccitazione prima, dopo tanti voli annullati in prossimità della partenza. Ma anche una strana sensazione di assenza di familiarità dopo, come mi fossi identificato con la piccola casa che mi ha accolto in questo brusco periodo. Ricordavo la mia casa decisamente più piccola, mentre adesso mi sembra come se le stanze fossero sovradimensionate. Apprezzo il comfort di riavere piena disponibilità dei miei beni e il non preoccuparmi di rinnovare l’affitto. Ma forse, come chiunque si trovi imprigionato, ho difficoltà nel ritornare alla mia vita usuale, e forse sarà così finché non concluderò l’isolamento fiduciario».
Ma nella vita di Marco, che lavora nel mondo della produzione cinematografica e dove interessi e stimoli non sembrano mancare, non c’è spazio per lo sconforto. Specie ora che è finalmente tornato nella sua casa. Dove ha ritrovato, in attesa ad aspettarlo, i progetti lasciati in standby prima del viaggio di lavoro divenuto un incubo di oltre un mese. «Il 4 giugno esce il mio libro Per un’introduzione sugli emaki – rivela infatti -, e ne ho un altro di prossima uscita sul weiqi, e intanto ne sto scrivendo uno anche sullo scintoismo». Incuriosito dal Giappone e dalla sua cultura sin da bambino, ha rafforzato il legame con questa terra lontana praticando il gioco dello shogi, cioè gli scacchi giapponesi, partecipando due volte alla Yingde Cup a Shanghai in rappresentanza dell’Italia, esperienza che lo porta a studiare la lingua e approfondire la cultura classica del paese.
«C’è però un’emozione che mi è stata sottratta dal Covid19 – riflette infine Marco -. Al mio rientro, di fronte alle copie del libro prossimo all’uscita per Mimesis Edizioni, immaginavo come denso e pregno di emozione il toccare con mano la copertina e il mostrarlo in anteprima agli amici. Ma tutto ciò non sarà possibile, come presumibilmente non lo sarà nemmeno la presentazione del libro, se persisteranno limitazioni agli assembramenti». Un boccone amaro che, però, è solo momentaneo. E che di fatto non spazza via la gioia di aver finalmente riconquistato la sicurezza della propria casa.