Volevano leggere una lettera alla ministra Pinotti ma gli è stato vietato. E quando si sono alzati per sventolare una bandiera contro il Muos, sono stati placcati e poi allontanati dalla Digos. È questa l'esperienza di quattro giovani alla villa Bellini. «Non è una festa in cui chi arriva prende parola», dice il segretario Napoli
Festa Pd, giovani allontanati per bandiera No Muos Cucè: «Ci hanno trattati come persone pericolose»
«Ho più volte chiarito che è la festa del Partito democratico. Pensare che si tratta di una manifestazione dove chiunque arriva può parlare è una distorsione della democrazia». Non ha ripensamenti il segretario provinciale del Pd Enzo Napoli all’indomani dell’allontanamento dalla villa Bellini – dove si tiene la festa de L’Unità – di quattro giovani del movimento cosiddetto Le ragazze e i ragazzi della piazzetta. «Eravamo lì in bermuda, maglietta e scarpe da ginnastica, ci hanno perquisito per bene all’ingresso eppure ci hanno trattati come persone pericolose», spiega uno di loro, Damiano Cucè. Che racconta nei dettagli la vicenda. L’accusa per loro è quella di avere sventolato una bandiera No Muos, di avere intonato uno slogan e di voler leggere una lettera alla ministra della Difesa Roberta Pinotti.
«Non era una contestazione ma l’espressione delle nostre idee in un Paese libero», spiega Cucè a MeridioNews. «Prima siamo arrivati io e Peppe Pecora, l’autore della lettera che riporta in calce anche un articolo de Il Manifesto. La Digos ci ha perquisiti perché sa che siamo degli attivisti e temeva che potessimo renderci protagonisti di qualche manifestazione», continua. Dopo essere riusciti a entrare, i ragazzi vengono raggiunti da altri due del gruppo e si siedono in platea. A tenerli sott’occhio ci sono circa otto agenti della pubblica sicurezza. Dopo mezz’ora dall’inizio del dibattito ufficiale, gli attivisti chiedono la parola perché Pecora vuole leggere il documento che ha preparato sulle contraddizioni tra le spese militari dello Stato e l’impegno economico del governo a favore delle popolazioni colpite dal terremoto in Centro Italia. «Peppe riesce a intercettare lo sguardo della ministra, le chiede se gli dà spazio ma lei replica con un secco no», riporta Cucè. «Altri ragazzi le hanno sentito dire pure in caso me la spedisci a casa», continua.
Il divieto viene confermato pure dal segretario provinciale Napoli. A quel punto i ragazzi si alzano dai propri posti a sedere, escono una bandiera No Muos – all’interno della villa c’erano alcuni attivisti – e recitano due slogan: «Dalla Sicilia alla Palestina un solo grido: America assassina» e «La Sicilia sarà più bella senza il Muos e senza Sigonella». È quello il momento in cui gli animi si surriscaldano: gli agenti che li controllavano da lontano «ci arrivano addosso, ci marcano, ci placcano e ci strappano dalle mani la bandiera», racconta Cucè. Poco dopo si uniscono anche «alcuni organizzatori della festa che ci strattonano e si accaniscono verbalmente con me e Peppe», prosegue. Attimi concitati che si concludono con l’arrivo dei dirigenti della questura etnea, i quali intrattengono un fitto dialogo con i giovani del movimento Le ragazze e i ragazzi della piazzetta. Questi ultimi scortati dalle forze dell’ordine, infine, fino all’uscita della villa Bellini.
«Io mi sorprendo pure di venire contattato per questa vicenda», dichiara a MeridioNews il segretario provinciale del Pd. «Il partito ha pagato il suolo pubblico per realizzare questa manifestazione nazionale: quei ragazzi organizzino le loro feste, noi non ci andremo e non chiederemo loro la parola», prosegue Napoli. «È chiaro che sono venuti alla villa non per esprimere un’opinione ma per contestare il Partito democratico, per ottenere uno spazio e una visibilità che altrimenti non avrebbero». «Ieri gli ho detto che avrei consegnato personalmente il loro documento alla ministra ma non hanno accettato», conclude il dirigente. «Certo che abbiamo detto di no: una cosa è un intervento pubblico, un’altra un documento letto in privato».