Ferito raro esemplare di aquila, non potrà volare Lipu: «Chiudere la caccia, come fatto in Albania»

«Il lavoro dei volontari della tutela rapaci nel salvaguardare i nidi di aquila di Bonelli diventa quasi vano se, dall’altra parte, abbiamo persone armate che possono ferirle o abbatterle». Allarga le braccia Fulvio Mamone Capria, il presidente della Lega Italiana Protezione Uccelli, dopo l’ultimo ferimento, con un colpo di arma da fuoco di un giovane esemplare di aquila di Bonelli, avvenuto nel territorio di Licata, in una zona che è stata coperta da campi di sorveglianza delle nidificazioni gestiti dal gruppo Tutela Rapaci.

Recuperato dal personale del Wwf locale, l’animale è stato ricoverato presso il centro recupero fauna selvatica Cts di Cattolica Eraclea, dove è stato subito sottoposto a un intervento chirurgico. Nonostante l’operazione, l’ala colpita rimane in condizioni critiche e difficilmente sarà possibile recuperare il rapace per la vita selvatica. «Questo episodio è gravissimo – spiega il responsabile dell’area biodiversità del Wwf, Fabrizio Bulgarini – anche perché quest’anno sono stati censiti solo 40 individui adulti in tutta la Sicilia. Stiamo parlando di una piccola popolazione limitata anche in porzioni di territorio molto ristrette, minacciata oltre che dalla distruzione del suo particolare habitat naturale e dall’essere una specie stanziale, anche dal prelievo dai nidi dei pulcini per il commercio illegale e dalla caccia».

L’aquila di Bonelli è una specie rara in tutta Europa ed è in Sicilia che vive l’unica popolazione nidificante d’Italia. «Trattandosi di uccelli particolarmente protetti – commenta il presidente della Lipu – ci vorrebbe un richiamo forte da parte delle autorità dei confronti di un’attività venatoria che sta danneggiando un patrimonio faunistico importante. Il paragone – spiega Capria – può essere quello relativo all’ordine pubblico negli stadi: se un gruppo di tifosi produce violenze o danni alle persone o alle cose, viene sospeso il campo e tutta la tifoseria legata a quella squadra di calcio. Allora, io non capisco perché a fronte di centinaia di casi di abbattimenti di specie protette non venga sospesa l’attività venatoria per un periodo o per tutta la stagione».

L’Italia è seconda nella classifica di tutti i Paesi del Mediterraneo per abbattimenti illegali, con cinque milioni e mezzo di uccelli uccisi illegalmente ogni anno. «Il vero problema – precisa Bulgarini – è che attualmente le specie vengono tutelate solo indirettamente attraverso la legge sulla caccia, perché non esiste in Italia una legge che tuteli la fauna e la biodiversità. La soluzione di chiudere la caccia nella realtà attuale dell’Italia è ancora troppo utopistica, anche se è una misura che è già stata adottata, per esempio, in Albania proprio in virtù dell’impatto enorme che hanno avuto proprio i cacciatori italiani che, sempre più spesso, vanno a cacciare all’estero e soprattutto nei Paesi dell’est».

Inoltre, sono molti i rapaci che vengono abbattuti anche al di fuori della stagione venatoria a causa di una attività di bracconaggio praticata non solo con armi da fuoco ma anche con veleni e trappole. «Le prospettive – conclude Bulgarini – sono abbastanza grigie, perché purtroppo con la riforma del corpo forestale sul territorio nazionale e con la scomparsa delle guardie provinciali, si va verso un indebolimento del sistema di tutela territoriale».


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