«Addio amico albero». È questo il titolo scelto per la serata di ieri, durante la quale i cittadini si sono dati appuntamento al Foro Italico per un flash mob spontaneo in onore dello storico Ficus abbattuto venerdì scorso dall’amministrazione comunale per ragioni di sicurezza, poiché l’albero risultava malato. Sono in molti a presentarsi all’appello, portando con sé striscioni e cartelloni, mentre a scandire il ritmo della serata sono le musiche di un gruppo di percussioniste. Un vero e proprio evento che la città ha preso molto sul serio, immortalato da foto e filmati live postati in diretta a mezzo social. E sulla panchina di marmo rimasta lì, a pochi metri dal punto in cui prima si ergeva l’arbusto, tremola addirittura una piccola candela che qualcuno ha posizionato in quel punto, a mo’ di cero commemorativo.
A farla da padrone è la discussione sulla presunta necessità di sradicare l’albero e sulla rapida rimozione degli ultimi resti avvenuta ieri mattina. «Noi di Palermo alza la voce abbiamo fatto centinaia di segnalazioni per sacchetti di immondizia abbandonati per la strada e campane mai svuotate, e ancora aspettiamo delle risposte. Guarda caso in questa situazione il tronco che era rimasto è stato tolto immediatamente. Rimane una panchina che somiglia più a una lapide», dice provocatoriamente un volontario del comitato cittadino. «Non siamo degli esperti – prosegue -, ma riteniamo che si potesse comunque fare qualcosa di diverso in alternativa all’abbattimento: anelli all’interno dell’albero perché non si sfaldasse, recinzioni, reti e comunque avvisare la cittadinanza, ma il Comune pecca in comunicazione. La città è nostra, ma qui qualcuno ha fatto quello che voleva».
A sentire i cittadini riuniti davanti a quella panchina e a quella fiammella sarebbero centinaia gli alberi tagliati dall’amministrazione Orlando, «con la scusa di lavori per i trasporti pubblici, dall’anello, al passante, al tram, si sta facendo uno sterminio». E ai più scettici che chiedono «cosa sarà mai un albero in meno?» e rimangono interdetti di fronte alla mobilitazione suscitata dall’episodio del Ficus di corso Umberto I, la risposta è sempre la stessa: «È vero che ci sono tanti problemi, ma un albero è un albero e la natura va salvaguardata». Fra i presenti c’è anche la consigliera comunale Sabrina Figuccia, che venerdì ha presentato una richiesta di accesso agli atti e che ha consultato la valutazione di stabilità (Vta): «In questa classificazione l’albero viene definito in effetti in una classificazione D, l’ultima possibile, quella che presuppone l’abbattimento dell’albero. Mi stupisce che la valutazione fosse datata 15 febbraio ma che fino a quando è stato abbattuto il 9 marzo nessuno abbia quantomeno pensato di transennare l’area». Poco distante anche il consigliere comunale Fabrizio Ferrandelli, intenzionato anche lui ad «alzare la voce» e che ha già presentato un’interrogazione urgente.
«Noi siamo venuti qui oggi in maniera pacifica – dice una donna che prende la parola -, siamo venuti a salutare l’albero, ci hanno tolto anche l’ultimo moncone pensando di bloccarci ma non ci sono riusciti. Noi siamo qui per dire basta agli abbattimenti selvaggi, ai regolamenti di conti, a quelle che sono esecuzioni di stampo mafioso, sono stata male il giorno dell’abbattimento. Ci vogliono trasparenza e comunicazione, ma anche compensazione: quando togli del verde fai del male a una città che è già in condizioni critiche». E sono allarmanti anche le parole dell’architetto Fabio Alfano, che parla della programmazione di abbattere circa mille altri alberi: «Non siamo qui per commemorare qualcosa che non c’è più, ma per salvare gli altri migliaia di alberi a rischio. Perché sono diventati pericolosi? Di chi è la responsabilità?», domanda.
Non sono mancati neppure i momenti di tensione, quando una manifestante ha attaccato verbalmente il consigliere comunale Paolo Caracausi e l’agronomo Giuseppe La Mantia, anche loro presenti all’evento: «Il tram è una cazzata! Avete abbattuto gli alberi per fare una cazzata! Vergogna! Boia!». Ma a un Caracausi interdetto che chiede alla signora «con chi sta parlando?», questa insiste e rincara la dose: «Ai boia sto parlando!», per poi defilarsi tra la folla.
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